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L'Altra Bolla

Reddito di Cittadinanza: difese le parole di Conte. Renzi e Meloni sotto attacco

Tempo di lettura: 2 minuti. Conte invita Renzi ad andare senza scorta a Palermo per parlare negativamente del reddito, per gli addetti ai lavori è una minaccia mafiosa, ma i leader politici arretrano sulla rimozione dell’aiuto di Stato

Tempo di lettura: 2 minuti.

In questi giorni è scoppiata la polemica, l’ennesima, sul reddito di cittadinanza ed i protagonisti sono stati Matteo Renzi e Giuseppe Conte. Nel dibattito a distanza tra il leader di Italia Viva e quello del Movimento Cinque Stelle è scoppiato un putiferio quando Conte ha invitato Renzi a parlare in contrasto al Reddito di Cittadinanza nelle strade di Palermo e senza scorta.

Una dichiarazione che ha messo l’enfant prodige della politica italiana in una condizione di panico perché letta come una minaccia da parte del suo successore al Governo Italiano tanto da chiedere supporto all’attuale ministro degli Interni, la Morgese, per verificare se ci sono i presupposti per rinforzare la scorta di Stato al leader di Italia Viva.

Matteo Renzi ha definito le parole di Conte circoscrivendole addirittura al “metodo mafioso”, ma il pubblico della rete gli ha fatto notare che l’unico partito ad aver candidato due magistrati antimafia è proprio il Cinque Stelle, così come è l’ex partito di Di Maio a non aver escluso dal suo programma la lotta alla mafia.

L’invito di Conte a Renzi è populista nel senso che contrappone i percettori del Reddito alla classe politica privilegiata con stipendi 100 volte più convenienti di chi lavora diverse ore al giorno per avere debiti e non è un caso che Meloni ed alcuni candidati del PD stanno difendendo con la volontà di migliorarlo. E’ anacronistico rispetto al momento di crisi che vive l’Italia, con tutta l’Europa, dove l’inflazione cresce e le attività produttive rischiano le chiusure, attaccare il Reddito di Cittadinanza e mentre tutti i politici criticano Conte, non hanno il coraggio di opporsi pubblicamente a questa misura per perdere voti di cittadini e famiglie che sono state salvate dalla povertà dopo due anni di pandemia e crisi di guerra.

Dare del mafioso a Conte è stato un passo falso della comunicazione che ha interessato gli addetti ai lavori interessati a far perdere quota al leader di un Movimento Cinque Stelle dato per morto dopo l’abbandono di Di Maio ed invece descritto in netta ripresa dai sondaggi degli ultimi giorni prima del silenzio “statistico”.

Di Livio Varriale

Giornalista e scrittore: le sue specializzazioni sono in Politica, Crimine Informatico, Comunicazione Istituzionale, Cultura e Trasformazione digitale. Autore del saggio sul Dark Web e il futuro della società digitale “La prigione dell’umanità” e di “Cultura digitale”. Appassionato di Osint e autore di diverse ricerche pubblicate da testate Nazionali. Attivista contro la pedopornografia online, il suo motto è “Coerenza, Costanza, CoScienza”.

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