Editoriali
Le autorità tedesche contro la rete oscura
Da quando è avvenuta la sparatoria a Monaco, le forze dell’ordine tedesche hanno preso un’iniziativa per reprimere la rete oscura. Hanno reso la rete oscura il nuovo centro delle indagini sulla criminalità. I gruppi di polizia hanno compiuto arresti multipli di utenti della rete oscura, sia da soli che in associazione con altre agenzie internazionali.
Nell’ultimo arresto fatto il 16 novembre, la polizia tedesca ha arrestato un uomo olandese di 29 anni accusato di gestire un’attività internazionale di narcotici dal suo appartamento. La polizia e i procuratori nella città occidentale di Wuppertal hanno dichiarato di aver trovato 400 chili di droga durante il raid, stimato in un valore di 3,5 milioni di dollari (3 milioni di euro). Le droghe sequestrate nel raid incluso, l’ecstasy, il cioccolato a base di cannabis, la cocaina e l’anfetamina.
Gli investigatori hanno detto che il ventinovenne ha venduto droga alla darknet e li ha spediti per posta. Ha inviato i pacchetti in Tailandia, negli Stati Uniti e in Australia, tra le altre destinazioni in tutto il mondo. La polizia tuttavia non ha rivelato da quale mercato il venditore stesse operando. La polizia sta ancora indagando su dove si trova la fonte delle droghe e chi altro potrebbe essere coinvolto nel commercio.
È possibile che le forze dell’ordine abbiano intercettato un pacco dal venditore e lo abbiano rintracciato. Secondo un funzionario della dogana di Francoforte, la Germania ha visto aumentare del 232 percento il traffico di droga per posta, mentre il numero complessivo di stupefacenti intercettati dalle autorità doganali all’aeroporto di Francoforte è salito del 182 percento a un totale di 4.675 a causa del forte aumento di sostanze illegali spedite per posta.
Solo quest’anno le forze dell’ordine tedesche sono riuscite a sbaragliare un certo numero di venditori di dark web. All’inizio di quest’anno, il 31 maggio, sei persone sono state arrestate dallo Special Deployment Commando (SEK) ad Aquisgrana per aver venduto droghe sul dark web. L’arresto è arrivato dopo un’inchiesta inizialmente avviata dall’Ufficio federale di polizia criminale (BKA) e successivamente consegnata all’Ufficio dei pubblici ministeri di Aquisgrana. I dettagli sui sospetti sono stati forniti per la prima volta al BKA da Europol dopo aver conquistato un mercato darknet nel novembre 2014. Si è ipotizzato che dall’autunno 2015 gli arrestati avessero inviato almeno 20 chilogrammi di anfetamina, con il prezzo totale di almeno 160.000 euro, ai loro clienti che utilizzano il servizio postale nazionale. Dopo l’arresto, le autorità preposte all’applicazione della legge hanno sequestrato computer e anfetamine nell’intervallo del chilogrammo.
Il 19 settembre, Boris J., un ex politico del partito Green tedesco, è stato arrestato dalle forze dell’ordine per aver presumibilmente eseguito un’operazione di traffico di stupefacenti sulla rete oscura. Dall’ottobre 2013 vendeva droghe in vari mercati darknet. Gli investigatori hanno perquisito il suo appartamento e hanno trovato prove di 6.500 vendite singole sul web oscuro, comprese oltre 34.000 pillole di ecstasy e circa 7.000 compresse di LSD.
All’inizio di quest’anno, le forze dell’ordine tedesche hanno arrestato cinque uomini che gestivano il negozio di venditori, “Chemical Love”, sul web oscuro. La polizia ha trovato 54 chilogrammi di anfetamine, 1,3 kg di cocaina, 4 kg di eroina e 25.000 pillole di ecstasy nel seminterrato di uno degli uomini arrestati. Secondo l’accusa, gli uomini avevano oltre 1.500 vendite per circa 1,3 milioni di euro.
Il giro di vite sul web profondo da parte della Germania è stato fortemente motivato dalle sparatorie di Monaco, dal momento che il tiratore ha acquistato le armi da un oscuro venditore del web. I metodi utilizzati dai tedeschi per colpire gli utenti del web scuro sembra funzionare abbastanza bene per loro, considerando il numero di arresti che hanno fatto da quando è iniziata la repressione.
Editoriali
Ferragni pagliaccio: l’indignazione della rete alla prima dell’Espresso
Tempo di lettura: 2 minuti. La copertina de L’Espresso su Chiara Ferragni vestita da pagliaccio ha scatenato diverse reazioni, ma chi ha letto l’inchiesta?
Chiara Ferragni compare truccata da pagliaccio in prima pagina de L’Espresso che ne descrive la scarsa trasparenza nella gestione societaria e si fa riferimento a scatole cinesi, manager indagati e dipendenti pagati poco.
Tutto legale fino ad oggi, sia chiaro, ma se questo è il modello di Business da studiare ad Harvard, si può ampiamente pensare che negli USA siano arrivati tardi. Ritornando con i piedi per terra e conscendo molte realtà statunitensi, sarebbe da stupidi mettere Chiara Ferragni al primo posto di come si gestisce un’azienda: non è la prima e nemmeno l’ultima.
Matrice Digitale è la testata che ha denunciato per prima l’affaire di Sanremo, che ha giudicato la Ferragni per quello che si è mostrata da Fazio: un’utile manichino senz’anima al servizio delle case di moda.
Non solo lo scandalo nella gestione della beneficenza, ma la delusione nelle risposte in una trasmissione accondiscendente come quella di Fazio stanno facendo cadere definitivamente l’alone di divinità di colei che ha saputo nascondersi dietro di post su delle pagine social creandosi un’icona immacolata.
Le reazioni alla copertina dell’Espresso
La copertina de L’Espresso è l’ultimo attacco a quel pezzo di credibilità rimasto alla Ferragni: la donna imprenditrice che vince perchè ha racimolato soldi. In pochi hanno letto le notizie diffuse sui media un pò di anni fa che vedevano il brand Ferragni essere messo in vendita sul mercato anche per una esposizione finanziaria dovuta da una situazione debitoria sulla carta di piccolo conto. Se però le cose stanno come dice L’Espresso, la realtà sullo stato di salute delle sue società potrebbe essere diversa.
Riflessioni alle reazioni
Molti hanno reagito alla copertina della Ferragni con stupore ed indignazione, ma fa riflettere in realtà il fatto che nessuno abbia letto l’articolo e soprattutto tutti, dinanzi ad una persona che si presenta in un modo e dimostra di essere diverso da come viene descritto, lo apostroferebbero come un pagliaccio.
E fa male essere presi per i fondelli da un pagliaccio … questo nessuno ha il coraggio di ammetterlo.
Editoriali
Solo ora si accorgono del problema televoto e giornalismo musicale
Leggo molte critiche al “cartello di giornalisti” che ha boicottato la vittoria di Geolier a Sanremo. Sono davvero convinto che sia andata così, ma sono certo della tanta “colleganza” che oggi predica bene, ma ha sempre razzolato male per quel che concerne il discorso di “cartello”.
E non riguarda solo la musica, ma anche il calcio, la politica … quindi di cosa parliamo?
Qualche settimana fa fui molto chiaro: chi tratta moda, spettacolo, musica e gossip non si può considerare giornalista.
Chi lo fa dal punto di vista della critica diversamente lo è e vi assicuro che assistiamo a tanti giornalisti sportivi, che hanno visto milioni di partite, e non capiscono di calcio. Vediamo chi dei nostri farà un esposto all’Ordine per quel collega che ha commentato di non far votare la Campania.
Altra cosa: il 90% dei giornalisti che la criticano, non avrebbe avuto il coraggio di fare quell’indegna domanda, ma fondata, a Geolier sul risultato ottenuto “più per i suoi ospiti che per la sua performance”.
Così come hanno fatto più danni dei ladri di polli sanremesi quelli che hanno applaudito Presidenti del Consiglio e Ministri della Sanità nefasti.
Editoriali
Geolier a Sanremo rutta in napoletano. Perchè è un problema per i nativi digitali
Parliamoci chiaramente, questo qui, Geolier, è diventato famoso per una canzone che descrive il livello di tamarraggine napoletana che si manifesta “rint a n’audi nera opaca” dove magari ci si sballa pure.
Nello stesso brano cita tutte marche di lusso … che rappresentano quello stile di vita a cui ambiscono le baby gang che ieri hanno occupato la prima del tg5 nonostante a Napoli siamo in un periodo d’oro rispetto al resto del paese.
Amadeus quest’anno farà come la De Filippi, punta sul lato più becero della napoletanità fatto di lusso a debito che poi si sposa con il mondo degli influencer e della moda. Conferma anche di sapersi nascondere bene dietro l’equazione “è seguito, quindi può anche essere pericoloso e di scarsa qualità, ma è forte“
Che poi è il modello che i genitori evitano di caldeggiare per i propri figli, ma puntualmente vengono smentiti da social e tv. E la risposta è “il ragazzo fa numeri”.
Tra l’altro, il monologo in napoletano dell’anno scorso al festival ha anticipato la sua presenza ed era davvero pessimo, tanto da farmi prendere le distanze da un mio compaesano.
Questa non è Napoli e soprattutto non è l’evoluzione della napoletanità da tramandare alle nuove generazioni.
Perchè qui non si discute Geolier l’artista, che merita di fare il suo percorso e di vincere Sanremo, ma di Geolier che parla a nome dei napoletani. Ognuno si sceglie gli ambasciatori che merita, di certo non è una casa di moda o un affarista come Amadeus che decidono chi debba rappresentare un’intera città.
- Economia1 settimana fa
Calo vendite smartphone: luce in fondo al tunnel
- L'Altra Bolla1 settimana fa
Telegram raccoglie $330 Milioni mentre X affronta problemi di Shadowbanning
- L'Altra Bolla1 settimana fa
Meta riduce costo abbonamento
- Inchieste6 giorni fa
Elezioni: Google finanzia il Ministero della Verità, Meta alle prese con i Watermark AI
- Notizie5 giorni fa
Sicurezza full-optional: garanzia di un Cloud di qualità
- Economia1 settimana fa
Svolta IA in Microsoft e Google Deep Mind: entrano Mustafa Suleyman e Liz Reid
- Economia3 giorni fa
Apple, Meta e Google nel mirino dell’UE per non conformità al DMA
- Economia3 giorni fa
Chi è Jay Graber? CEO del social decentralizzato BlueSky