Categorie
Multilingua

Impianti cerebrali alimentati da IA aiutano pazienti paralizzati

Tempo di lettura: 2 minuti. Nuovi impianti cerebrali alimentati da intelligenza artificiale permettono a pazienti paralizzati di comunicare attraverso un computer a velocità mai raggiunte prima, avvicinandosi al ritmo di una normale conversazione

Tempo di lettura: 2 minuti.

La paralisi aveva privato due donne della capacità di parlare. Una di loro soffriva di sclerosi laterale amiotrofica (SLA), mentre l’altra aveva subito un ictus nel tronco cerebrale. Nonostante non potessero articolare chiaramente le parole, ricordavano come formulare le parole. Grazie a nuovi impianti cerebrali, ora possono comunicare attraverso un computer a una velocità vicina a quella di una normale conversazione.

Dettagli sulla ricerca

Dopo aver ricevuto gli impianti cerebrali, entrambe le donne sono in grado di comunicare a una velocità di 62 e 78 parole al minuto, rispettivamente. Questo è molte volte più veloce del precedente record. Questi risultati sono stati dettagliati in due studi pubblicati sulla rivista Nature da due team separati.

Frank Willett, scienziato presso il Neural Prosthetics Translational Laboratory di Stanford, ha commentato: “È ora possibile immaginare un futuro in cui possiamo restituire una conversazione fluida a qualcuno con paralisi, permettendogli di dire liberamente ciò che desidera con un’accuratezza tale da essere compreso in modo affidabile.”

Tecnologia dietro gli impianti

Un’interfaccia cervello-computer (BCI) raccoglie e analizza i segnali cerebrali, traducendoli in comandi per un dispositivo esterno. Questi sistemi hanno permesso a persone paralizzate di controllare braccia robotiche, giocare a videogiochi e inviare e-mail con la mente. La ricerca precedente aveva mostrato che era possibile tradurre il discorso intenzionale di una persona paralizzata in testo su uno schermo, ma con velocità, precisione e vocabolario limitati.

Nello studio di Stanford, gli scienziati hanno sviluppato una BCI che utilizza l’array Utah, un sensore che raccoglie l’attività dei singoli neuroni. Hanno poi addestrato una rete neurale artificiale per decodificare l’attività cerebrale e tradurla in parole visualizzate su uno schermo.

Test e risultati

Il sistema è stato testato su Pat Bennett, una paziente con SLA. Nel corso di quattro mesi, il software è stato addestrato chiedendo a Bennett di provare a pronunciare delle frasi ad alta voce. Con l’aiuto del dispositivo, Bennett ha potuto comunicare a una velocità media di 62 parole al minuto. Il BCI ha commesso errori nel 23,8% dei casi su un vocabolario di 125.000 parole.

Pronto a supportare l'informazione libera?

Iscriviti alla nostra newsletter // Seguici gratuitamente su Google News
Exit mobile version