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Cina respinge le accuse degli Stati Uniti sulla stazione di spionaggio a Cuba

Tempo di lettura: < 1 minuto. Il ministero degli Esteri cinese ha respinto le accuse degli Stati Uniti secondo cui Pechino avrebbe raggiunto un accordo con Cuba per istituire una stazione di intercettazione elettronica sull’isola.

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Il ministero degli Esteri cinese ha respinto venerdì le accuse degli Stati Uniti secondo cui Pechino avrebbe raggiunto un accordo con Cuba per istituire una stazione di intercettazione elettronica sull’isola. Secondo un rapporto del Wall Street Journal, tale installazione di spionaggio permetterebbe a Pechino di raccogliere comunicazioni elettroniche dal sud-est degli Stati Uniti, dove si trovano molte basi militari statunitensi, e di monitorare il traffico navale.

Le accuse degli Stati Uniti

Secondo funzionari statunitensi a conoscenza di informazioni classificate, Cuba e la Cina avrebbero raggiunto un accordo di principio, con la Cina che pagherebbe a Cuba “diversi miliardi di dollari” per la stazione di intercettazione, come riportato dal Wall Street Journal.

La risposta della Cina

In risposta alle accuse sulla presunta base di spionaggio, il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Wang Wenbin, ha affermato: “Gli Stati Uniti sono l’impero dell’hacking più potente del mondo e sono noti per essere una potenza di intercettazione”. Wang ha anche criticato la politica degli Stati Uniti nei confronti di Cuba, affermando che “diffondere voci e calunnie è una tattica comune degli Stati Uniti”.

Le reazioni di Cuba

Il vice ministro degli Esteri cubano, Carlos Fernandez de Cossio, ha respinto il rapporto come “totalmente mendace e infondato”, definendolo una fabbricazione degli Stati Uniti intesa a giustificare l’embargo economico di Washington contro l’isola. Ha affermato che Cuba respinge ogni presenza militare straniera in America Latina e nei Caraibi.

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