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Cyberattacchi, cambiamenti climatici e guerra hi-tech: Nato messa alle strette
La NATO e i suoi alleati sono stati avvertiti domenica di prepararsi meglio a un futuro incerto. I cyberattacchi, il clima sempre più estremo e le nuove tecnologie di guerra, come i droni utilizzati nella guerra della Russia contro l’Ucraina, sono tutti elementi che probabilmente caratterizzeranno il mutevole panorama della sicurezza. In una serie di progetti di risoluzione, relazioni e dibattiti alla Sessione annuale dell’Assemblea parlamentare della NATO a Madrid, i legislatori hanno anche discusso i modi per aiutare l’Alleanza a mantenere il suo vantaggio innovativo e hanno esaminato le lezioni apprese da due decenni di operazioni di sicurezza in Afghanistan. Il dibattito in seno alla Commissione per la democrazia e la sicurezza si è incentrato sull’ondata di attacchi informatici che si sono verificati dal dopoguerra in poi, a danno di infrastrutture civili critiche della stessa Ucraina, come le centrali elettriche o i sistemi di pompaggio dell’acqua, ma anche di strutture europee come ospedali e compagnie di navigazione. Una bozza di risoluzione, redatta dalla senatrice francese Joëlle Garriaud-Maylam e che sarà adottata durante la sessione plenaria di lunedì, si concentra sul rafforzamento della resilienza informatica delle società alleate, ma anche sulla necessità di fornire aiuto all’Ucraina. In essa i legislatori esortano i governi a sviluppare capacità informatiche offensive, a imporre costi agli aggressori, a migliorare le loro capacità di deterrenza e di difesa e a rafforzare la loro capacità di identificare congiuntamente gli autori di attività informatiche dannose. Gli alleati dovrebbero riservarsi il diritto di ritorsione contro le operazioni informatiche al di sotto della soglia che potrebbe essere considerata l’equivalente di un attacco armato, che giustificherebbe una risposta militare, data la natura destabilizzante degli attacchi informatici. La questione è stata oggetto di dibattito sabato in una bozza di relazione della Commissione Difesa e Sicurezza, dove i legislatori hanno discusso le sfide di rispondere ad attacchi appena al di sotto e al di sopra della soglia di guerra e hanno valutato quale mix di azioni informatiche offensive e difensive potrebbe essere necessario per respingere tali attacchi. La bozza di relazione mira a guidare l’Assemblea, che è il collegamento democratico della NATO con i parlamenti nazionali, nel suo approccio al cyberspazio, un settore “contestato in ogni momento” e in cui l’Alleanza si riserva il diritto di utilizzare l’articolo 5 in risposta agli attacchi.
Il testo, presentato dal legislatore greco Andreas Loverdos, sottolinea che costruire difese informatiche resilienti significa trovare un terreno comune sui quadri giuridici, attribuire e rispondere congiuntamente agli incidenti e collaborare con i partner, compresi quelli che, come l’Ucraina, hanno bisogno di aiuto. Per Marina Rodriguez, responsabile dell’Unità per la sicurezza informatica e la lotta alla disinformazione presso l’Ufficio del Primo Ministro spagnolo, la resilienza consiste anche nel costruire un approccio unitario e transfrontaliero alla protezione dei sistemi informativi e delle reti, dalle catene di approvvigionamento ai ministeri alle infrastrutture chiave. “Non è possibile lavorare solo a livello nazionale”, ha detto. La necessità di rispondere e prepararsi meglio ai cambiamenti climatici e al loro impatto sulla sicurezza internazionale è stata al centro della discussione del Comitato per la scienza e la tecnologia (CTS). In una bozza di risoluzione, presentata dal parlamentare lussemburghese Sven Clement, l’Assemblea ha rilevato come il riscaldamento globale alimenti l’instabilità e condizioni fortemente la pianificazione e le operazioni della NATO, in particolare perché il settore della difesa rimane il più grande consumatore di idrocarburi al mondo.
La bozza esorta i governi dei Paesi membri e dei partner della NATO a incrementare l’efficienza energetica e ad adattarsi meglio ai cambiamenti climatici, a condurre frequenti revisioni e stress test delle attrezzature militari e delle infrastrutture critiche per garantire che possano resistere a condizioni climatiche estreme. Gli alleati sono inoltre incoraggiati a rendere le considerazioni sul cambiamento climatico una questione trasversale in tutti i bilanci e progetti governativi e a sfruttare il potenziale della scienza e della tecnologia (S&T) attraverso la ricerca e le nuove applicazioni per un migliore adattamento. Una bozza di rapporto di Clement esorta inoltre la NATO a prepararsi agli scenari peggiori potenziando le capacità di allerta precoce per quanto riguarda la fragilità della governance. Raccomanda la proposta dell’Assemblea di creare un Centro di resilienza democratica presso la NATO per sostenere tale allarme precoce. Il testo si appella inoltre alla NATO affinché sviluppi un solido piano di transizione energetica, che includa l’uso di tecnologie rinnovabili, senza indebolire le sue capacità di difesa collettiva. In seno alla Commissione per la democrazia e la sicurezza, una bozza di relazione speciale sull’adattamento e la limitazione dell’impatto dei cambiamenti climatici, redatta dalla deputata statunitense Linda Sanchez, ha rilevato che le condizioni meteorologiche estreme rendono vulnerabili le infrastrutture critiche e costringono le persone ad abbandonare le proprie case. Il testo delinea le implicazioni del cambiamento climatico per la sicurezza civile, sensibilizza sulle vulnerabilità delle istituzioni e delle società alleate e presenta alcune delle strategie adottate dai Paesi alleati e dalla NATO. Suggerisce misure pragmatiche per rafforzare la resilienza della NATO e prepararla ad affrontare le sfide future senza precedenti del cambiamento climatico.
Le sfide tecnologiche della guerra futura sono state al centro dell’agenda del CTS. Il legislatore islandese Njall Trausti Fridbertsson ha presentato una bozza di relazione in cui esorta gli alleati a pensare fuori dagli schemi, in parte a causa del “cambiamento sismico” nel panorama della sicurezza innescato dall’invasione della Russia. “La guerra contro l’Ucraina è stata condotta principalmente in modo convenzionale. Ma abbiamo anche assistito a nuove tecnologie o tattiche che probabilmente saranno ulteriormente sviluppate e utilizzate in combattimenti futuri”, ha affermato, come i droni, la raccolta di dati satellitari, i cyberattacchi e la disinformazione. La bozza del rapporto riflette sulle forme che potrebbe assumere la guerra futura, concentrandosi in particolare sul probabile impatto delle tecnologie emergenti e dirompenti. Fornisce inoltre una breve panoramica del continuo processo di adattamento della NATO. Un’altra bozza di rapporto, sempre a firma del lussemburghese Clement, esamina i modi per incrementare la resilienza scientifica e tecnologica della NATO, migliorando al contempo il vantaggio competitivo dell’Alleanza rispetto ai suoi rivali.
La bozza identifica le sfide alla pipeline dell’innovazione della NATO. Tra queste, i limitati investimenti in S&T e le carenze nell’istruzione, ma anche le minacce poste dagli avversari, in particolare Cina e Russia, attraverso lo spionaggio economico e scientifico. Il testo suggerisce come affrontare le vulnerabilità esistenti. Il ministro spagnolo della Scienza e dell’Innovazione Diana Morant ha sottolineato che il rafforzamento degli investimenti è una priorità per il suo governo. Ha dichiarato che la Spagna ha posto la scienza e la tecnologia al centro del suo piano di ripresa economica e mira a destinarvi il 3% del PIL entro il 2030. I lavori di domenica a Madrid hanno anche visto i membri del Comitato politico esaminare le lezioni apprese dalle operazioni di sicurezza della NATO in Afghanistan, contenute in una bozza di relazione del legislatore turco Ahmet Yildiz, nonché le conseguenze del ritiro nell’agosto 2021. Il testo passa in rassegna l’impegno degli Alleati in Afghanistan dal 2001 al 2021 e richiama l’attenzione sulle nuove sfide poste dalla crisi economica e umanitaria, dalle restrizioni imposte a donne e ragazze e dalla crescente minaccia del terrorismo. “La continuazione di politiche interne draconiane da parte del regime, e in particolare l’oppressione delle donne, scoraggiano ulteriormente gli aiuti stranieri”, si legge nel documento, avvertendo che “le conseguenze della potenziale implosione del Paese potrebbero avere conseguenze terribili per la sicurezza regionale e non solo”.
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Kapeka: nuova backdoor di Sandworm per l’Est Europa
Tempo di lettura: 3 minuti. Kapeka, nuova backdoor utilizzata da Sandworm in attacchi all’Europa orientale, con capacità avanzate di controllo e flessibilità operativa.
Una nuovo backdoor denominata “Kapeka” è stato individuato mentre veniva impiegato in attacchi mirati contro l’Europa orientale, inclusi Estonia e Ucraina. Questo malware, sviluppato dal gruppo di minaccia persistente avanzato (APT) collegato alla Russia, noto come Sandworm, ha mostrato capacità estremamente sofisticate nell’esecuzione di cyber-attacchi, secondo un rapporto di WithSecure.
Caratteristiche del Backdoor Kapeka
Kapeka è una backdoor flessibile scritta in C++ e confezionato come una DLL di Windows. È progettato per mascherarsi da componente aggiuntivo di Microsoft Word per sembrare legittimo e evitare il rilevamento. Il malware è dotato di una configurazione di comando e controllo (C2) incorporata che stabilisce contatti con server controllati dall’attaccante e ottiene istruzioni su come procedere.
Funzionalità del malware
Le funzionalità di Kapeka includono la capacità di leggere e scrivere file, lanciare payload, eseguire comandi shell e persino aggiornare o disinstallare se stesso. Utilizza l’interfaccia COM di WinHttp 5.1 per la comunicazione di rete e impiega il formato JSON per inviare e ricevere dati dal suo server C2. Il backdoor può anche aggiornare la propria configurazione C2 “al volo”, ricevendo una nuova versione dal server C2 durante il polling.
Metodi di propagazione e associazioni
La modalità esatta di propagazione di Kapeka non è ancora stata pienamente identificata, ma le analisi indicano che il dropper del malware viene recuperato da siti web compromessi utilizzando il comando certutil, un esempio di utilizzo di binari legittimi per eseguire attacchi (LOLBin). Kapeka è stato collegato a precedenti famiglie di malware come GreyEnergy e Prestige, suggerendo che potrebbe essere un successore di quest’ultimo, usato in intrusioni che hanno portato al dispiegamento del ransomware Prestige alla fine del 2022.
Implicazioni e significato
L’uso di Kapeka in operazioni di intrusione dimostra un’attività di livello APT, con un alto grado di stealth e sofisticazione, tipico di attacchi attribuibili a origini russe. La sua vittimologia sporadica e il targeting di specifiche regioni geopoliticamente sensibili come l’Europa orientale, evidenziano l’uso strategico di questo malware in operazioni di cyber spionaggio o sabotaggio.
Il backdoor Kapeka rappresenta una minaccia significativa per la sicurezza delle informazioni nelle aree colpite. Le organizzazioni in regioni potenzialmente a rischio dovrebbero rafforzare le loro difese e monitorare attivamente per rilevare segni di questo malware sofisticato, adottando misure proattive per proteggere i loro sistemi dagli attacchi.
APT44: pericolo globale del gruppo Sandworm
APT44, noto anche come Sandworm, è una delle unità di sabotaggio informatico più pericolose, attiva nell’ambito dei conflitti geopolitici a favore degli interessi russi. Questo gruppo è associato a numerosi attacchi di alto profilo e continua a rappresentare una minaccia elevata per governi e operatori di infrastrutture critiche a livello mondiale.
Caratteristiche e attività di APT44
APT44 è un gruppo avanzato di minaccia persistente (APT) che ha mostrato una capacità notevole e una tolleranza al rischio elevata nei suoi sforzi per supportare la politica estera russa. L’ampio mandato di questo gruppo lo rende una minaccia imprevedibile, pronta a colpire a breve termine ovunque i suoi obiettivi si allineino agli interessi nazionali russi.
Rischio di proliferazione di nuove tecniche
Le continue innovazioni di APT44 nell’uso di capacità cyber distruttive hanno potenzialmente abbassato la barriera all’ingresso per altri attori statali e non statali interessati a sviluppare i propri programmi di attacco informatico. Questo rischio di proliferazione è una preoccupazione crescente, poiché potrebbe portare a un aumento globale di attacchi cyber sofisticati e distruttivi.
Protezione e Azioni della Comunità
La ricerca di Google ha portato all’identificazione di varie misure per proteggere gli utenti e la comunità più ampia:
- Protezione attraverso Google’s Threat Analysis Group (TAG): I risultati della ricerca migliorano la sicurezza dei prodotti di Google.
- Aggiunte a Safe Browsing: I siti e i domini identificati sono stati aggiunti per proteggere gli utenti da ulteriori sfruttamenti.
- Allerte per attacchi supportati dal governo: Gli utenti di Gmail e Workspace coinvolti ricevono notifiche.
- Programmi di notifica delle vittime: Dove possibile, le vittime vengono informate tramite programmi dedicati.
- Risorse di VirusTotal: Una collezione di indicatori di compromissione legati ad APT44 è disponibile per gli utenti registrati.
Il continuo impegno di APT44 nel campo del cyber sabotage rappresenta una delle minacce più severe e pervasive a livello globale. È essenziale che la comunità internazionale rimanga vigile e preparata a fronteggiare le sfide poste da gruppi come Sandworm, specialmente in contesti geopolitici delicati.
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Miner di criptovalute arrestato per aver evaso pagamenti di Server Cloud per 3,5 Milioni di Dollari
Tempo di lettura: 2 minuti. Un miner di criptovalute è stato arrestato per aver evaso pagamenti per 3,5 milioni di dollari in servizi di server cloud
Charles O. Parks III, noto anche come “CP3O”, è stato arrestato e accusato di aver utilizzato server cloud noleggiati per minare criptovalute, causando un debito di 3,5 milioni di dollari con due fornitori di servizi cloud, senza mai saldare i conti.
Dettagli del caso
Parks ha ideato un sistema ingegnoso creando identità aziendali fittizie, come “MultiMillionaire LLC” e “CP30 LLC”, per aprire numerosi account presso fornitori di servizi cloud, ottenendo così accesso a una potenza computazionale significativa. Anche se il Dipartimento di Giustizia (DOJ) non ha nominato esplicitamente i fornitori coinvolti, le indicazioni geografiche suggeriscono che si tratti di Amazon e Microsoft, situati rispettivamente a Seattle e Redmond, Washington.
Metodologia e abuso
Utilizzando questi account, Parks è riuscito a ottenere l’accesso a server dotati di potenti schede grafiche, essenziali per il mining di criptovalute come Ether (ETH), Litecoin (LTC) e Monero (XMR). Ha lanciato decine di migliaia di queste istanze di server, utilizzando software di mining e strumenti per massimizzare l’efficienza energetica e monitorare l’attività di mining in varie pool.
Riciclaggio e lifestyle
Le criptovalute estratte venivano poi riciclate acquistando token non fungibili (NFT), convertendole e trasferendole su varie piattaforme di scambio di criptovalute, o attraverso pagamenti online e conti bancari tradizionali. I proventi, convertiti in dollari, erano utilizzati da Parks per finanziare uno stile di vita lussuoso, includendo viaggi in prima classe e l’acquisto di articoli di lusso e auto.
Implicazioni legali e prevenzione
Parks è stato arrestato il 13 aprile 2024 nel Nebraska, con una prima udienza programmata il giorno successivo in un tribunale federale di Omaha. L’imputazione include accuse di frode informatica, riciclaggio di denaro e transazioni monetarie illegali, con una pena massima prevista di 30 anni di prigione. Il caso evidenzia anche l’importanza per i fornitori di servizi cloud di adottare misure più rigorose per verificare l’identità degli utenti, stabilire limiti di uso per i nuovi account e migliorare i sistemi di rilevamento delle anomalie per minimizzare le perdite.
Questo caso di cryptojacking sottolinea la necessità di una vigilanza continua e di politiche più severe da parte dei fornitori di servizi cloud per prevenire abusi simili, proteggendo così l’integrità dei loro servizi e dei loro clienti.
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USA, arrestata per un’accusa di Sextortion da 1,7 Milioni di Dollari
Tempo di lettura: 2 minuti. Una donna del Delaware è stata arrestata per aver preso di mira giovani ragazzi in uno schema di sextortion che ha fruttato 1,7 milioni
Una donna del Delaware, Hadja Kone, è stata arrestata per il suo presunto coinvolgimento in un vasto schema internazionale di sextortion che ha mirato a giovani maschi, guadagnando circa 1,7 milioni di dollari tramite estorsioni. Questo caso sottolinea la crescente problematica della sextortion su Internet, che colpisce migliaia di giovani in tutto il mondo.
Dettagli del caso
Hadja Kone, 28 anni, è stata collegata a un’operazione che mirava principalmente a giovani uomini e minori negli Stati Uniti, Canada e Regno Unito. I truffatori si fingevano giovani donne attraenti online, iniziando conversazioni con le vittime e invogliandole a partecipare a sessioni di video chat dal vivo, durante le quali venivano registrate segretamente. Successivamente, le vittime venivano minacciate di diffondere i video a meno che non pagassero somme di denaro, generalmente tramite Cash App o Apple Pay.
Implicazioni Legali e Risposta delle Autorità
Kone e i suoi co-conspiratori sono accusati di cyberstalking, minacce interstatali, riciclaggio di denaro e frode via cavo. Siaka Ouattara, un altro presunto co-conspiratore di 22 anni dalla Costa d’Avorio, è stato arrestato dalle autorità ivoriane a febbraio. Se condannati, entrambi potrebbero affrontare fino a 20 anni di prigione per ciascun capo di imputazione.
Preoccupazioni crescenti e misure di prevenzione
Questo caso rientra in una tendenza allarmante di aumento dei casi di sextortion, specialmente tra i minori. Nel gennaio 2024, il FBI ha lanciato un avvertimento sulla crescente minaccia di sextortion, sottolineando che i giovani maschi di età compresa tra 14 e 17 anni sono particolarmente a rischio, ma qualsiasi bambino può diventare vittima. Piattaforme come Instagram e Snapchat hanno iniziato a implementare nuove protezioni e risorse educative per combattere la sextortion e proteggere i giovani utenti.
Il caso di Hadja Kone evidenzia l’importanza di una maggiore consapevolezza e educazione sulle pratiche di sicurezza online. Le piattaforme social stanno rispondendo con nuove misure, ma è essenziale che i genitori, gli educatori e i giovani stessi siano informati sui segni di avvertimento e sulle strategie di prevenzione della sextortion
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