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Ecco il politico italiano che ha preso soldi dalla Russia e non è Salvini

Tempo di lettura: 2 minuti. Secondo la Maurizi non ci sono prove degli USA di rapporti economici tra Italia e Russia dai tempi dei sospetti su Berlusconi. A ricoprire un ruolo da un milione di euro fino al giorno dell’invasione Ucraina c’è stato un politico di centro noto per le sue consulenze in giro per il mondo.

Tempo di lettura: 2 minuti.

Dopo lo scandalo americano sulle ingerenze russe nelle democrazie mondiali, 20 tra cui non figurerebbe l’Italia, è stato facile ricostruire chi ha percepito i soldi ufficialmente dalla Russia. Se molti sospetti ricadono su Salvini o Conte oppure i partiti sovranisti, la verità porta lontano dalle “carte conosciute” e ci rimanda al Consiglio di Amministrazione della Delimobil, società russa di car sharing popolato fino al 24 febbraio 2022 da Matteo Renzi, leader di Italia Viva. Renzi, entrato nel cda, ha percepito complessivamente agli altri un milione di euro, ma è difficile sapere quanto gli sia stato corrisposto dall’amico Trani che l’ha proposto ed è per questo motivo che Renzi può tranquillamente essere uno dei politici che hanno percepito soldi da Mosca. Secondo Irpimedia, la documentazione depositata alla Security and Exchange Commission (SEC) da Delimobil, Matteo Renzi è amministratore dell’azienda, con sede in Lussemburo dall’agosto 2021 e lo stipendio di 1 milione. 
Questo incarico esclude il partito dai rischi di una ingerenza russa sulle elezioni, anche perché il metodo di finanziamento del partito dell’ex premier è già al vaglio delle Procure che hanno messo al vaglio la fondazione Open.

Intanto, fino al 2011, secondo Stefania Maurizi, la giornalista italiana esperta della questione WikiLeaks ha fatto faspere di non aver mai trovato nei rapporti top secret degli USA pubblicati da Assange, prove che accertavano ad esempio dei finanziamenti diretti tra Putin e Berlusconi così come si è sempre sospettato, anzi, secondo la Maurizi gli americani non erano preoccupati dai rapporti di Berlusconi, bensì dai governi di sinistra che si erano avvicendati all’epoca come l’esecutivo capitanato da Romano Prodi

Sempre secondo la giornalista, il fatto che gli USA fossero in grado di poter spiare, facendolo frequentemente, i propri alleati fa comprendere che è alquanto singolare la scelta di far esplodere in questo momento una notizia che è destituita di fondamento almeno fino a prova contraria o “potrebbe cambiare” come sostenuto da Franco Gabrielli. L’azione di informazione messa in atto dagli USA non è piaciuta nemmeno all’ex premier Mario Monti che negli studi di Otto e Mezzo ha dichiarato, immedesimandosi nel Premier Draghi, che avrebbe chiesto agli USa le prove e senza di esse le avrebbe considerate come una ingerenza esterna.

Di Livio Varriale

Giornalista e scrittore: le sue specializzazioni sono in Politica, Crimine Informatico, Comunicazione Istituzionale, Cultura e Trasformazione digitale. Autore del saggio sul Dark Web e il futuro della società digitale “La prigione dell’umanità” e di “Cultura digitale”. Appassionato di Osint e autore di diverse ricerche pubblicate da testate Nazionali. Attivista contro la pedopornografia online, il suo motto è “Coerenza, Costanza, CoScienza”.

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