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Sicurezza Informatica

Garante Privacy confisca le banche dati nel contrasto al telemarketing selvaggio

Tempo di lettura: < 1 minuto. Il Garante privacy ha confiscato per la prima volta le banche dati di call center e ha sanzionato le società coinvolte nel telemarketing selvaggio.

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Il Garante privacy ha intrapreso una nuova azione contro il telemarketing selvaggio. Per la prima volta sono state confiscate le banche dati di call center e le società coinvolte sono state colpite da sanzioni. L’operazione è stata condotta dai Finanzieri del Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi Tecnologiche di Roma in collaborazione con i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Verona.

Le società coinvolte e le sanzioni

Le società coinvolte nella vicenda sono state sanzionate (Mas s.r.l.s. per 200.000 euro, Mas s.r.l. 500.000 euro, Sesta Impresa s.r.l. 300.000 euro, Arnia società cooperativa per 800.000 euro), e due di esse sono state colpite dal provvedimento di confisca che sottrae loro la base di dati utilizzata per effettuare le attività illecite.

L’importanza della confisca delle banche dati

L’operazione si è svolta simultaneamente presso le sedi delle società interessate (nel veronese e in Toscana) e costituisce la prima occasione in cui il Garante dispone la confisca delle banche dati dei potenziali clienti. L’utilizzo dello strumento della confisca è il segno di un ulteriore innalzamento della strategia di contrasto da parte dell’Autorità.

La strategia del Garante

Da un lato, il Garante sta collaborando attivamente con gli operatori virtuosi del settore per la definitiva approvazione di un codice di condotta, ma, dall’altro, non riduce la propria attività di controllo e repressione del telemarketing illegale.

Le violazioni delle società

Le società coinvolte sono state ritenute responsabili di una serie di attività in aperta violazione della normativa in materia di protezione dei dati personali. In particolare, quelle veronesi (Mas srl; Mas srls), mediante acquisizione di apposite liste illegalmente prodotte, contattavano decine di migliaia di soggetti, senza che questi avessero mai rilasciato il necessario consenso per il trattamento dei propri dati a fini di marketing.

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