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Sicurezza Informatica

Hacker rivendicano il controllo di 500 server del Ministero della Scienza dell’Iran

Tempo di lettura: 2 minuti. Un gruppo di hacker affiliato al MEK rivendica il controllo di oltre 500 server del Ministero della Scienza dell’Iran, esponendo migliaia di documenti classificati e rivelando dettagli su epurazioni accademiche, proteste e piani per l’assunzione di personale filo-regime nelle università.

Tempo di lettura: 2 minuti.

Un gruppo di hacker, Ghiyam ta Sarnegouni (Insurrezione fino al rovesciamento), affiliato all’Organizzazione del Popolo Mojahedin Khalq (MEK), ha dichiarato di aver preso il controllo di oltre 500 server del Ministero della Scienza dell’Iran, rivelando un tesoro di documenti classificati su proteste e dissidenti accademici. Gli hacker hanno annunciato di aver acquisito l’accesso a oltre 20.000 documenti, alcuni dei quali pubblicati sui loro account Instagram e Telegram, relativi all’epurazione di accademici critici verso il governo o sostenitori del movimento Donne, Vita, Libertà.

L’epurazione ha aperto la strada all’assunzione di 15.000 professori e altro personale universitario filo-regime. Le autorità prevedono anche di adottare nuove procedure di selezione degli studenti ed espellere migliaia di studenti che hanno fatto parte del movimento di protesta. Hanno persino dato il via libera all’accettazione delle milizie sciite irachene Hashd al-Shaabi e altri proxy nelle università iraniane.

Nonostante il Ministero abbia dichiarato di aver respinto l’attacco cibernetico, gli hacker hanno pubblicato un documento “molto confidenziale” che rivela i dettagli di una riunione del Consiglio Supremo della Rivoluzione Culturale, incluso un dato demografico sulle proteste nazionali dell’anno scorso basato su dati delle agenzie di intelligence, compreso il Ministero dell’Intelligence e l’Organizzazione di Intelligence delle Guardie Rivoluzionarie (IRGC).

Il documento, datato 5 ottobre 2022, sottolinea che l’82% dei detenuti nelle prime due settimane di proteste erano adolescenti e giovani sotto i trent’anni, con una maggioranza maschile dell’88%. Inoltre, le autorità non avevano registrazioni relative al 93% dei detenuti e i manifestanti promuovevano la disobbedienza civile in luoghi come bazar, metropolitane e autobus cittadini.

In una lettera classificata al Presidente Ebrahim Raisi, il Ministro dell’Istruzione Superiore Mohammad-Ali Zolfigol afferma che alcuni rettori universitari erano riluttanti a cooperare con gli organi di sicurezza nella repressione degli studenti e che alcuni funzionari accademici che avevano firmato dichiarazioni contro tali misure erano stati licenziati.

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