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Sicurezza Informatica

L’Agenzia nucleare iraniana sostiene che il server di posta elettronica è stato hackerato

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L’Organizzazione iraniana per l’energia atomica ha dichiarato domenica che un server di posta elettronica della sua filiale è stato violato in un attacco “straniero” volto ad attirare “l’attenzione” nel contesto delle proteste per la morte di Mahsa Amini. La Repubblica islamica è da settimane in preda a dimostrazioni scatenate dalla morte della ventiduenne Amini, avvenuta il 16 settembre dopo il suo arresto per aver presumibilmente violato il rigido codice di abbigliamento femminile del Paese. La violenza di strada ha provocato decine di morti, soprattutto tra i manifestanti ma anche tra le forze di sicurezza, e centinaia di manifestanti sono stati arrestati. Venerdì un gruppo chiamato Black Reward ha lanciato un ultimatum su Twitter, minacciando di rilasciare documenti sul programma nucleare di Teheran a meno che tutti “i prigionieri politici, i prigionieri di coscienza e le persone arrestate durante le recenti proteste” non fossero rilasciati entro 24 ore.

Il materiale pubblicato sabato sui social media dal gruppo includeva un breve filmato di un presunto sito nucleare in Iran, oltre a documenti contenenti accordi, mappe e buste paga. L’agenzia nucleare ha riconosciuto in un comunicato che un hacker ha preso di mira la sua filiale, la Atomic Energy Production and Development Company, ma ha minimizzato l’importanza dei documenti. “L’accesso non autorizzato da parte di una fonte proveniente da uno specifico Paese straniero al sistema di posta elettronica di questa società ha portato alla pubblicazione del contenuto di alcune e-mail sui social media”, ha dichiarato in un comunicato.
Queste e-mail contengono “messaggi tecnici e scambi normali e quotidiani”, ha aggiunto. “Lo scopo di questi sforzi illegali, compiuti per disperazione, è quello di attirare l’attenzione dell’opinione pubblica, creando atmosfere mediatiche e operazioni psicologiche”, ha proseguito il comunicato. Nel 2015 l’Iran ha raggiunto un accordo storico con le potenze mondiali, dopo anni di negoziati sul suo programma nucleare. L’accordo, noto formalmente come Joint Comprehensive Plan of Action (JCPOA), ha concesso all’Iran un alleggerimento delle sanzioni in cambio di una limitazione del suo programma nucleare. È deragliato nel 2018, quando l’allora presidente Donald Trump ha ritirato unilateralmente gli Stati Uniti dall’accordo, ma dall’aprile 2021 si sono svolti colloqui saltuari per cercare di rilanciarlo.

Di Livio Varriale

Giornalista e scrittore: le sue specializzazioni sono in Politica, Crimine Informatico, Comunicazione Istituzionale, Cultura e Trasformazione digitale. Autore del saggio sul Dark Web e il futuro della società digitale “La prigione dell’umanità” e di “Cultura digitale”. Appassionato di Osint e autore di diverse ricerche pubblicate da testate Nazionali. Attivista contro l’abuso dei minori, il suo motto è “Coerenza, Costanza, CoScienza”.

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