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Meloni pubblica il video di uno stupro? Segnalazioni di massa al suo profilo social

Tempo di lettura: 3 minuti. Desta scalpore la condivisione di un video pubblicato dai giornali. Il problema è che non è il primo e non sarà l’ultimo. Partite segnalazioni di massa al profilo: rischio chiusura?

Tempo di lettura: 3 minuti.

Sta facendo discutere la scelta di Giorgia Meloni di “condividere” il video di uno stupro per fare campagna elettorale in favore della sicurezza delle donne e dell’immigrazione allo stesso tempo.

Cosa è successo?

Una donna ucraina di 50 è stata violentata a Piacenza da un richiedente asilo politico e la tragica scena è stata ripresa da un abitante della zona che ha pubblicato sui social per poi vedersi il video cannibalizzato da Il Messagero che l’ha diffuso.

Il post della Meloni

Il video pubblicato da Giorgia Meloni in realtà, seppur trattandosi di un caricamento diretto sul suo profilo, è quello pubblicato dalla testata il Messagero. Altre testate giornalistiche ne hanno invece estratto un frame.

https://twitter.com/GiorgiaMeloni/status/1561417561077587969

La colpa è della Meloni?

Il fatto che un immigrato, richiedente asilo, abbia stuprato una donna ucraina è una occasione ghiotta per rilanciare il proprio programma elettorale soprattutto se è attento alle questioni riguardanti la sicurezza e le politiche immigratorie. Il fatto che “assolve” in parte la Meloni è quello di aver preso un video da una fonte affidabile come lo storico giornale Il Messagero. Non è un caso che uno dei componenti del collegio del Garante Privacy, Guido Scorza, ha preso le distanze non direttamente dall’azione di Meloni perchè conseguente all’azione delle testate giornalistiche della diffusione del contenuto esplicito, violento e degno di trovare posto fino all’altro ieri nei meandri sperduti della rete.

L’opportunismo e il qualunquismo sulla vicenda

L’assassinio di un immigrato ai danni di un cittadino italiano è stato ampiamente diffuso per giorni da tutte le testate giornalistiche, lo stupro di un immigrato, per di più richiedente asilo, va censurato secondo molti. Se Meloni ha sbagliato a diffondere il video collegandolo alla sua campagna elettorale, la stigmatizzazione da parte di Enrico Letta del gesto, suo principale competitor, ha lo stesso valore nei confronti delle politiche immigratorie predicate dal PD sia perchè ha contestato la condivisione del video, correttamente ha utilizzato il termine “usare”, sia perchè non si è espresso nel merito della notizia strumentalizzando paradossalmente il dolore di una donna che dice di voler tutelare, la cui identità è comunque censurata nel rispetto della sua privacy, ma non prendendo le distanze dal gesto compiuto dall’immigrato.

L’indecenza di uno stupro, ma non della guerra

L’ultima considerazione di chi scrive riguarda l’opportunità nel pubblicare e condividere video del genere. No, non c’è, ma ci potrebbe essere visto che la percezione di violenza e sensibilità cambia da paese in paese. In un paese dove c’è stata o c’è una guerra in corso, pubblicare video di stupri o di corpi amputati e carbonizzati non desta alcun clamore perchè la popolazione ne è purtroppo abituata.

Con la strage di Bucha, l’Italia ha assistito ad un vero circo dell’orrore messo in atto dalla guerra dove cadaveri comparivano in ogni dove e venivano messi in bella mostra sui media riproponendo uno scenario giornalistico nei tg che nel nostro paese non è visibile da diversi anni. Così come le menomazioni da guerra, le testimonianze, spesso non verificate, di come sono andati gli stupri, sono stati più volte diffusi in tv tra diverse imprecisioni che hanno comunque portato un risultato politico a chi doveva portare nel Governo la linea di finanziamento all’Ucraina, l’adesione alle sanzioni russe ed il potenziamento delle armi in dotazione all’esercito di Stato.

In sintesi, il messaggio che si vuole dare è quello che prima di parlare di strumentalizzazioni, pubblicazioni, campagne elettorali, sarebbe il caso di ricordarsi sempre quanto accaduto in passato e come ci si è collocati con il pensiero per non sembrare ipocriti ed incoerenti successivamente e poco credibile agli elettori.

Perchè, comunque sia, dalla parte dei giusti o dalla parte dei cattivi, sono tutti in campagna elettorale.

Segnalazioni di massa suggerite dalla stampa?

A seguito delle polemiche social sia di giornalisti sia di politici, su Twitter è partita una attività di segnalazione di massa contro il profilo della Meloni, ma non del Messagero, autore del video, e questo dimostra come l’odio nelle piattaforme politiche non solo non ha colore, ma può essere pericoloso nel falsare anche una campagna elettorale.

Perchè negare oggi ad un politico che si rivolge ai cittadini anche sulle piattaforme social, vuol dire evitare di dargli la possibilità, come la hanno i suoi competitor, di fare campagna elettorale. Un metodo, questo, che è sempre stato accollato ai complottisti, fascisti, per di più schierati a destra e invece la storia è già piena di esempi dove ad aver fatto esplodere profili siano stati sia i buoni sia i cattivi.

Di Livio Varriale

Giornalista e scrittore: le sue specializzazioni sono in Politica, Crimine Informatico, Comunicazione Istituzionale, Cultura e Trasformazione digitale. Autore del saggio sul Dark Web e il futuro della società digitale “La prigione dell’umanità” e di “Cultura digitale”. Appassionato di Osint e autore di diverse ricerche pubblicate da testate Nazionali. Attivista contro l’abuso dei minori, il suo motto è “Coerenza, Costanza, CoScienza”.

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