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Meta Verified sotto accusa per la rivelazione dei nomi legali degli utenti

Tempo di lettura: < 1 minuto. La privacy degli utenti, tra cui lavoratori del sesso e creatori trans, è messa a rischio

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Meta Verified, il servizio che consente agli utenti di ottenere il prestigioso simbolo di spunta blu accanto al loro nome, sta sollevando preoccupazioni tra i lavoratori del sesso, i creatori trans e gli attivisti della privacy. Il servizio richiede infatti che gli utenti utilizzino il loro nome legale come nome visualizzato sul profilo, senza possibilità di modificarlo.

L’insicurezza generata dall’utilizzo del nome legale

Secondo Blair Bishop, educatore nel campo del lavoro sessuale e creatore di contenuti per adulti, l’uso del nome legale per il servizio Meta Verified equivale a una sorta di “doxxing” a pagamento, rendendo gli utenti vulnerabili a ricerche e violazioni della privacy. Il servizio, lanciato lo scorso mese per tutti gli utenti statunitensi, richiede l’invio di un video selfie e un documento d’identità con foto per verificare l’identità dell’utente.

Preoccupazioni legate all’identità e alla sicurezza

Le politiche di Meta Verified riguardanti i nomi legali ricordano quelle del famigerato “real name policy” di Facebook, implementato nel 2014, che aveva sollevato preoccupazioni simili tra i membri della comunità LGBTQ+. Molti lavoratori del sesso si chiedono perché le opzioni di verifica dell’identità di Meta Verified siano così limitate, considerando che molti di loro hanno già fornito i loro documenti d’identità e altri documenti fiscali per monetizzare i loro account.

Impatto sulla visibilità e l’engagement

Nonostante i rischi associati alla rivelazione del proprio nome legale, alcuni creatori come Abigail Mac hanno notato un aumento significativo dell’engagement e della visibilità sui loro profili dopo aver ottenuto la verifica. Tuttavia, altri utenti, come Pomma, ritengono che l’ambiente online sia già abbastanza insicuro e che la verifica di Meta potrebbe essere utilizzata contro coloro che non possono o non vogliono verificare la propria identità.

Di Livio Varriale

Giornalista e scrittore: le sue specializzazioni sono in Politica, Crimine Informatico, Comunicazione Istituzionale, Cultura e Trasformazione digitale. Autore del saggio sul Dark Web e il futuro della società digitale “La prigione dell’umanità” e di “Cultura digitale”. Appassionato di Osint e autore di diverse ricerche pubblicate da testate Nazionali. Attivista contro l’abuso dei minori, il suo motto è “Coerenza, Costanza, CoScienza”.

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