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Negazionismo della Shoah: l’Unesco denuncia la presenza sui social network

Tempo di lettura: 2 minuti. Telegram ha il più alto tasso di mistificazione degli eventi, Facebook e Tik Tok aiutano nella lotta al contrasto informando gli utenti

Tempo di lettura: 2 minuti.

Nell’ambito del loro piano per contrastare la negazione e la distorsione dell’Olocausto, l’UNESCO e le Nazioni Unite hanno cercato di misurare oggettivamente la portata di questi fenomeni sui social network, in collaborazione con il World Jewish Congress. Hanno commissionato ai ricercatori dell’Oxford Internet Institute l’identificazione e l’analisi di 4.000 post relativi all’Olocausto, su cinque piattaforme principali: Facebook, Instagram, Telegram, TikTok e Twitter.

Il rapporto dimostra che la negazione e la distorsione dell’Olocausto sono massicce su Telegram, una piattaforma nota per la sua mancanza di moderazione e di chiare linee guida per gli utenti. Quasi la metà (49%) dei contenuti pubblici relativi all’Olocausto su questa piattaforma nega o distorce i fatti. Questo tasso sale a oltre l’80% per i messaggi in tedesco e a circa il 50% in inglese e francese. Questi messaggi, facilmente accessibili a chi cerca informazioni sull’Olocausto sulla piattaforma, sono spesso esplicitamente antisemiti.

Sulle piattaforme moderate, anche la negazione e la distorsione sono presenti, ma in misura minore. Riguardano il 19% dei contenuti relativi all’Olocausto su Twitter, il 17% su TikTok, l’8% su Facebook e il 3% su Instagram. Ma la falsificazione dei fatti sull’Olocausto assume nuove forme: gli autori imparano a eludere la moderazione dei contenuti, utilizzando meme umoristici e parodici come strategia volta a normalizzare le idee antisemite, ad esempio, facendo apparire queste idee come mainstream.

Soluzioni per combattere l’antisemitismo online

Il rapporto congiunto dell’UNESCO e delle Nazioni Unite propone una serie di raccomandazioni pratiche, tra cui:

  • Le piattaforme online dovrebbero monitorare e, se necessario, intervenire sui contenuti che negano o distorcono l’Olocausto, in collaborazione con esperti, organizzazioni della società civile e organizzazioni internazionali.
  • Le piattaforme dovrebbero reindirizzare e dare visibilità alle informazioni verificate sulla storia dell’Olocausto, come fanno Facebook e TikTok nella loro partnership con l’UNESCO e il WJC, con il sito aboutholocaust.org.
  • Le piattaforme dovrebbero collaborare attivamente con gli insegnanti e i sistemi educativi per sviluppare risorse didattiche e di apprendimento e sostenere l’educazione alla cittadinanza digitale nelle scuole, nelle università e nell’educazione non formale. Negli ultimi anni, l’UNESCO ha prodotto una guida tecnica a questo scopo, anche sui temi “come affrontare l’antisemitismo attraverso l’educazione” e “l’educazione all’Olocausto e al genocidio“.
  • I governi dovrebbero investire nello sviluppo dell’alfabetizzazione ai media e all’informazione e del pensiero critico per mettere gli studenti in grado di interpretare e valutare le informazioni (errate), come suggerito dal rapporto dell’UNESCO sul futuro dell’istruzione pubblicato nel novembre 2021.
  • La lotta contro la distorsione e la negazione dell’Olocausto online dovrebbe essere sistematicamente e completamente integrata nei piani d’azione nazionali contro l’antisemitismo e l’incitamento all’odio.

Di Livio Varriale

Giornalista e scrittore: le sue specializzazioni sono in Politica, Crimine Informatico, Comunicazione Istituzionale, Cultura e Trasformazione digitale. Autore del saggio sul Dark Web e il futuro della società digitale “La prigione dell’umanità” e di “Cultura digitale”. Appassionato di Osint e autore di diverse ricerche pubblicate da testate Nazionali. Attivista contro l’abuso dei minori, il suo motto è “Coerenza, Costanza, CoScienza”.

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