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Sicurezza Informatica

Riconoscimento facciale sui soldati russi morti: la cattiva ClearView è ora buona

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ClearView è una società nota al mondo occidentale per aver creato un archivio di foto digitali prese senza consenso dai social network con il fine di costruire una banca dati impressionante per i motori di riconoscimento facciale.

In Europa è già scoppiato uno scandalo che ha messo i Garanti Europei della Privacy sull’attenti con sanzioni inflitte e in corso. ClearView oggi è impegnata in guerra al pari di altre realtà tecnologiche statunitensi come Microsoft e Star Link sedendo sul fronte in supporto ai soldati ucraini.

Secondo il giornalista del Washington Post, Drew Harwell, è stato dato ordine ai soldati ucraini di fotografare i cadaveri dei soldati russi. Il motivo? I volti ancora freschi dell’ultimo respiro esalato sul campo di battaglia vengono incrociati con il Database di Clearview che ne trova corrispondenze all’interno dei social network, soprattutto il russo VK, ed in caso positivo spediscono le foto o alle madri sui loro profili oppure le condividono direttamente sugli spazi personali dei caduti in battaglia.

Questa prassi sembrerebbe utilizzata dall’esercito per informare le madri del decesso dei figli in modo tale da far sollevare un sentiment di protesta contro il governo russo che manda allo sbaraglio secondo la narrazione occidentale tanti giovani.

Aldilà dell’efficacia di questa operazione e del fatto che rappresenta un nuovo strumento di supporto alla guerra cibernetica, c’è chi si sta interrogando sulla questione etica nell’impiego di tale tecnologia. La cosa certa, secondo molti osservatori dei diritti umani, è che se fosse stata la Russia ad agire in questo modo, sicuramente ci sarebbe stata una grande agitazione popolare, magari invocando i diritti fondamentali degli esseri umani.

Questo fa comprendere che se si porta avanti il processo di utilizzo dell’intelligenza artificiale secondo una logica strumentale, giusto o sbagliato a fasi alterne, salta lo schema primordiale dell’applicazione etica.

E’ vero che la guerra non conosce regole ed ha un’etica molto debole, ma creare precedenti di questo genere può compromettere le fondamenta di una tecnologia destinata a cambiare l’umanità

Di Livio Varriale

Giornalista e scrittore: le sue specializzazioni sono in Politica, Crimine Informatico, Comunicazione Istituzionale, Cultura e Trasformazione digitale. Autore del saggio sul Dark Web e il futuro della società digitale “La prigione dell’umanità” e di “Cultura digitale”. Appassionato di Osint e autore di diverse ricerche pubblicate da testate Nazionali. Attivista contro l’abuso dei minori, il suo motto è “Coerenza, Costanza, CoScienza”.

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