Categorie
Notizie

Social media: influencer russi in lacrime per la chiusura di Instagram, gli USA addestrano i TikToker

Tempo di lettura: 2 minuti.

La guerra cibernetica che doveva lanciare i missili nucleari non c’è stata, per fortuna, ma sui social ci sono movimenti di propaganda militare dall’una e dall’altra parte dell’emisfero terrestre. Mentre la Russia di Putin è a secco di servizi digitali, l’occidente prepara le sue contromisure.

In primo luogo la chiusura dei servizi social dell’universo Meta, Facebook Instagram e Whats App, e il lancio della piattaforma Tor di Twitter, hanno delineato l’approccio occidentale che vuole utilizzare le stesse armi di Putin dopo aver chiuso lo spazio internet alle due testate giornalistiche russe RT e Sputnik.

Instagram ha reso milionari molti influencer russi ed ora sta facendo leva sulla parte russa occidentalizzata dei social negandogli la professione più ambita dalle nuove generazioni. Lacrime versate da chi ogni giorno influenza il consenso dei consumatori nella terra di Putin a botte di post su ristoranti, auto e lusso.

Qualcuno ha definito le lacrime degli influecer russi irrispettose verso il conflitto ucraino, mostrando come al solito maggior preferenza all’invidia sociale, senza dar conto al fatto che questa strategia serva come il pane all’Occidente per scuotere le coscienze di quella popolazione russa che non si rispecchia nei motivi imperialisti che hanno spinto Putin allinvasione Ucraina.

Il presidente russo ha approfittato di questa stretta paesi ostili per restringere ancora di più il campo cibernetico, ma ha lasciato spazio ai partner cinesi che incidono sullo spazio social con la app TikTok molto in voga tra i giovani. Questo dovrebbe far ripartire da zero gli influencer del Cremlino, costretti a costruirsi la reputazione anche su TikTok, ove non già presente, ma l’effetto collaterale per l’Occidente sarebbe anche quello di perdere una fetta di mercato che possa avvicinare TikTok al sorpasso commerciale dopo pochi anni di presenza sul mercato globale.

Intanto, gli Stati Uniti d’America, consci di questo rischio, convocano i Tiktoker made in USA per poterli utilizzare nell’attività di propaganda che l’occidente sta imbastendo energicamente da quando è scoppiata la guerra. Un’iniziativa che rappresenta tecnicamente una mossa militare e di intelligence da inserire nel contesto della guerra cibernetica.

La domanda però che ci poniamo è: può essere una App cinese il campo di battaglia di due potenze che si stanno censurando a vicenda in un contesto bellico?

Più che una domanda, è il colmo di una strategia che dimostra come il concetto della libertà di espressione faccia acqua da tutte le parti.

Di Livio Varriale

Giornalista e scrittore: le sue specializzazioni sono in Politica, Crimine Informatico, Comunicazione Istituzionale, Cultura e Trasformazione digitale. Autore del saggio sul Dark Web e il futuro della società digitale “La prigione dell’umanità” e di “Cultura digitale”. Appassionato di Osint e autore di diverse ricerche pubblicate da testate Nazionali. Attivista contro la pedopornografia online, il suo motto è “Coerenza, Costanza, CoScienza”.

Pronto a supportare l'informazione libera?

Iscriviti alla nostra newsletter // Seguici gratuitamente su Google News
Exit mobile version