Categorie
Sicurezza Informatica

Un chatbot per migliorare il processo di consenso informato nei trial clinici

Tempo di lettura: 2 minuti. Un team di ricercatori ha sviluppato un chatbot per semplificare e migliorare il processo di consenso informato nei trial clinici, rendendolo più accessibile e comprensibile.

Tempo di lettura: 2 minuti.

Un team di ricercatori dell’Università della California, dell’Ospedale Pediatrico Nazionale e della Invitae Corporation ha sviluppato un chatbot, denominato GIA, per migliorare il processo di consenso informato nei trial clinici. Il chatbot trasforma il modulo di consenso e il protocollo del trial in un flusso logico e uno script, permettendo di valutare la comprensione dei partecipanti e di essere accessibile in qualsiasi momento.

Un nuovo approccio al consenso informato

Il team ha coinvolto 72 famiglie nel processo di consenso durante un periodo di sei mesi come parte del consorzio nazionale GREGoR degli Stati Uniti, un’iniziativa dei National Institutes of Health per promuovere la ricerca sulle malattie rare. Hanno scoperto che il tempo medio della conversazione per il consenso era più breve per coloro che utilizzavano il bot, 44 minuti invece di 76, e il tempo dal rinvio allo studio al completamento del consenso era più veloce, cinque giorni invece di 16.

Valutazione della comprensione e del feedback

La comprensione di coloro che avevano utilizzato il bot è stata valutata con un quiz di 10 domande che il 96% dei partecipanti ha superato, e un sondaggio di feedback ha mostrato che l’86% pensava di aver avuto un’esperienza positiva. “Sono stato sorpreso e contento che un numero significativo di persone si sentisse a suo agio a comunicare con un chatbot”, ha detto il Prof. Vilain.

Risparmio di tempo e miglioramento della comprensione

Nonostante non sia possibile dare un conto preciso del risparmio di costi, i ricercatori affermano che il risparmio di tempo del personale è stato notevole. Inoltre, il metodo basato sul chatbot può testare la comprensione in modo più oggettivo. Non permette agli utenti che non dimostrano di aver capito di dare il consenso, e li mette in contatto con un consulente genetico per capire perché la trasmissione della conoscenza non sia avvenuta.

Pronto a supportare l'informazione libera?

Iscriviti alla nostra newsletter // Seguici gratuitamente su Google News
Exit mobile version