Sicurezza Informatica
Armi e Telegram: come i palestinesi sfuggono alla ritorsione israeliana per gli attentati di Hamas
Le truppe e la polizia israeliane hanno intensificato le operazioni in mezzo ad una marea crescente di violenza durante le ultime tre settimane in cui quattro sparatorie, accoltellamenti e attacchi di auto hanno lasciato 14 persone morte.
Armati di fucili M16 e app di messaggistica criptata, i militanti palestinesi resistono alle forze israeliane a Jenin, la casa in Cisgiordania dell’uomo armato dietro la mortale sparatoria di Tel Aviv della scorsa settimana.
Cumuli di pneumatici d’auto sono ammassati in alto, per essere trasformati in barricate stradali in fiamme la prossima volta che le jeep dell’esercito israeliano arriveranno per un’altra incursione in questo bastione di resistenza all’occupazione.
Lo scopo di Israele è quello di arrestare i parenti ed i sostenitori del tiratore 28enne di Tel Aviv, Raad Hazem, il nuovo “eroe” del campo che ha ucciso tre civili israeliani e ferito più di una dozzina a Tel Aviv la settimana scorsa.
Un portavoce mascherato delle Brigate del Martire di Al-Aqsa, una fazione affiliata al movimento Fateh, ha dichiarato di trovarsi nel campo di Jenin “per difendere tutta Jenin, tutti i suoi villaggi“, ha detto un’altra guardia, che non ha dato il suo nome per evitare di essere presa di mira da Israele.
“Se c’è qualche problema, se l’esercito sta arrivando, su Telegram si riceve un messaggio ‘l’esercito è in questa zona, in quella zona’ e ci riuniamo per difendere il nostro paese“, ha detto.
Un’altra guardia, sostiene che “cerchiamo di identificare auto sconosciute e sconosciuti e trasmettiamo queste informazioni su Telegram“.
“Abbiamo paura dei mistaravim , unità israeliane che fingono di essere persone del nostro paese, che parlano arabo e si vestono come noi. Temiamo che vengano ammessi nei gruppi Telegram e condividano informazioni false”.
Negli ultimi giorni, i servizi di sicurezza israeliani hanno chiesto che il padre di Hazem si arrenda, minacciando un’operazione più ampia in caso di risposta negativa.
Sicurezza Informatica
Kaspersky: addio agli usa con UltraAV
Tempo di lettura: 2 minuti. Kaspersky si disinstalla automaticamente dai computer statunitensi, installando UltraAV senza preavviso, come parte del ritiro dal mercato USA.
La società russa di cybersecurity Kaspersky ha iniziato, giovedì scorso, a rimuovere automaticamente il suo software antivirus dai computer degli utenti statunitensi, sostituendolo con l’antivirus UltraAV, senza preavviso. Questa azione arriva dopo che Kaspersky ha deciso di cessare le sue operazioni negli Stati Uniti, in seguito all’inclusione dell’azienda nella Entity List del governo statunitense, a causa di preoccupazioni per la sicurezza nazionale.
Passaggio forzato a UltraAV senza avviso
La transizione a UltraAV è stata avviata come parte del ritiro di Kaspersky dal mercato statunitense, seguendo il divieto di vendita e aggiornamento del software antivirus Kaspersky a partire dal 29 settembre 2024, imposto dall’amministrazione Biden. Tuttavia, molti utenti hanno segnalato che Kaspersky si è disinstallato automaticamente dai loro dispositivi, installando UltraAV senza alcuna notifica preventiva. Alcuni utenti hanno anche scoperto che, dopo aver tentato di disinstallare UltraAV, questo si reinstallava automaticamente al riavvio del sistema, alimentando ulteriori preoccupazioni sulla possibilità di infezioni malware.
In alcuni casi, è stato installato anche UltraVPN, probabilmente a causa di abbonamenti VPN precedentemente attivi con Kaspersky. Gli utenti hanno espresso preoccupazione e confusione, riportando i loro problemi sui forum online, temendo che i loro dispositivi fossero stati compromessi da un virus.
Ruolo di UltraAV e la collaborazione di Kaspersky
Secondo quanto dichiarato, Kaspersky ha collaborato con UltraAV per garantire la continuità della protezione dei propri utenti negli Stati Uniti, evitando interruzioni nel servizio di sicurezza. La decisione è stata giustificata con la necessità di proteggere i clienti da rischi legati alla cybercriminalità, visto che Kaspersky non sarà più in grado di fornire aggiornamenti o supporto dal 30 settembre 2024. Gli utenti interessati sono stati incoraggiati a consultare la pagina dedicata sul sito di UltraAV per ulteriori informazioni su questa transizione forzata.
Sicurezza Informatica
Kryptina RaaS: da tool scartato a ransomware aziendale
Tempo di lettura: 2 minuti. Kryptina, da strumento open-source gratuito a elemento chiave negli attacchi ransomware di Mallox contro le aziende.
Il mercato dei ransomware ha subito una trasformazione notevole negli ultimi anni, con strumenti che inizialmente venivano ignorati diventati ora elementi chiave in attacchi su larga scala. È il caso di Kryptina, un Ransomware-as-a-Service (RaaS) inizialmente offerto come strumento open-source e gratuito, che è diventato parte integrante degli attacchi informatici enterprise, grazie soprattutto alla sua integrazione con il famigerato gruppo ransomware Mallox.
L’evoluzione di Kryptina: un salto inatteso
Kryptina, originariamente pubblicato nel 2023, era progettato per essere un RaaS basato su Linux con tutte le funzionalità necessarie per lanciare campagne ransomware, inclusa la gestione dei payload, la configurazione dei pagamenti e l’organizzazione di attacchi. Nonostante queste funzionalità, inizialmente il tool non ha suscitato grande interesse tra gli attori malevoli, fino a quando, nel maggio 2024, un affiliato del gruppo ransomware Mallox ha rivelato l’esistenza di varianti Linux basate proprio su Kryptina.
Questo affiliato ha modificato leggermente il codice sorgente di Kryptina, rimuovendo il branding originale, ma mantenendo intatte le principali funzionalità. Queste modifiche hanno permesso al malware di evolversi, da tool scartato a strumento essenziale per attacchi a grandi aziende.
L’adozione da parte di Mallox: Ransomware su misura
Mallox, noto anche come TargetCompany, è un gruppo ransomware che ha iniziato a operare nel 2021 e si è concentrato su attacchi a grandi imprese, sfruttando vulnerabilità critiche, come quelle in MS SQL Server. L’adozione di Kryptina da parte di questo gruppo dimostra la crescente tendenza alla “commoditizzazione” degli strumenti ransomware. Gli affiliati di Mallox hanno utilizzato Kryptina per creare varianti specifiche per Linux, sfruttando le sue capacità di crittografia e distribuzione di payload attraverso campagne altamente mirate.
Il codice sorgente di Kryptina 2.2, originariamente offerto a 500 dollari e successivamente reso gratuito, è stato modificato per adattarsi alle esigenze di Mallox. Il gruppo ha mantenuto intatta la struttura di base, compresa l’implementazione della crittografia AES-256, ma ha rimosso ogni riferimento all’autore originale del tool, Corlys, per renderlo più “anonimo”.
Tecniche di crittografia e funzionalità di Kryptina
Il cuore del ransomware Mallox, basato su Kryptina, utilizza la crittografia AES-256 in modalità CBC per crittografare i file delle vittime. Le chiavi di crittografia sono offuscate tramite XOR e codificate in Base64, con i file crittografati che vengono poi distribuiti attraverso una rete di server di comando e controllo (C2). Le funzioni principali, come krptna_process_file()
, sono state mantenute nel codice sorgente modificato, confermando che l’intera architettura crittografica di Kryptina è stata riutilizzata senza alterazioni significative.
Le modifiche effettuate dagli affiliati
Gli affiliati di Mallox hanno apportato alcune modifiche alla documentazione originale di Kryptina, traducendola in russo e riducendo il contenuto originale, rendendolo più essenziale per gli attacchi. Anche il template per le note di riscatto è stato aggiornato per riflettere il marchio Mallox, sostituendo ogni riferimento a Kryptina.
Le implicazioni per la Sicurezza Aziendale
L’adozione di strumenti come Kryptina da parte di gruppi ransomware affiliati come Mallox rappresenta una minaccia significativa per le imprese. La facilità con cui il codice open-source può essere modificato e utilizzato per lanciare attacchi su larga scala rende più difficile tracciare e contrastare queste minacce. Le aziende secondo Sentinel Labs, autore della ricerca, devono essere consapevoli di questa evoluzione nel panorama dei ransomware e implementare strategie di difesa proattive per prevenire attacchi basati su strumenti come Kryptina.
Sicurezza Informatica
Necro Trojan ha infettato 11 milioni di dispositivi su Google Play
Tempo di lettura: 2 minuti. Il Necro Trojan infetta app su Google Play e mod non ufficiali di Spotify e WhatsApp, minacciando milioni di dispositivi Android.
Negli ultimi mesi, il Necro Trojan è tornato a diffondersi tramite Google Play e attraverso modifiche non ufficiali di applicazioni popolari come Spotify e WhatsApp. Questo malware avanzato sfrutta tecniche di steganografia e offuscamento per nascondersi nei file delle applicazioni, eludere i controlli di sicurezza e infettare milioni di dispositivi Android. In questo articolo, esploreremo come questo trojan si è evoluto e quali applicazioni sono state compromesse.
Necro Trojan infetta Google Play: una nuova minaccia
Il Necro Trojan, noto anche come loader multi-stadio, è tornato alla ribalta infettando app su Google Play, tra cui la popolare Wuta Camera e Max Browser. Queste applicazioni, scaricate da milioni di utenti, hanno incluso il Necro Trojan a partire da specifiche versioni. Questo malware, nascosto all’interno di moduli pubblicitari o SDK, è in grado di eseguire diverse operazioni dannose. Tra le azioni principali vi sono l’installazione di altre app, l’esecuzione di codice arbitrario, l’iscrizione a servizi a pagamento e la creazione di tunnel attraverso il dispositivo infetto.
L’infezione è stata scoperta quando i ricercatori hanno individuato che il Necro loader sfrutta tecniche di steganografia per nascondere il payload all’interno di immagini PNG. Queste immagini vengono scaricate in background, estraendo dati crittografati per attivare il malware senza allertare l’utente. Dopo essere stato segnalato, Google ha rimosso le versioni infette di Wuta Camera e Max Browser dal Play Store, ma il problema rimane nei mod di applicazioni scaricabili da fonti non ufficiali.
Modifiche non ufficiali di Spotify e WhatsApp infette dal Necro Trojan
Una delle principali modalità di diffusione del Necro Trojan è rappresentata dalle modifiche non ufficiali di applicazioni popolari, in particolare Spotify Plus e versioni modificate di WhatsApp. Questi mod sono spesso distribuiti su siti web non verificati, con la promessa di offrire funzionalità aggiuntive rispetto alle versioni ufficiali. Tuttavia, come dimostrato dalla recente scoperta del mod Spotify Plus infetto, queste versioni contengono pericolosi malware.
Nel caso di Spotify Plus, la versione 18.9.40.5 include un SDK pubblicitario che invia dati crittografati a un server di comando e controllo (C2), il quale a sua volta restituisce un payload nascosto tramite steganografia. Una volta attivato, il trojan è in grado di eseguire diverse azioni dannose secondo Kaspersky, inclusa la visualizzazione di pubblicità invisibili, la manipolazione delle impostazioni di rete e l’accesso a informazioni sensibili sul dispositivo dell’utente.
Le versioni modificate di WhatsApp distribuite su siti non ufficiali, come il mod con nome pacchetto com.leapzip.animatedstickers.maker.android, contengono anch’esse il Necro Trojan. Questi mod sono in grado di scaricare ed eseguire file JAR nascosti, consentendo al trojan di eseguire codice arbitrario e compromettere ulteriormente la sicurezza del dispositivo.
- Intelligenza Artificiale1 settimana fa
Scoperta rivoluzionaria: molecole trasformano il futuro del calcolo
- Sicurezza Informatica7 giorni fa
Esplosioni di cercapersone in Libano: è guerra cibernetica?
- Inchieste2 giorni fa
Hezbollah, guerra elettronica o cibernetica? Quando accadrà a noi?
- Economia1 settimana fa
GFI Software si affida a CoreTech per il canale in UK
- Sicurezza Informatica4 giorni fa
Iran spia il comitato di Trump e mobilita l’APT UNC1860
- Sicurezza Informatica3 giorni fa
Lazarus continua con offerte di lavoro
- Sicurezza Informatica3 giorni fa
FTC denuncia i social media: adolescenti spiati come adulti
- Sicurezza Informatica7 giorni fa
23andMe paga 30 milioni per risolvere causa databreach