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Biden nega pressioni sulle Big Tech per reprimere libertà di idee

Tempo di lettura: 2 minuti. Biden affronta le accuse di aver coagito con le piattaforme dei social media per rimuovere contenuti, ma respinge fermamente tali affermazioni.

Tempo di lettura: 2 minuti.

L’amministrazione Biden è al centro di un dibattito riguardo alle sue presunte comunicazioni con le piattaforme dei social media, chiedendo la rimozione di contenuti. Recentemente, tre giudici conservatori della 5th US Circuit Court of Appeals hanno ascoltato gli argomenti orali per decidere se dovrebbe essere revocata un’ingiunzione che limita l’amministrazione Biden dal comunicare con le piattaforme dei social media.

Origini dell’ingiunzione

L’appello segue un ordine emesso il 4 luglio da un tribunale distrettuale, che ha stabilito che l’amministrazione Biden aveva esercitato pressioni sulle piattaforme per censurare funzionari della Louisiana e del Missouri. Questi post sono stati considerati come diffusori di disinformazione sul COVID-19.

Argomenti dell’amministrazione Biden

L’avvocato Daniel Bentele Hahs Tenny, rappresentante dell’amministrazione Biden, ha sostenuto che l’ingiunzione fosse impropria, in parte perché i querelanti non avevano identificato una specifica condotta dell’amministrazione Biden che richiedesse un’ingiunzione. Ha anche sottolineato che, con il COVID-19 non più considerato uno stato di emergenza e piattaforme come Twitter che non controllano più la disinformazione sul COVID-19, non è chiaro quale sarebbe la minaccia continua per i querelanti.

La questione della coercizione

Un punto centrale del dibattito riguarda se il governo, richiedendo la rimozione dei contenuti, stesse effettivamente esercitando pressioni sulle piattaforme. Tenny ha sostenuto che, sebbene ci fossero stati scambi “testy” tra l’amministrazione Biden e le società di social media, non c’era “nessuna indicazione registrata” di quale sarebbe stata la minaccia implicita per le società di social media se non avessero aderito alle richieste di rimozione.

La posizione dei querelanti

Gli avvocati dei querelanti hanno sostenuto che i loro clienti erano stati recentemente soggetti a rimozioni legate al COVID-19. Hanno anche sottolineato che le piattaforme sentivano di essere state costrette perché c’era evidenza che non volevano conformarsi alle richieste, ma in seguito cedevano alle pressioni degli ufficiali.

Decisione imminente

I giudici decideranno presto se l’ingiunzione debba essere revocata o confermata. L’amministrazione Biden ha sostenuto che i diritti di libertà di espressione del governo saranno inconstituzionalmente limitati se l’ingiunzione rimane in vigore.

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