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Sicurezza Informatica

ChatGpt: Garante Privacy si vanta di incontrare Open AI su Zoom stasera

Tempo di lettura: 2 minuti. Verso una soluzione condivisa per la tutela dei dati degli utenti italiani? Intanto la comunicazione del Garante ammette molti dei passi falsi fatti fino ad oggi.

Tempo di lettura: 2 minuti.

OpenAI e il Garante per la protezione dei dati personali si incontrano in videoconferenza per discutere del trattamento dei dati degli utenti italiani sulla piattaforma ChatGPT, dopo la recente richiesta di bloccare l’accesso al chatbot dall’Italia.

Disponibilità da parte di OpenAI

OpenAI ha mostrato fin da subito la massima disponibilità a collaborare con l’autorità italiana per trovare una soluzione condivisa che risolva i problemi legati alla normativa sulla privacy italiana ed europea così come si è detta disposta da subito nel rimborsare gli utenti.

L’incontro tra OpenAI e il Garante italiano

L’incontro odierno rappresenta un’occasione per discutere delle misure da adottare per garantire la piena conformità alle normative sulla privacy italiane ed europee da parte di OpenAI e per trovare una soluzione condivisa a tutela dei cittadini italiani. Una prassi che denota la mancanza di professionalità dell’Ente che ha bisogno di comunicare al popolo italiano che incontrerà la società dopo che ha emesso un provvedimento straordinario che di fatto ha bloccato l’attività di Chat Gpt sul territorio.

I motivi del blocco di ChatGPT in Italia

Il Garante privacy italiano ha evidenziato la mancanza di un’informativa adeguata agli utenti e l’assenza di una base giuridica per la raccolta e la conservazione massiccia di dati personali. Inoltre, l’autorità ha sottolineato l’assenza di una verifica dell’età degli utenti, esponendo potenzialmente i minori a risposte inadeguate.

Un blocco che prima è stato presentato dal Garante come tale, ma che poi è stato smentito dai media su indicazione dell’Ente, nonostante dall’estero i giornali parlano di “blocco voluto dal Garante”.

Possibili divieti anche in altri paesi

L’Italia è stata il primo paese a bloccare l’accesso a ChatGPT per questioni legate al trattamento dei dati, ma altri paesi, come Germania, Irlanda e Francia, potrebbero muoversi nella stessa direzione, discutendo con le autorità italiane in merito al divieto imposto a ChatGPT.

Di Livio Varriale

Giornalista e scrittore: le sue specializzazioni sono in Politica, Crimine Informatico, Comunicazione Istituzionale, Cultura e Trasformazione digitale. Autore del saggio sul Dark Web e il futuro della società digitale “La prigione dell’umanità” e di “Cultura digitale”. Appassionato di Osint e autore di diverse ricerche pubblicate da testate Nazionali. Attivista contro l’abuso dei minori, il suo motto è “Coerenza, Costanza, CoScienza”.

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