Sicurezza Informatica
Chiuso il black market PopeyeTools
Gli Stati Uniti sequestrano PopeyeTools, marketplace di cybercrime, e incriminano tre amministratori per frodi finanziarie e vendita di dati rubati.
Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti (DOJ) ha sequestrato PopeyeTools, un noto marketplace di cybercrime, e incriminato tre presunti amministratori: Abdul Ghaffar, Abdul Sami e Javed Mirza. PopeyeTools era attivo dal 2016 e operava vendendo dati rubati e strumenti per frodi finanziarie, generando oltre 1,7 milioni di dollari di ricavi illeciti.
Attività di PopeyeTools
PopeyeTools si specializzava nella vendita di carte di credito rubate, informazioni bancarie e altri dati sensibili. Il sito offriva anche:
- “Live Fullz”, carte di credito funzionanti vendute per circa 30 dollari l’una.
- Log bancari rubati e spam list utilizzabili per phishing.
- Scam pages e tutorial per frodi.
Il marketplace garantiva la validità dei dati venduti e offriva rimborsi o sostituzioni per informazioni non più funzionanti, consolidando una reputazione di affidabilità nel mercato illecito.
Azioni legali e sequestro
Il DOJ, in collaborazione con partner internazionali, ha sequestrato i domini collegati al sito (PopeyeTools.com, PopeyeTools.co.uk, PopeyeTools.to) e 283.000 dollari in criptovalute associati a Abdul Sami. Gli amministratori sono stati accusati di:
- Cospirazione per frode con dispositivi di accesso.
- Traffico illecito di dispositivi di accesso.
- Promozione di attività illecite.
Se condannati, i tre rischiano una pena massima di 10 anni di carcere per ciascuna delle accuse.
Collaborazione internazionale
Il successo dell’operazione è stato possibile grazie alla collaborazione tra FBI e forze dell’ordine di Regno Unito e Malesia. Questo caso evidenzia l’impegno globale nel contrastare il cybercrime, riducendo l’impatto delle attività criminali transnazionali su vittime individuali e aziendali.
Il sequestro di PopeyeTools rappresenta una vittoria significativa contro il cybercrime, ma sottolinea la necessità di vigilanza continua contro simili minacce. Attraverso sequestri e accuse, le autorità dimostrano che nessun attore del crimine informatico può operare impunemente.