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A partire da oggi, gli utenti di Facebook potrebbero sentirsi un po’ meno al sicuro nel postare in modo anonimo. La Corte dell’Aia nei Paesi Bassi ha stabilito che Meta Ireland deve svelare l’identità di un utente anonimo accusato di aver manipolato e registrato segretamente donne con cui usciva, e di aver postato dichiarazioni presumibilmente diffamatorie.
Dettagli del caso
L’utente anonimo di Facebook ha postato le dichiarazioni presumibilmente diffamatorie in almeno due gruppi privati di Facebook dedicati a discutere di esperienze di appuntamenti. Il querelante ha sostenuto che la sua reputazione ha subito danni a causa dei post ripetuti che includevano foto dell’uomo e presunte schermate dei suoi messaggi di testo.
Risposta di Meta e decisione del tribunale
Meta ha inizialmente difeso il diritto dell’utente anonimo alla libertà di espressione, ma il tribunale ha deciso che il querelante meritava l’opportunità di contestare le dichiarazioni presumibilmente diffamatorie. Di conseguenza, la corte ha ordinato a Meta di fornire “informazioni di base sull’abbonato” sull’utente anonimo, compresi il loro username e qualsiasi nome, indirizzo email o numero di telefono associato al loro account Facebook.
Implicazioni della decisione
La decisione potrebbe essere considerata una “decisione storica” che “segnala un cambiamento nell’equilibrio tra privacy dell’utente e responsabilità sulle piattaforme di social media”, secondo StackDiary. La difesa di Meta del diritto dell’utente anonimo alla libertà di parola è fallita, ha detto il tribunale, perché la libertà di parola non è illimitata.
Preoccupazioni sulla privacy e responsabilità
Anche se la preoccupazione chiave della Corte dell’Aia sembrava essere che le dichiarazioni postate anonimamente fossero plausibilmente diffamatorie, l’ordine ha anche notato che il contenuto non avrebbe necessariamente dovuto essere illecito affinché Facebook fosse ordinato di identificare l’utente che lo ha postato.