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Sicurezza Informatica

Il Giappone ha bisogno di imparare da Israele nella guerra cibernetica?

Tempo di lettura: < 1 minuto. L’analisi di BlackBerry mostra i lati deboli di un paese circondato da Cina e Nord Corea

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In un recente rapporto della società canadese di sicurezza informatica BlackBerry, il Giappone è stato il secondo paese più colpito da attacchi cibernetici nel mondo, dopo gli Stati Uniti. Ciò può essere dovuto alla debolezza della difesa cibernetica del paese. Secondo un rapporto dell’International Institute for Strategic Studies, che ha analizzato le capacità di cyberdifesa di 15 paesi, il Giappone si trova al terzo e ultimo posto della classifica. La mancanza di un adeguato quadro giuridico per lanciare controffensive e la debolezza della sicurezza cibernetica sia nel settore pubblico che in quello privato sono i principali problemi.

Il Giappone può imparare da Israele come affrontare il problema. Nonostante una popolazione di soli 9,5 milioni di persone, Israele è considerato il paese con una delle migliori capacità di cyber warfare, seconda solo agli Stati Uniti. Ciò è stato ottenuto grazie alla collaborazione tra pubblico e privato nel formare i talenti in questo settore. A tale scopo, Israele ha istituito un corso di cyber sicurezza in tutte le scuole superiori e ha reso obbligatoria la sua frequenza per gli esami di ammissione all’università. Dopo la scuola, i giovani con migliori risultati vengono selezionati per posizioni di alto livello nell’esercito, dove vengono addestrati alle tecniche di sicurezza cibernetica. Dopo il servizio militare, molti di loro vanno a lavorare per le aziende di sicurezza cibernetica.

In Giappone, il personale di difesa cibernetica delle Forze di autodifesa giapponesi è di soli 890, rispetto ai circa 175.000 del suo omologo cinese e ai 6.800 dell’esercito nordcoreano.

Di Livio Varriale

Giornalista e scrittore: le sue specializzazioni sono in Politica, Crimine Informatico, Comunicazione Istituzionale, Cultura e Trasformazione digitale. Autore del saggio sul Dark Web e il futuro della società digitale “La prigione dell’umanità” e di “Cultura digitale”. Appassionato di Osint e autore di diverse ricerche pubblicate da testate Nazionali. Attivista contro l’abuso dei minori, il suo motto è “Coerenza, Costanza, CoScienza”.

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