Sicurezza Informatica
Il Parlamento Europeo chiede il divieto del riconoscimento facciale automatico tramite Intelligenza Artificiale.
Il Parlamento Europeo ha invitato i legislatori degli Stati membri a vietare il riconoscimento facciale automatizzato negli spazi pubblici e ad applicare rigorose garanzie per l’uso dell’intelligenza artificiale da parte delle forze di polizia.
Il tema del riconoscimento facciale, e soprattutto di quello automatico, è scottante dal punto di vista della privacy. In questo caso ad essere sotto inchiesta è l’attività legata al riconoscimento facciale eseguito automaticamente tramite Intelligenza Artificiale e le azioni intrapresa a valle del riconoscimento stesso.
I deputati del Parlamento Europeo sono stati molto chiari su un punto, i database privati di riconoscimento facciale dovrebbero essere vietati. Già perché in alcuni casi questi dati sono gestiti da Privati, ma andiamo con ordine.
La risoluzione votata non è vincolante ma i numeri dei deputati a favore è schiacciante 377 e non può passare inosservata. I contrari sono stati 248 con 62 astenuti.
In generale il principio che i deputati vorrebbero applicare è quello secondo il quale i cittadini dovrebbero essere monitorati solo quando sono sospettati di un crimine. La preoccupazione legata all’utilizzo dell’IA, senza una supervisione umana, si fa strada perché già ci sono stati casi di discriminazioni. Ci sono stati infatti casi nei quali i sistemi di identificazione automatici, basati sull’IA, hanno classificato erroneamente persone appartenenti a gruppi etnici come nel caso di Facebook documentato lo scorso settembre, gli errori inoltre aumentano percentualmente quando si tratta di soggetti non maschi e bianchi come ben evidenziato dal MIT (Massachusetts Institute of Technology) già 3 anni fa.
Anche per questo, secondo i deputati europei, gli algoritmi dovrebbero essere trasparenti, tracciabili, sufficientemente documentati, e dovrebbero utilizzare risorse open source ove possibile.
Cosa afferma la risoluzione sull’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale?
La risoluzione afferma che: “i Soggetti che utilizzano sistemi di riconoscimento basati sull’intelligenza artificiale devono porre rimedio” e inoltre “una persona ha il diritto di non essere sottoposta a una decisione che produca effetti giuridici che la riguardano, o incidano su di essa in modo significativo, che si basi unicamente su un trattamento automatizzato di dati”.
Stavolta non si può dire che la politica europea ci sia andata leggera anche perché, come anticipato, si invitano tutte le autorità Europee competenti a vietare i database privati di riconoscimento facciale (alcune forze dell’ordine in Europa stanno utilizzando quello di Clearview AI per esempio). Le stesse autorità indicano come da vietare anche “le attività di polizia predittiva basata su dati comportamentali”.
L’approvazione della risoluzione segue di fatto alcune richieste simili emerse la scorsa estate da parte degli uffici regolatori UE in materia di privacy. Il Comitato Europeo per la protezione dei dati e il Garante Europeo della protezione dei dati, infatti, hanno affermato che la Commissione Europea dovrebbe vietare ai sistemi di intelligenza artificiale di utilizzare il riconoscimento biometrico per classificare le persone “in gruppi basati su etnia, genere, orientamento politico o sessuale” o qualsiasi altra classificazione che potrebbe portare a discriminazioni.
In linea con questo principio ad aprile scorso, la Commissione Europea ha proposto un disegno di legge chiamato Artificial Intelligence Act, che introdurrebbe un ampio quadro normativo per l’IA. Tra le misure c’è il divieto di identificazione biometrica a distanza (come il riconoscimento facciale) negli spazi pubblici a meno che non venga utilizzata per affrontare reati gravi, tra cui terrorismo e rapimenti. Anche in questi casi dovrebbero essere gli operatori umani a prendere le decisioni finali.
Ma non finisce qui infatti c’è un ulteriore indicazione della Commissione Europea.
Riconoscimento automatico alle frontiere
Anche il riconoscimento automatico alle frontiere fa parte di questa risoluzione. In particolare si chiede la sospensione del progetto iBorderCtrl.
Si tratta di un progetto finanziato dall’UE che prevede lo sviluppo di un metodo per accelerare il traffico alle frontiere esterne dell’UE e aumentare la sicurezza, il tutto utilizzando un sistema automatizzato in grado di rilevare le “bugie” dei viaggiatori.
Il sistema è stato impostato in modo che i viaggiatori utilizzino un’applicazione online per caricare le immagini del passaporto e del visto, quindi una webcam per rispondere alle domande di una guardia di frontiera animata da computer (un avatar di fatto), personalizzata in base al genere, all’etnia e alla lingua del viaggiatore. L’acquisizione di questi dati, comprese le micro espressioni facciali dei viaggiatori stessi, dovrebbe consentire di capire se l’intervistato sta mentendo o meno.
Seguiremo, come sempre, lo sviluppo di tutte le attività su questo tema e soprattutto come e se i singoli Stati, a partire dall’Italia, seguiranno le indicazioni degli organi Europei.
E’ possibile visionare tutta la risoluzione del Parlamento Europeo a questo indirizzo anche in lingua italiana, ritengo infatti importante che ognuno si documenti su questi fatti per farsi un’idea degli scenari che ci attendono.
Concludo riportando integralmente il punto 18 di questa risoluzione, a mio avviso interessante anche per il tema degli “Appalti” su queste tecnologie.
Il Parlamento Europeo quindi “esorta le autorità di contrasto e giudiziarie a identificare e valutare le aree in cui potrebbero risultare vantaggiose soluzioni di IA mirate e a scambiare pratiche migliori sulla diffusione dell’IA; chiede l’adozione da parte degli Stati membri e delle agenzie dell’Unione di una procedura di appalto appropriata per i sistemi di IA ove utilizzati per le attività di contrasto o in ambito giudiziario, al fine di assicurare il rispetto dei diritti fondamentali, e della legislazione applicabile, anche per garantire che la documentazione del software e gli algoritmi siano disponibili e accessibili per la revisione da parte delle autorità di vigilanza competenti; chiede, in particolare, norme vincolanti che impongano la divulgazione in merito a partenariati pubblico-privati, contratti e acquisizioni e delle relative finalità; sottolinea l’esigenza di fornire alle autorità le risorse necessarie, nonché di assicurare loro la competenza richiesta per garantire il pieno rispetto dei requisiti etici, giuridici e tecnici associati alla diffusione dell’IA.
Direi che il Parlamento Europeo su questo tema ha le idee chiare, si tratta ora di farle applicare a tutti gli Stati membri.
Sicurezza Informatica
Vulnerabilità RCE zero-day nei router D-Link EXO AX4800
Un gruppo di ricercatori di SSD Secure Disclosure ha scoperto una vulnerabilità critica nei router D-Link EXO AX4800 (DIR-X4860), che consente l’esecuzione di comandi remoti non autenticati (RCE). Questa falla può portare a compromissioni complete dei dispositivi da parte di aggressori con accesso alla porta HNAP (Home Network Administration Protocol).
Dettagli sulla vulnerabilità
Il router D-Link DIR-X4860 è un dispositivo Wi-Fi 6 ad alte prestazioni, capace di raggiungere velocità fino a 4800 Mbps e dotato di funzionalità avanzate come OFDMA, MU-MIMO e BSS Coloring. Nonostante sia molto popolare in Canada e venduto a livello globale, il dispositivo presenta una vulnerabilità che può essere sfruttata per ottenere privilegi elevati e eseguire comandi come root.
La vulnerabilità è presente nella versione firmware DIRX4860A1_FWV1.04B03. Gli aggressori possono combinare un bypass di autenticazione con l’esecuzione di comandi per compromettere completamente il dispositivo.
Processo di sfruttamento
Il team di SSD ha pubblicato un proof-of-concept (PoC) dettagliato che illustra il processo di sfruttamento della vulnerabilità:
- Accesso alla porta HNAP: Solitamente accessibile tramite HTTP (porta 80) o HTTPS (porta 443) attraverso l’interfaccia di gestione remota del router.
- Richiesta di login HNAP: Un attacco inizia con una richiesta di login HNAP appositamente creata, che include un parametro chiamato ‘PrivateLogin’ impostato su “Username” e un nome utente “Admin”.
- Risposta del router: Il router risponde con una sfida, un cookie e una chiave pubblica, utilizzati per generare una password di login valida per l’account “Admin”.
- Bypass dell’autenticazione: Una successiva richiesta di login con l’header HNAP_AUTH e la password generata consente di bypassare l’autenticazione.
- Iniezione di comandi: Una vulnerabilità nella funzione ‘SetVirtualServerSettings’ permette l’iniezione di comandi tramite il parametro ‘LocalIPAddress’, eseguendo il comando nel contesto del sistema operativo del router.
Fonte: SSD Secure Disclosure
Nel frattempo, è consigliato agli utenti del DIR-X4860 di disabilitare l’interfaccia di gestione remota del dispositivo per prevenire possibili sfruttamenti.
Sicurezza Informatica
SEC: “notificare la violazione dei dati entro 30 giorni”
Tempo di lettura: 2 minuti. La SEC richiede alle istituzioni finanziarie di notificare le violazioni dei dati agli individui interessati entro 30 giorni
La Securities and Exchange Commission (SEC) ha adottato emendamenti al Regolamento S-P, obbligando le istituzioni finanziarie a divulgare gli incidenti di violazione dei dati agli individui interessati entro 30 giorni dalla scoperta. Questi emendamenti mirano a modernizzare e migliorare la protezione delle informazioni finanziarie individuali dalle violazioni dei dati e dall’esposizione a parti non affiliate.
Dettagli delle modifiche al Regolamento S-P
Il Regolamento S-P, introdotto nel 2000, stabilisce come alcune entità finanziarie devono trattare le informazioni personali non pubbliche dei consumatori, includendo lo sviluppo e l’implementazione di politiche di protezione dei dati, garanzie di riservatezza e sicurezza, e protezione contro minacce anticipate. Gli emendamenti adottati questa settimana coinvolgono vari tipi di aziende finanziarie, tra cui broker-dealer, società di investimento, consulenti per gli investimenti registrati e agenti di trasferimento.
Principali cambiamenti introdotti
- Notifica agli individui interessati entro 30 giorni: Le organizzazioni devono notificare agli individui se le loro informazioni sensibili sono state o potrebbero essere state accessibili o utilizzate senza autorizzazione, fornendo dettagli sull’incidente, sui dati violati e sulle misure protettive adottate. L’esenzione si applica se le informazioni non sono previste causare danni sostanziali o inconvenienti agli individui esposti.
- Sviluppo di politiche e procedure scritte per la risposta agli incidenti: Le organizzazioni devono sviluppare, implementare e mantenere politiche e procedure scritte per un programma di risposta agli incidenti, includendo procedure per rilevare, rispondere e recuperare da accessi non autorizzati o dall’uso delle informazioni dei clienti.
- Estensione delle regole di salvaguardia e smaltimento: Queste regole si applicano a tutte le informazioni personali non pubbliche, comprese quelle ricevute da altre istituzioni finanziarie.
- Documentazione della conformità: Le organizzazioni devono documentare la conformità con le regole di salvaguardia e smaltimento, escludendo i portali di finanziamento.
- Allineamento della consegna annuale dell’avviso sulla privacy con il FAST Act: Questo prevede esenzioni in determinate condizioni.
- Estensione delle regole agli agenti di trasferimento registrati presso la SEC o altre agenzie regolatrici.
Implementazione e tempistiche
Gli emendamenti entreranno in vigore 60 giorni dopo la pubblicazione nel Federal Register, la rivista ufficiale del governo federale degli Stati Uniti. Le organizzazioni più grandi avranno 18 mesi per conformarsi dopo la pubblicazione, mentre le entità più piccole avranno due anni.
Implicazioni e obiettivi
Questi aggiornamenti rappresentano una risposta alla trasformazione significativa della natura, scala e impatto delle violazioni dei dati negli ultimi 24 anni. Gary Gensler, presidente della SEC, ha dichiarato che questi emendamenti forniscono aggiornamenti cruciali a una regola adottata per la prima volta nel 2000, contribuendo a proteggere la privacy dei dati finanziari dei clienti.
Inoltre, la SEC ha introdotto nuove regole a dicembre, richiedendo a tutte le società pubbliche di divulgare eventuali violazioni che abbiano influito materialmente o che siano ragionevolmente probabili influire materialmente sulla strategia aziendale, sui risultati operativi o sulla condizione finanziaria.
Sicurezza Informatica
Kinsing sfrutta nuove vulnerabilità per espandere botnet cryptojacking
Tempo di lettura: 2 minuti. Il gruppo Kinsing sfrutta nuove vulnerabilità per espandere la botnet di cryptojacking, prendendo di mira sistemi Linux e Windows.
Il gruppo di cryptojacking Kinsing ha dimostrato la capacità di evolversi e adattarsi rapidamente, integrando nuove vulnerabilità nel proprio arsenale per espandere la botnet. Questi attacchi, documentati da Aqua Security, mostrano come Kinsing continui a orchestrare campagne di mining di criptovalute illegali dal 2019.
Campagne e vulnerabilità sfruttate
Kinsing utilizza il malware noto come H2Miner per compromettere i sistemi e inserirli in una botnet di mining di criptovalute. Dal 2020, Kinsing ha sfruttato varie vulnerabilità, tra cui:
- Apache ActiveMQ, Log4j, NiFi
- Atlassian Confluence
- Citrix, Liferay Portal
- Linux
- Openfire, Oracle WebLogic Server, SaltStack
Oltre a queste vulnerabilità, Kinsing ha utilizzato configurazioni errate di Docker, PostgreSQL e Redis per ottenere l’accesso iniziale ai sistemi, trasformandoli poi in botnet per il mining di criptovalute.
Metodi di attacco e infrastruttura
L’infrastruttura di attacco di Kinsing si suddivide in tre categorie principali: server iniziali per la scansione e lo sfruttamento delle vulnerabilità, server di download per lo staging dei payload e degli script, e server di comando e controllo (C2) che mantengono il contatto con i server compromessi. Gli indirizzi IP dei server C2 risolvono in Russia, mentre quelli utilizzati per scaricare script e binari si trovano in paesi come Lussemburgo, Russia, Paesi Bassi e Ucraina.
Strumenti e tecniche di evasione
Kinsing utilizza diversi strumenti per sfruttare i server Linux e Windows, inclusi script shell e Bash per i server Linux e script PowerShell per i server Windows. Il malware disabilita i servizi di sicurezza e rimuove i miner rivali già installati sui sistemi. Le campagne di Kinsing mirano principalmente alle applicazioni open-source, con una preferenza per le applicazioni runtime, i database e le infrastrutture cloud.
Categorie di programmi utilizzati
L’analisi dei reperti ha rivelato tre categorie distinte di programmi utilizzati da Kinsing:
- Script di Tipo I e Tipo II: utilizzati dopo l’accesso iniziale per scaricare componenti di attacco, eliminare la concorrenza e disabilitare le difese.
- Script ausiliari: progettati per ottenere l’accesso iniziale sfruttando vulnerabilità e disabilitando componenti di sicurezza specifici.
- Binari: payload di seconda fase che includono il malware principale Kinsing e il crypto-miner per minare Monero.
Prevenzione e misure proattive
Per prevenire minacce come Kinsing, è cruciale implementare misure proattive come il rafforzamento delle configurazioni di sicurezza prima del deployment. Proteggere le infrastrutture cloud e i sistemi runtime può ridurre significativamente il rischio di compromissioni.
Il gruppo Kinsing continua a rappresentare una minaccia significativa nel panorama della sicurezza informatica, dimostrando la capacità di adattarsi e sfruttare rapidamente nuove vulnerabilità. La protezione contro queste minacce richiede misure di sicurezza robuste e aggiornamenti continui delle configurazioni di sistema.
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