Le autorità giudiziarie francesi hanno aperto un’inchiesta per scoprire il grado di coinvolgimento delle massime autorità del Paese, insieme all’azienda “Nexa Technologies” (ex Amesys), nella complicità nella tortura, in seguito alla vendita di dispositivi di sorveglianza agli apparati di intelligence libici all’epoca del regno di Muammar Gheddafi.
Uno degli ingegneri di Nexa ha ammesso che il sistema venduto alla Libia includeva una backdoor che permetteva ai dispositivi francesi di tenere traccia di quali dispositivi di Tripoli erano stati monitorati, secondo quanto riportato martedì dal sito francese Intelligence Online.
Una fonte, di cui non è stato fatto il nome, ha spiegato al sito francese che tre ex ufficiali dei servizi segreti francesi hanno testimoniato alla magistratura su questo tema negli ultimi mesi.
Il quotidiano Liberation aveva già rivelato che il fondatore della società francese Nexa era un direttore esecutivo di Amesys, che all’epoca di Gheddafi fornì alla Libia un sistema in grado di intercettare il traffico Internet del Paese. L’accordo, concluso nel 2007, è stato svelato dopo la caduta del regime libico nel 2011 ed è diventato oggetto di un seguito legale in Francia per l’accusa di complicità in atti di tortura in Libia.
Dopo questo scandalo, Stéphane Salies e Olivier Bohbot – ex dirigenti di Amesys – hanno fondato due nuove società, Nexa Technologies in Francia e Middle East Advanced Systems negli Emirati Arabi Uniti, attraverso le quali hanno continuato a trattare con i regimi dittatoriali nonostante un’indagine giudiziaria sull’accordo per la fornitura a Gheddafi di un sistema di monitoraggio di Internet, secondo il quotidiano Liberation.