Tech
Come modificare l’hostname in Debian 12 BookWorm: la guida
Tempo di lettura: 2 minuti. Una guida completa su come modificare l’hostname in Debian 12 BookWorm, con dettagli sui prerequisiti, la terminologia e due metodi differenti per apportare le modifiche.
Nel vasto mondo dei computer in rete, ogni dispositivo necessita di un identificatore unico, un nome che lo renda distinguibile dagli altri. Questo identificatore unico è noto come “hostname”. Che tu stia lavorando in una grande rete aziendale o semplicemente sperimentando con una personale installazione Linux, potresti trovarti a dover cambiare questo hostname in qualche momento. Questa guida dettagliata ti accompagna nel processo di modifica dell’hostname in Debian 12 BookWorm, una delle ultime versioni della popolare distribuzione Linux Debian.
Prerequisiti necessari
Prima di immergersi nei dettagli tecnici, assicurati di avere quanto segue:
- Accesso a un terminale: è possibile accedere al terminale tramite la GUI o via SSH se si sta lavorando da remoto.
- Privilegi di superutente o sudo: l’accesso amministrativo è necessario per apportare modifiche a livello di sistema.
- Comprensione di base della linea di comando Linux: conoscere come navigare nel terminale sarà utile.
- Un’istanza installata di Debian 12 BookWorm: le istruzioni sono specifiche per questa versione.
Terminologia
Per assicurarci di essere sulla stessa lunghezza d’onda, chiarifichiamo alcune terminologie:
- Hostname: un’etichetta assegnata a una macchina in una rete.
- Superutente: l’amministratore con pieno accesso al sistema Linux.
- sudo: comando che permette agli utenti autorizzati di eseguire un comando come superutente.
- /etc/hostname e /etc/hosts: file di configurazione che memorizzano le informazioni sull’hostname.
Backup delle impostazioni correnti
È sempre prudente eseguire il backup delle configurazioni importanti prima di apportare modifiche. Apri il terminale ed esegui:
bashCopy code
cp /etc/hostname /etc/hostname.bak cp /etc/hosts /etc/hosts.bak
Questo crea copie di backup dei tuoi attuali file hostname e hosts.
Metodo 1: Utilizzo del comando HOSTNAMECTL
Segue una serie di passaggi che illustrano come utilizzare il comando hostnamectl
per modificare l’hostname:
- Verifica l’hostname corrente: per vedere il tuo hostname attuale, esegui il comando
hostnamectl
. - Cambia l’hostname: per modificare il tuo hostname, esegui
sudo hostnamectl set-hostname nuovo-hostname
, sostituendo “nuovo-hostname” con l’hostname desiderato. - Verifica le modifiche: utilizza nuovamente il comando
hostnamectl
per verificare se l’hostname è stato aggiornato.
Metodo 2: Modifica manuale dei file di configurazione
Questo metodo implica la modifica manuale dei file di configurazione, come descritto nei passaggi seguenti:
- Apri il file /etc/hostname: utilizza un editor di testo come
nano
per aprire il file, con il comandosudo nano /etc/hostname
. - Modifica l’hostname: nel file, elimina l’hostname corrente e sostituiscilo con il nuovo, quindi salva ed esci.
- Apri ed edita il file /etc/hosts: apri il file con
sudo nano /etc/hosts
e sostituisci il vecchio hostname con il nuovo, quindi salva ed esci. - Applica le modifiche: dopo aver apportato queste modifiche, applicale con il comando
sudo systemctl restart systemd-hostnamed
. - Verifica le modifiche: per verificare se l’hostname è stato modificato con successo, esegui nuovamente
hostnamectl
.
Risoluzione comune dei problemi
In caso di problemi, ecco alcune soluzioni comuni:
- L’hostname non si aggiorna immediatamente: se noti che l’hostname non viene aggiornato immediatamente, un riavvio del sistema spesso risolve il problema.
- Problemi con i servizi di rete: dopo aver cambiato l’hostname, potresti notare che alcuni servizi relativi alla rete funzionano in modo anomalo. Riavviare il servizio di rete di solito risolve il problema.
Smartphone
Vivo T3 Ultra e Vivo V40 Lite: due nuovi smartphone
Tempo di lettura: 2 minuti. Vivo lancia il T3 Ultra in India e si prepara al lancio del V40 Lite con varianti 4G e 5G, puntando su specifiche avanzate e prezzi competitivi.
Il mercato degli smartphone continua a evolversi con il lancio di nuovi modelli da parte di Vivo, come il Vivo T3 Ultra e il Vivo V40 Lite. Mentre il T3 Ultra si rivolge al mercato con specifiche elevate e un prezzo competitivo, il V40 Lite, nelle varianti 4G e 5G, mira a espandere la presenza internazionale di Vivo.
Vivo T3 Ultra: caratteristiche e disponibilità in India
Il Vivo T3 Ultra è stato lanciato ufficialmente in India come parte della serie Vivo T3, che include già modelli come il Vivo T3x e il T3 Lite. Con un prezzo iniziale di circa 31.999 INR (circa 365 euro) per la versione base da 8GB di RAM e 128GB di memoria interna, il dispositivo si posiziona nel segmento medio-alto del mercato. Tra le caratteristiche principali troviamo un display AMOLED curvo 3D da 6,78 pollici con una risoluzione 1.5K e supporto HDR10+, una batteria da 5.500 mAh con ricarica rapida da 80W e un processore Mediatek Dimensity 9200+. Il comparto fotografico è composto da una fotocamera principale Sony IMX921 da 50MP con stabilizzazione ottica e una fotocamera frontale da 50MP.
Le vendite inizieranno il 19 settembre tramite Flipkart e il sito ufficiale di Vivo. Il Vivo T3 Ultra si distingue per il suo design elegante e il suo hardware avanzato, confrontandosi con modelli come il Realme GT 6T e il Motorola Edge 50 Pro.
Vivo V40 Lite: fuga di notizie su design e specifiche
Il Vivo V40 Lite, nelle varianti 4G e 5G, è stato recentemente al centro di indiscrezioni che ne hanno rivelato il design e alcune specifiche chiave. Il modello 4G sarà dotato di un processore Snapdragon 685, mentre la versione 5G includerà il chip Snapdragon 4 Gen 1. Entrambi i modelli avranno una batteria da 5.000 mAh e fotocamere da 50MP sul retro e 32MP sul fronte.
La variante 4G sarà disponibile a partire da un prezzo di circa 18.000 INR (circa 206 euro), mentre la versione 5G costerà intorno ai 24.000 INR (circa 275 euro). Le differenze tra le due versioni si riflettono anche nel design: mentre entrambe saranno disponibili in tonalità Violet e Silver, la versione 5G avrà un design con effetto cangiante.
Tech
Micro reattori nucleari: soluzione da 20 milioni di euro per i data center e l’industria dell’AI?
Con la crescita esponenziale dell’intelligenza artificiale e dei data center, la necessità di fonti di energia affidabili e pulite diventa sempre più urgente. Nano Nuclear Energy sta sviluppando micro reattori nucleari che potrebbero rappresentare una soluzione concreta a partire dal 2031, con prototipi previsti già per il 2027. Questi reattori, compatti e trasportabili via terra, mare o ferrovia, offrono energia sicura e scalabile, ideale per alimentare data center in località remote.
Progettati per essere plug-and-play, i micro reattori di Nano Nuclear Energy richiedono un’infrastruttura minima per l’installazione e offrono un funzionamento sicuro grazie a tecnologie avanzate che evitano il rischio di surriscaldamento. Uno degli ostacoli principali resta l’approvazione normativa, ma i cambiamenti regolatori, come il Progetto Pele del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, potrebbero semplificare il percorso verso il loro impiego commerciale. Il costo previsto di questi reattori è di circa 20 milioni di euro, rendendoli accessibili per un’ampia gamma di industrie.
Sicurezza e gestione dei rifiuti nucleari
James Walker, CEO di Nano Nuclear Energy, ha sottolineato che i reattori nucleari, inclusi quelli su scala micro, rappresentano la forma di energia più sicura in termini di morti per gigawatt ora. Inoltre, ha affrontato la questione dei rifiuti nucleari, affermando che la quantità generata da tutti i reattori operativi negli Stati Uniti, comprese le unità navali, potrebbe essere contenuta in un solo campo da calcio.
Robotica
Robot microscopico in stile kirigami: innovazione millimetrica
Tempo di lettura: 2 minuti. Cornell sviluppa un robot microscopico ispirato al kirigami, capace di trasformarsi in forme 3D e muoversi autonomamente grazie a cerniere attivabili elettrochimicamente.
Il team di ricerca di Cornell ha sviluppato un nuovo robot microscopico ispirato al kirigami, capace di trasformarsi da un foglio bidimensionale a complesse strutture tridimensionali e muoversi autonomamente. Questo robot, grande meno di 1 millimetro, è realizzato come un “metasheet” esagonale, che attraverso una scarica elettrica si piega in forme pre-programmate e può anche strisciare su superfici. Grazie al suo design innovativo, il robot utilizza tagli sottili nel materiale per piegarsi, espandersi e muoversi.
Questa tecnologia è descritta nel recente articolo “Electronically Configurable Microscopic Metasheet Robots”, pubblicato su Nature Materials. I principali autori sono Qingkun Liu e Wei Wang, due ricercatori post-dottorato, sotto la supervisione di Itai Cohen, professore di fisica alla Cornell.
Innovazione basata sul kirigami
Il kirigami, variante dell’origami, consente al robot di piegarsi in forme 3D senza dover nascondere materiale in eccesso, rendendo l’approccio molto più efficiente nella creazione di strutture tridimensionali. Questo robot è composto da circa 100 pannelli di biossido di silicio collegati tramite oltre 200 cerniere attuabili, ognuna delle quali è spessa appena 10 nanometri. Queste cerniere, attivate elettrochimicamente, permettono al robot di cambiare forma, espandersi e contrarsi fino al 40%, oltre che avvolgersi attorno a oggetti.
Uno degli obiettivi del progetto era creare una macchina microscopica in grado di muoversi autonomamente, superando le sfide del contatto e dell’attrito a livello microscopico. Il robot riesce a muoversi attraverso il suo ambiente cambiando forma, sfruttando le forze di resistenza fluidodinamica per nuotare, simile al movimento in un fluido viscoso come il miele.
Applicazioni future
Il team di Cohen prevede di combinare queste strutture flessibili con controlli elettronici, creando materiali “elastronici” in grado di rispondere in modo ultra-reattivo agli stimoli. Questi materiali potrebbero trovare applicazione in micromacchine riconfigurabili, dispositivi biomedicali miniaturizzati e materiali intelligenti che reagiscono agli impatti alla velocità della luce.
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