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Funzionari armeni colpiti con Pegasus. Sospettato l’Azerbaigian

Tempo di lettura: 2 minuti. Le vittime sono una portavoce del Ministero degli Esteri armeno, un investigatore sui crimini di guerra azeri, giornalisti, accademici e un lavoratore delle Nazioni Unite.

Tempo di lettura: 2 minuti.

Funzionari governativi, attivisti per i diritti umani, giornalisti e accademici armeni sono caduti vittime di spionaggio da parte di un paese straniero utilizzando il software spia Pegasus del gruppo israeliano NSO. Questo è quanto emerge da un nuovo rapporto pubblicato da Amnesty International’s Security Lab e The Citizen Lab.

Gli attacchi e le possibili implicazioni politiche

Tra le vittime figurano la portavoce del Ministero degli Esteri armeno e l’allora Difensore dei Diritti Umani dell’Armenia, che indagava su sospetti crimini di guerra contro l’Azerbaigian. Le prove raccolte farebbero pensare a una correlazione con la guerra nel territorio conteso del Nagorno-Karabakh, e l’Azerbaigian è sospettato di essere dietro l’hacking.

Gli attacchi risalgono al novembre 2021, quando Apple inviò i primi avvertimenti ad alcune delle vittime, informandole di essere state oggetto di un cyberattacco da parte di una nazione straniera. L’esame forense dei loro telefoni è stato condotto da The Citizen Lab dell’Università di Toronto, l’organizzazione dei diritti digitali civili Access Now, Amnesty Tech e CyberHUB-AM, il centro di risposta alle emergenze cyber per le organizzazioni della società civile in Armenia.

Ruolo dell’Azerbaigian e le sue Relazioni con NSO Group

L’Azerbaigian è stato precedentemente sospettato di aver utilizzato il software spia Pegasus contro giornalisti e attivisti della società civile nel proprio paese. L’Azerbaigian non è l’unico paese che ha fatto ricorso ai sistemi avanzati di intelligence e militari forniti da compagnie israeliane. Israele ha consolidato i suoi legami strategici con l’Azerbaigian negli ultimi anni, esportando miliardi di dollari di armamenti nel paese, che confina con il suo nemico regionale, l’Iran.

Armenia come bersaglio di spionaggio

Stavolta, però, i bersagli dello spionaggio erano armeni. Le prove forensi e l’identità delle vittime indicano che probabilmente il governo dell’Azerbaigian era dietro la campagna di spionaggio. Gli attacchi sarebbero iniziati a seguito delle tensioni nella regione del Nagorno-Karabakh, un’enclave contesa con una popolazione prevalentemente etnica armena e un governo separatista nel cuore dell’Azerbaigian.

Risposta del gruppo NSO e la posizione di Amnesty Tech

Il Gruppo NSO, rispondendo alle domande di Haaretz, ha dichiarato di non essere in grado di confermare o negare l’identità dei suoi clienti e ha ribadito il proprio impegno nella conformità e nella politica dei diritti umani. Amnesty Tech, invece, ha ribadito l’urgenza di un divieto su queste forme invasive di spyware per fermare la crisi in corso abilitata da questa industria.

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