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Telecamere di sorveglianza cinesi: l’Australia le rimuove dagli uffici statali

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Il governo australiano vuole rimuovere le telecamere di sorveglianza cinesi, fornite da HikVision e Dahua, trovate negli uffici della difesa e di altri dipartimenti governativi.

Il governo australiano ha dichiarato a Camberra, che rimuoverà le telecamere di sicurezza di fabbricazione cinese al momento presenti negli uffici del dipartimento della difesa e in altri edifici governativi. Il ministro della Difesa Richard Marles ha ammesso la presenza di un potenziale problema di sicurezza. Sono infatti più di 900 le telecamere di sorveglianza fornite da HikVision e Dahua trovate in diversi uffici.

In un’intervista ha infatti dichiarato: “Questo è un problema e…stiamo facendo una valutazione di tutta la tecnologia per la sorveglianza all’interno della difesa. Dove si trovano quelle particolari telecamere, verranno rimosse.”

I controlli arrivano dopo che a novembre i funzionari britannici hanno indicato ai dipartimenti governativi di interrompere l’installazione di telecamere di sorveglianza collegate alla Cina in edifici sensibili. I rischi alla sicurezza sono la motivazione evidenziata.

Anche un esponente dell’opposizione, James Paterson, ha affermato che, secondo le sue verifiche, sono quasi 1.000 unità le apparecchiature di Hangzhou Hikvision Digital Technology e Dahua Technology installate. Gli uffici governativi coinvolti sarebbero più di 250.

Paterson, che ha il ruolo di ministro ombra per la sicurezza informatica e per contrastare le interferenze straniere, ha esortato il governo a elaborare urgentemente un piano per rimuovere tutte queste telecamere.

Sul fronte opposto Hikvision ha affermato che è “categoricamente falso” rappresentare l’azienda come una minaccia per la sicurezza nazionale australiana. L’azienda infatti non può accedere ai dati video degli utenti finali. Non può neanche gestire i database degli utenti finali o vendere cloud storage in Australia. Come riportato dalla fonte, un portavoce dell’azienda ha comunicato: “Le nostre telecamere sono conformi a tutte le leggi e i regolamenti australiani applicabili e sono soggette a severi requisiti di sicurezza.”

Al momento sembra che non ci siano repliche da parte di Dahua Technology.

Nigel Phair, un esperto di sicurezza informatica presso l’Università del New South Wales, ha affermato che il governo sta adottando un approccio cauto.

Phair su questo dichiara: “La preoccupazione è che si tratti di fotocamere prodotte in Cina e che vengano raccolti dati che risalgono allo stato cinese.”

L’Australia e la Cina hanno cercano inoltre di ricucire i rapporti diplomatici in parte danneggiati nel 2018. In quell’anno infatti arriva la decisione australiana di bandire il colosso tecnologico cinese Huawei dalla sua rete a banda larga 5G.

La vicenda avrà probabilmente ulteriori sviluppi sia in Australia sia in altri paesi dell’area.


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