In un contesto finanziario e normativo complesso, Apple si trova coinvolta in tre episodi chiave che segnano il primo trimestre del 2025. Le vendite azionarie del CEO Tim Cook, i nuovi dazi imposti dall’amministrazione Trump, e una causa da 5 miliardi di dollari relativa alla gestione degli eBook stanno disegnando un quadro di pressione crescente per il colosso di Cupertino, a ridosso della WWDC.
Tim Cook cede azioni Apple per 24 milioni di dollari

Il 1° aprile, Tim Cook ha venduto 108.136 azioni Apple per un valore complessivo di oltre 24 milioni di euro. Le azioni derivano da un pacchetto di Restricted Stock Units (RSU) concesse nel 2020, le cui ultime tranche sono maturate proprio quest’anno. I titoli sono stati trasferiti al suo trust personale. È probabile che Cook riceva un nuovo pacchetto azionario da Apple nel prossimo periodo, per incentivare la continuità del suo ruolo da CEO, posizione che ricopre dal 2011. Anche altri dirigenti come Jeff Williams e Katherine Adams hanno venduto azioni, per un valore di circa 7,9 e 8,6 milioni di euro rispettivamente.
Trump reintroduce i dazi: Apple perde il 7,5% in borsa
Una nuova ondata di tariffe commerciali volute dall’amministrazione Trump ha colpito direttamente la filiera produttiva di Apple. I dazi, attivi dal 9 aprile, coinvolgono tutti i principali partner produttivi di Apple – tra cui Cina, India, Vietnam e Taiwan – con percentuali variabili tra il 24% e il 46%. Apple ha cercato negli ultimi anni di diversificare la produzione fuori dalla Cina, ma l’estensione dei dazi a nuovi paesi, incluso l’India, vanifica in parte queste strategie.
Secondo Morgan Stanley, le nuove tasse potrebbero costare ad Apple circa 8,5 miliardi di euro ogni anno, a meno che non vengano concesse esenzioni come accaduto durante il primo mandato di Trump. Ma lo stesso Trump ha affermato che questa volta non ci saranno deroghe. In reazione, le azioni Apple hanno perso il 7,5% nel trading after-hours, mostrando la sensibilità del mercato alla politica commerciale statunitense.
Apple accusata di pubblicità ingannevole per gli eBook: in arrivo una causa da 5 miliardi
Un’ulteriore grana legale si aggiunge al quadro. Apple è stata citata in giudizio in California con una class action da 5 miliardi di euro. L’accusa riguarda la gestione degli acquisti su Apple Books: i clienti ritengono di acquistare eBook in maniera permanente, mentre in realtà ottengono solo licenze revocabili, come previsto dai termini nascosti nelle condizioni di servizio.
Il caso Morehouse et al v. Apple Inc. sostiene che Apple rimuove contenuti acquistati senza preavviso e senza rimborsi, una pratica che i legali dei querelanti considerano ingannevole. Il cuore del problema è la mancanza di chiarezza nella schermata di acquisto dell’app Books, dove non viene segnalata in modo esplicito la natura delle licenze digitali. Apple si difende facendo riferimento ai Media Services Terms and Conditions, a cui l’utente acconsente all’atto dell’attivazione del dispositivo, ma che non sono immediatamente accessibili in fase di acquisto.
Un trimestre cruciale per Apple
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Queste tre vicende – la vendita azionaria del CEO, la pressione fiscale sui fornitori internazionali e la disputa legale sul possesso degli eBook – evidenziano le sfide sempre più complesse che Apple deve affrontare tra leadership aziendale, geopolitica e trasparenza verso i consumatori. Mentre il 2025 prosegue, sarà determinante osservare come il gruppo risponderà a queste sollecitazioni nel breve e medio termine.