Ingegneria ispirata alla biologia: a che punto è la tecnologia dei robot intelligenti autoriparanti?

di Lorenzo De Santis matricedigitale.it
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L’ingegneria robotica compie un salto di qualità con la nuova generazione di sistemi morbidi autoriparanti sviluppati presso l’Università del Nebraska–Lincoln. Un team guidato da Eric Markvicka, insieme ai dottorandi Ethan Krings e Patrick McManigal, ha presentato un avanzamento decisivo per la creazione di muscoli artificiali intelligenti capaci di rilevare, localizzare e autonomamente riparare danni, imitando il comportamento della pelle umana e vegetale. Il progetto, finalista agli ICRA 2025 Best Paper Awards, punta a superare i limiti storici della robotica soft, che non aveva ancora integrato la reale capacità di autoriparazione biologica.

Architettura multistrato: pelle elettronica, cuore autoriparante

Il sistema ideato si basa su una struttura a tre strati. Lo strato superiore, responsabile dell’attuazione, viene attivato tramite pressurizzazione idraulica per produrre movimento. Il livello intermedio è un elastomero termoplastico rigido autoriparante, mentre la base è una “pelle” elettronica, formata da microgocce di metallo liquido incorporate in una matrice siliconica. Quest’ultimo strato è fondamentale, perché rileva i danni grazie a reti di tracciati conduttivi che, al verificarsi di una lacerazione o pressione eccessiva, formano una nuova rete elettrica, segnalando la lesione.

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Il sistema induce cinque correnti di monitoraggio nella pelle artificiale, collegate a un microcontrollore che rileva la formazione di nuovi percorsi elettrici tipici di un danno. Una volta riconosciuta la lesione, il circuito incrementa la corrente in quel punto, generando calore localizzato tramite effetto Joule. Il calore così prodotto scioglie l’elastomero termoplastico intermedio e sigilla la ferita in modo autonomo, senza intervento umano.

Resettare la memoria del danno: innovazione attraverso l’elettromigrazione

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Una delle principali difficoltà delle tecnologie autoriparanti è l’impossibilità di ripetere il ciclo danno-riparazione più di una volta: le reti elettriche formate dal danno restano “memorizzate” nel materiale. Il team del Nebraska ha ribaltato questa limitazione sfruttando il fenomeno dell’elettromigrazione. Aumentando la corrente dopo la riparazione, si induce la migrazione degli atomi metallici fino a rompere la nuova traccia conduttiva creata dal danno. Così, il sistema torna alle condizioni originarie e può affrontare cicli multipli di danno e riparazione senza perdere sensibilità o efficienza.

Applicazioni reali e potenziale trasformativo

Questa tecnologia intelligente autoriparante promette di rivoluzionare la robotica in ambienti ostili. In ambito agricolo, robot morbidi dotati di questa architettura potrebbero lavorare tra rami, spine e vetri senza subire danni irreparabili. Nel campo della salute, sistemi indossabili più resistenti e longevi potranno monitorare parametri vitali anche in condizioni difficili, estendendo il ciclo di vita e riducendo la produzione di rifiuti elettronici. L’autonomia di riparazione abbassa la necessità di interventi esterni, abbattendo costi e rischi di fermo macchina.

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Il principio ha anche risvolti ambientali. Oggi i dispositivi elettronici di consumo hanno cicli di vita brevissimi e generano enormi quantità di rifiuti tossici, tra cui piombo e mercurio. L’adozione su larga scala di materiali autoriparanti potrebbe ridurre l’impatto ambientale dei rifiuti elettronici, segnando un passo avanti nella sostenibilità tecnologica.

Sfide tecniche e prospettive

La chiave di questa innovazione risiede nell’integrazione tra sensori elettronici avanzati, materiali termoplastici intelligenti e algoritmi di controllo in tempo reale. Il superamento della barriera della memoria del danno, attraverso l’uso controllato dell’elettromigrazione, apre la strada a robotica e dispositivi che mimano sempre più da vicino i sistemi biologici.

La ricerca, supportata dalla National Science Foundation e da enti come NASA Nebraska EPSCoR, è destinata a influenzare molteplici settori e a stimolare l’adozione di sistemi autonomi, resilienti e sempre più intelligenti.

Le nuove architetture robotiche autoriparanti, basate su strati sensoriali e materiali attivi, rappresentano una svolta epocale per la robotica, la bioingegneria e la tecnologia indossabile. Il ciclo di autoriparazione multipla, reso possibile dall’elettromigrazione controllata, mostra il potenziale di materiali e sistemi capaci di adattarsi e rigenerarsi, aprendo scenari applicativi inediti e portando la tecnologia più vicina che mai ai processi biologici.

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