Sommario
La decisione della Commissione Europea che impone a Meta di offrire agli utenti europei una scelta tra abbonamento senza pubblicità e servizio gratuito con annunci meno personalizzati viene definita da Meta come errata e illegittima. L’azienda, attraverso il Vicepresidente Legale Tim Lamb, annuncia ricorso, sottolineando che tale decisione viola una sentenza della Corte di Giustizia Europea che riconosceva la validità di una scelta tra servizio a pagamento senza pubblicità e servizio gratuito sostenuto da pubblicità personalizzata.
Contrasto tra sentenza CJEU e interpretazione della Commissione
Secondo Meta, la Digital Markets Act (DMA) obbliga i cosiddetti “gatekeeper” a ottenere un consenso GDPR esplicito per l’uso dei dati personali nella pubblicità, ma la Commissione ignora una sentenza fondamentale della Corte europea che aveva riconosciuto come legittima la soluzione duale abbonamento/pubblicità, già adottata anche da altre piattaforme e validata da autorità di Francia, Danimarca e Germania. Invece, la Commissione sostiene che il modello di Meta non sia conforme, obbligando l’azienda a offrire gratuitamente una versione del servizio con pubblicità meno personalizzata. Secondo Meta, questo non solo viola la giurisprudenza europea, ma priva l’azienda della possibilità di operare secondo le stesse regole di mercato applicate ad altri.
Sostenibilità economica e impatto sugli utenti
Meta critica la richiesta di fornire un servizio con pubblicità meno personalizzata (LPA) gratuitamente, senza considerare i costi e l’efficacia del modello. La società sottolinea che le piattaforme digitali, come ogni altro servizio “essenziale” nell’economia, meritano una giusta compensazione per il valore offerto agli utenti, al pari dei servizi di telecomunicazione o media. Secondo Meta, la Commissione considera i social network come servizi socialmente essenziali, ma ignora che altri servizi vitali sono a pagamento e che non può essere richiesto un servizio digitale gratuito senza compromessi economici o funzionali.
Conseguenze delle LPA su imprese, PMI e investimenti digitali
Meta riporta che la pubblicità personalizzata ha generato nel 2024 oltre 213 miliardi di euro in attività economica e creato circa 1,44 milioni di posti di lavoro nell’Unione Europea. Il passaggio forzato alle LPA porta a risultati nettamente peggiori: gli annunci meno personalizzati producono una riduzione del 70% delle conversioni onsite e del 61% delle conversioni offsite per le aziende europee, con impatto pesantissimo soprattutto per le PMI che dipendono dalla risposta diretta degli utenti. Le prime analisi mostrano anche un aumento dell’800% nella chiusura degli annunci da parte degli utenti per motivi di irrilevanza o ripetitività, segnale di una esperienza utente degradata.
Meta denuncia che la scelta della Commissione penalizza proprio gli attori più piccoli e innovativi, rendendo più difficile per le startup europee monetizzare con la pubblicità e riducendo la competitività dell’ecosistema digitale europeo rispetto a quello internazionale.
Dialogo regolatorio e critiche al metodo della Commissione
Meta sottolinea che, nonostante mesi di dialogo e proposte per adeguarsi alla DMA, la Commissione ha modificato continuamente i requisiti, senza fornire indicazioni chiare né valutare concretamente le soluzioni presentate dall’azienda. Questa mancanza di chiarezza e trasparenza nelle comunicazioni mette a rischio la stessa logica di partecipazione regolatoria e compliance, trasformando il processo in una serie di richieste unilaterali e irrealistiche.
L’azienda conclude invitando la Commissione e tutte le parti coinvolte a riprendere un dialogo realmente costruttivo per trovare soluzioni che rispettino privacy, innovazione e libertà di scelta degli utenti, senza distruggere l’equilibrio competitivo e la crescita digitale che la DMA stessa si era posta come obiettivo principale.