Cyberattacchi globali colpiscono Aeroflot, Orange e St. Paul

di Redazione
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I cyberattacchi più recenti hanno messo in ginocchio realtà critiche in tre continenti: Aeroflot in Russia, Orange in Francia e la città di St. Paul negli Stati Uniti. Gli effetti sono stati immediati e gravi: voli cancellati, servizi digitali bloccati, reti isolate, mentre gruppi hacktivist ucraini e bielorussi hanno rivendicato almeno uno degli attacchi più devastanti. Le implicazioni toccano infrastrutture strategiche e settori essenziali come l’aviazione, le telecomunicazioni e la pubblica amministrazione. Gli esperti leggono questi eventi come una nuova escalation nella guerra cibernetica globale, dove sabotaggio, spionaggio e propaganda si fondono in un’unica strategia offensiva. Le indagini sono in corso, ma le ricostruzioni forensi cominciano già a delineare schemi comuni, vulnerabilità sfruttate e motivazioni geopolitiche.

Attacco devastante su Aeroflot

Nel caso più eclatante, l’attacco alla compagnia aerea Aeroflot è stato rivendicato congiuntamente dai gruppi Silent Crow e Cyberpartisans BY, due sigle note per azioni cibernetiche contro infrastrutture russe e bielorusse. Gli hacker sono penetrati nell’infrastruttura IT per oltre un anno, mappando in dettaglio i sistemi interni della compagnia. L’impatto è stato drammatico: 7.000 server, fisici e virtuali, sono stati distrutti, 12TB di database cancellati, 8TB di file condivisi eliminati, e 2TB di email aziendali rimossi. Sono stati anche esfiltrati dati sensibili, tra cui cronologie di volo, registrazioni telefoniche e dati di tracciamento GPS del personale. Le conseguenze si sono riversate immediatamente sulla logistica: oltre 60 voli cancellati, ritardi massivi nei sistemi di prenotazione, e operazioni manuali imposte su alcune rotte. Aeroflot, che trasporta oltre 55 milioni di passeggeri l’anno con una flotta di 171 aerei, rappresenta il 42% del mercato russo. Fonti interne hanno confermato che le operazioni sono riprese solo parzialmente. I gruppi hacktivist hanno imposto una deadline di 72 ore per l’avvio di negoziazioni, minacciando la pubblicazione dei dati rubati. Le autorità russe non hanno ancora attribuito ufficialmente la responsabilità, e il Procuratore Generale mantiene il silenzio. Tuttavia, l’intelligence occidentale sta già analizzando le stringhe di codice e i campioni leak per verificarne l’autenticità. Silent Crow e Cyberpartisans BY sono già noti per aver bloccato in passato le ferrovie bielorusse, rallentando i movimenti militari russi in Ucraina. L’attacco ad Aeroflot appare coerente con una logica geopolitica, mirata a colpire l’infrastruttura simbolica del trasporto russo. Le misure di contenimento ora adottate includono segmentazione di rete, revoca dei privilegi di accesso, configurazioni firewall avanzate e analisi dei log per rilevamento precoce. La comunità globale condivide indicatori di compromissione e implementa patch urgenti, mentre le aziende aviation di tutto il mondo alzano l’allerta. L’evento segna una vulnerabilità sistemica delle compagnie aeree e spinge verso investimenti in AI per detection e automatizzazione delle risposte. La sicurezza dei voli resta la priorità. L’attacco dimostra anche l’urgenza di modernizzare i sistemi legacy, ancora diffusi in molte flotte commerciali.

Violazione dei sistemi a Orange

Il 25 luglio, l’operatore francese Orange ha scoperto una violazione nei sistemi IT, attivando immediatamente i team interni e isolando la rete compromessa. La risposta è stata rapida: il supporto di Orange Cyberdefense ha permesso di contenere l’incidente, sebbene i servizi business e consumer abbiano subito interruzioni diffuse. L’azienda ha presentato denuncia alle autorità francesi il 28 luglio e garantisce che non vi è stata esfiltrazione di dati clienti. L’incidente ha colpito in particolare le piattaforme di gestione aziendale, mentre i clienti retail hanno registrato disservizi più contenuti. La normalizzazione è prevista entro il 30 luglio. L’attacco ha riacceso i riflettori su precedenti episodi: nel febbraio scorso, una violazione non critica aveva colpito una filiale rumena di Orange, con documenti interni trapelati online. Le indagini attuali non hanno ancora attribuito l’evento a un gruppo specifico, ma si ipotizza una connessione con le operazioni del collettivo Salt Typhoon, legato alla Cina e attivo anche contro AT&T e Verizon. Phishing e vulnerabilità zero-day emergono come vettori più probabili. Orange ha rafforzato le difese con crittografia avanzata, aggiornamenti firmware e implementazione di VPN sicure. Le autorità francesi, con il supporto dell’ANSSI, coordinano le indagini tecniche e garantiscono una risposta nazionale strutturata. Il settore telecom si trova sempre più spesso nel mirino. Le aziende investono in monitoraggio continuo del traffico e audit regolari dei fornitori terzi, identificati come punto debole nelle supply chain. La community europea condivide best practices, mentre i forum cybersecurity discutono strategie di mitigazione sempre più multilivello. Orange mantiene la conformità al GDPR e aggiorna costantemente i propri clienti tramite canali ufficiali, in un contesto che sottolinea la fragilità del settore e la necessità di resilienza a lungo termine.

Incidente cyber a St. Paul

Negli Stati Uniti, la città di St. Paul è stata vittima di un attacco cyber iniziato venerdì 26 luglio, che ha portato al blocco totale dei pagamenti online, alla sospensione dei servizi bibliotecari e alla chiusura dei centri ricreativi. L’incidente ha avuto un impatto diretto sulla vita quotidiana dei residenti, toccando anche i servizi municipali essenziali. Il governatore Tim Walz ha emesso un ordine esecutivo per attivare il supporto della Guardia Nazionale, che ha messo a disposizione competenze cyber per supportare la città. La scala dell’attacco ha superato le capacità tecniche locali, rendendo necessario un intervento inter-agenzia. Non è ancora emersa una rivendicazione, né dettagli chiari sul vettore di attacco. Tuttavia, Minnesota IT Services e fornitori esterni di cybersecurity stanno supportando le operazioni di contenimento e recovery. Si lavora all’analisi dei backup, mentre i sistemi compromessi sono stati isolati. I municipi americani rappresentano target ricorrenti per campagne di ransomware e attacchi DDoS. Le misure adottate a St. Paul includono autenticazione multi-fattore, protocolli d’emergenza e canali alternativi per l’erogazione dei servizi. Gli esperti segnalano che molte delle vulnerabilità risiedono in sistemi legacy, spesso mai aggiornati. L’amministrazione punta ora a una resilienza di lungo termine, valutando soluzioni in cloud ibrido, formazione interna e strumenti AI per la detection precoce. La risposta è stata improntata a trasparenza: aggiornamenti continui sono pubblicati sul sito ufficiale e le autorità federali monitorano l’evoluzione.

Pattern globali nelle minacce cyber

I tre incidenti evidenziano pattern comuni e tendenze transnazionali. I gruppi hacktivist come Silent Crow colpiscono infrastrutture russe in supporto all’Ucraina. I collettivi di spionaggio come Salt Typhoon mirano alle telecom europee. I ransomware bloccano municipi statunitensi con richieste estorsive. Le supply chain si confermano il punto più esposto: fornitori terzi, applicazioni legacy, credenziali privilegiate. Le aziende e le amministrazioni stanno adottando strategie come il threat hunting proattivo, monitoraggio log con AI, standard NIST e conformità regolamentare. Il costo economico è elevato: downtime, perdita di dati, danni reputazionali. Governi nazionali come USA e UE aumentano gli investimenti in CISA, NIS2 e forze dedicate come cyber command. Nascono forum globali, mentre la community open-source rilascia tool gratuiti per rafforzare le difese. I pattern ibridi – che combinano malware, phishing e ingegneria sociale – complicano le difese tradizionali. L’uso emergente di deepfake e AI malevoli costringerà le aziende a simulare attacchi in modalità red team e a migliorare continuamente le policy interne. L’attacco a Aeroflot ha utilizzato tecniche sofisticate, compromettendo hypervisors Proxmox e accedendo a interfacce iLO per il controllo remoto. Gli attaccanti hanno eseguito comandi di wipe su larga scala, cancellando 12TB di database, e riducendo la possibilità di recovery tramite la distruzione della ridondanza dei backup. I sistemi di monitoraggio GPS del personale sono stati esposti, aumentando i rischi di tracciamento fisico. Gli esperti hanno tentato di ricostruire parte dell’ambiente tramite snapshot precedenti e stanno coordinando con i team di patching firmware per prevenire futuri exploit. Le operazioni post-attacco richiederanno rebuild da zero, con una possibile migrazione verso architetture containerizzate per ridurre overhead e aumentare l’isolamento.

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