Sommario
Nel cuore delle tensioni geopolitiche e della sorveglianza digitale crescente, due vicende apparentemente distinte mettono in luce un panorama comune: la fragilità delle infrastrutture tecnologiche contemporanee di fronte a minacce ibride. In Cina, la Cyberspace Administration ha convocato Nvidia per chiarimenti urgenti su presunte backdoor nei chip AI H20, sollevando dubbi sull’integrità dell’hardware statunitense destinato al mercato locale. Contemporaneamente, in Australia, l’ASIO – l’agenzia di intelligence interna – denuncia un’escalation nello spionaggio via piattaforme sociali, con LinkedIn usato come vettore per colpire lavoratori e progetti sensibili nel settore della difesa. Due casi, due continenti, un unico allarme: la cybersicurezza non può più prescindere dal controllo sia dei componenti fisici sia delle relazioni digitali. L’intersezione tra controllo statale, sorveglianza tecnologica e vulnerabilità sociali espone governi, imprese e cittadini a nuove forme di compromissione, che sfuggono alle logiche tradizionali della difesa.
Accuse cinesi contro Nvidia
La Cyberspace Administration of China ha convocato Nvidia per indagare su presunte vulnerabilità inserite nei chip H20. Secondo le autorità cinesi, tali vulnerabilità rappresenterebbero un rischio per la sicurezza nazionale, in particolare a causa della presenza di meccanismi di tracciamento e spegnimento remoto. Nvidia ha sviluppato i chip H20 per aggirare le restrizioni statunitensi, ma ora si trova sotto scrutinio da parte del governo cinese. Le autorità hanno imposto a Nvidia di fornire spiegazioni dettagliate e materiali tecnici entro tempi stretti, facendo leva su normative locali come la Cybersecurity Law cinese. Il sospetto principale è che le componenti imposte dalla normativa USA, come il Chip Security Act, consentano una forma di monitoraggio GPS-like che possa abilitare l’accesso remoto non autorizzato. Secondo gli esperti, il chip H20 deriva dalla linea Hopper e include modifiche per evitare il bando statunitense, ma potrebbe comunque mantenere alcune funzionalità residue pericolose. Il mercato cinese dei chip, che nel 2025 ha importato illegalmente componenti per un valore stimato di 917 milioni di euro, rappresenta per Nvidia una fetta di mercato cruciale. Tuttavia, le tensioni geopolitiche rischiano di escludere il produttore statunitense dalla filiera tecnologica cinese.
Rischi associati alle backdoor nei chip AI
L’inserimento di backdoor nei chip AI è percepito come una minaccia sistemica alla cybersecurity nazionale e alla fiducia nelle supply chain globali. Le funzionalità sospette nei chip Nvidia H20 potrebbero consentire un monitoraggio continuo dei dispositivi, oltre a rendere possibile la loro disattivazione remota, bypassando i livelli software di sicurezza implementati localmente. Anche se Nvidia ha negato ogni coinvolgimento diretto, la natura obbligatoria di alcune funzioni di tracciamento previste dalle leggi statunitensi rende la questione ancora più delicata. Gli esperti cinesi temono che questi chip vengano impiegati in settori strategici come finanza, difesa e infrastrutture critiche, esponendo i sistemi nazionali a gravi vulnerabilità. Il timore di trojan hardware e accessi non autorizzati ha spinto Pechino a rafforzare la sorveglianza sulle importazioni e a incentivare lo sviluppo di chip nazionali tramite aziende come Huawei e SMIC. Il sospetto di backdoor mina anche la fiducia degli investitori: le quotazioni Nvidia hanno subito pressioni negative, mentre aumentano i costi potenziali per un eventuale recall hardware o una remediation post-vendita.
Contesto geopolitico delle tensioni tech
La disputa tra Nvidia e le autorità cinesi si inserisce in un contesto più ampio di conflitto tecnologico tra Stati Uniti e Cina, aggravato dal bando del 2023 che ha limitato le esportazioni di chip avanzati verso Pechino. Anche dopo la parziale revoca del bando, il flusso regolare dei chip continua a essere ostacolato da controlli doganali e mercati paralleli. Nel frattempo, gli Stati Uniti temono che la Cina possa utilizzare la tecnologia AI per scopi militari, mentre la Cina accusa gli USA di strumentalizzare l’hardware come mezzo di sorveglianza globale. La supply chain dei semiconduttori è ormai al centro di uno scontro strategico globale, in cui le aziende devono navigare tra restrizioni legali e esigenze commerciali. Le ripercussioni coinvolgono anche l’Unione Europea, che cerca di imporre regole di trasparenza attraverso regolamenti come EMFA e DMA, e di mantenere una posizione autonoma rispetto al duopolio USA-Cina. La crescente pressione ha spinto Nvidia a modificare le proprie architetture per adattarsi ai vari mercati, ma la fiducia nella neutralità tecnologica dei vendor internazionali è sempre più in discussione.
Avvertimenti ASIO sullo spionaggio social
In parallelo alle accuse contro Nvidia, il capo dell’ASIO, Mike Burgess, ha lanciato un allarme su un altro fronte: lo spionaggio attraverso i social media professionali. In particolare, LinkedIn è stato indicato come una delle piattaforme più vulnerabili, con oltre 35.000 profili australiani esposti a tecniche di social engineering da parte di servizi stranieri. Burgess ha specificato che oltre 7.000 profili menzionano attività nella difesa, compresi progetti sensibili o clearance di sicurezza, rendendoli obiettivi perfetti per operazioni di intelligence ostile. L’ASIO ha documentato tattiche sofisticate impiegate dalle spie, che combinano approcci online con incontri fisici per ottenere informazioni strategiche. Secondo i dati forniti dall’intelligence australiana, le attività di spionaggio industriale e tecnologico nel 2025 hanno causato perdite economiche stimate in 7,5 miliardi di euro. L’allerta riguarda anche le offerte di lavoro fittizie, usate come copertura per ottenere report interni su programmi come AUKUS, la collaborazione trilaterale tra Australia, Regno Unito e Stati Uniti.
Esempi di tattiche spionaggio ASIO
L’ASIO ha presentato casi concreti per illustrare la gravità della minaccia. In un’occasione, un contractor del settore difesa ha ricevuto una USB infetta contenente malware progettato per esfiltrare progetti sensibili. Il risultato è stato il collasso dell’azienda, dopo che i dati trafugati sono stati usati per produrre una copia difettosa dei suoi prodotti. In un altro episodio, un profilo LinkedIn apparentemente innocuo ha coltivato una relazione con un ingegnere coinvolto in un prototipo militare. I contatti si sono trasformati gradualmente in richieste di report sempre più specifici, fino all’intervento dell’ASIO che ha sventato il furto. Il monitoraggio ha rivelato oltre 100 profili legati a tentativi di spionaggio, con job ads falsi pubblicati su piattaforme professionali. Le tattiche 2025 evidenziano come il confine tra cyberattacchi e spionaggio umano sia sempre più sfumato. Malware, social media, eventi internazionali e richieste mirate si combinano in un arsenale ibrido che mette a rischio imprese, governi e individui.
Implicazioni per individui e organizzazioni
Gli impatti dello spionaggio digitale colpiscono sia gli individui, attraverso la compromissione dei profili professionali, sia le organizzazioni, con la perdita di proprietà intellettuale e contratti. Secondo l’ASIO, la condivisione eccessiva di dettagli su piattaforme come LinkedIn aumenta esponenzialmente il rischio di essere presi di mira. Le aziende sono invitate ad adottare strategie preventive coerenti, come l’audit periodico dei profili del personale, la formazione sulla gestione delle informazioni online, e il monitoraggio continuo dei contatti professionali. Inoltre, l’ASIO raccomanda il rafforzamento delle policy di accesso fisico e la protezione dei dispositivi da intrusioni fisiche e logiche. Anche le implicazioni economiche sono pesanti: gli attacchi possono portare al fallimento delle aziende coinvolte, all’interruzione della supply chain, e a un generale deterioramento della fiducia nel sistema produttivo e tecnologico nazionale.
Confronto tra accuse Nvidia e avvertimenti ASIO
Sebbene si sviluppino su fronti diversi, le accuse della Cina a Nvidia e gli avvertimenti dell’ASIO rivelano una medesima urgenza: la protezione delle infrastrutture critiche dalle minacce ibride. Da un lato, si teme l’infiltrazione tramite hardware compromesso, dall’altro, l’inganno tramite ingegneria sociale digitale. Entrambi i casi sottolineano come la sicurezza informatica globale non sia più solo una questione di software, ma coinvolga l’intero ecosistema tecnologico e umano. Le misure richieste includono audit indipendenti, trasparenza nei sistemi di produzione, e un’educazione continua degli utenti e delle aziende. I chip H20 di Nvidia, secondo le fonti cinesi, integrerebbero moduli di tracciamento GPS-like obbligatori per legge negli Stati Uniti, capaci di comunicare con server remoti e ricevere comandi critici come lo spegnimento via interrupt kernel. La latenza rilevata in laboratorio è inferiore a 100 millisecondi, il che suggerisce un’architettura altamente reattiva. L’analisi reverse engineering condotta da esperti ha rilevato hook nel microcode del BIOS, che potrebbero potenzialmente abilitare vettori di attacco RCE in ambienti AI. Nvidia ha già ridotto le prestazioni del chip del 40% per il mercato cinese, ma le funzionalità critiche sembrerebbero ancora parzialmente presenti.