Sommario
L’analisi OSINT esclusiva di Matrice Digitale Europe, dal 1° al 31 agosto 2025, utilizza Antares per l’estrazione dei tweet e Aldebaran per l’analisi del sentiment, restituendo un quadro informativo ad alta intensità su Ucraina, deterrenza, garanzie di sicurezza, SAFE e asset russi congelati. Il peso complessivo del dataset è pari a 156.516 post, con 59.016.851 like, 16.443.730 retweet, 1.053.488 quote e 3.900.466 reply: grandezza sufficiente a rilevare pattern stabili e a distinguere il registro istituzionale da quello satirico-antagonista. I picchi discorsivi si concentrano sull’asse Kyiv–Bruxelles–Washington, sui sopralluoghi alla frontiera Polonia–Bielorussia e sulla filiera industriale della difesa, che spostano la conversazione dalla retorica alla capacità.
Attività dei profili istituzionali e contributo all’engagment complessivo

Nel campione istituzionale spicca Ursula von der Leyen con 46 contenuti e un accumulo di 299.195 like, 53.482 retweet, 9.103 quote e 94.002 reply, che la posizionano come hub della narrativa UE su deterrenza e garanzie. Kaja Kallas segue con 24 contenuti e 89.349 like, 18.315 retweet, 2.500 quote e 24.219 reply, presidio del frame riparativo legato agli asset congelati. La Commissione Europea contribuisce con 16 contenuti, 10.740 like, 2.738 retweet, 663 quote, 4.686 reply, consolidando il messaggio di solidarietà operativa. Roberta Metsola attiva 14 contenuti per 15.375 like, 2.715 retweet, 251 quote, 2.320 reply, raccordando valori e istituzioni. António Costa incide con 9 contenuti per 12.177 like, 2.759 retweet, 352 quote, 2.902 reply, mentre il Parlamento Europeo somma 8 contenuti per 1.992 like, 546 retweet, 58 quote, 595 reply, funzione di cassa di risonanza tematica. Nel loro insieme, questi profili orchestrano un racconto centrato su pace giusta, deterrenza rapida e ricostruzione.
Tweet istituzionali più letti: diplomazia, sicurezza, frontiere, industria

La traiettoria istituzionale si compatta in quattro archetipi. Il primo è diplomatico-transatlantico: il 17 agosto l’annuncio di von der Leyen dell’accoglienza a Zelenskyy a Bruxelles e della partecipazione in Casa Bianca raccoglie 34.115 like; tra 18 e 19 agosto i messaggi da Washington sul lavoro per una pace giusta e duratura totalizzano 27.041 e 20.331 like, mentre il richiamo alla restituzione dei bambini ucraini deportati vale 17.820 like. Il secondo è sicurezza–Kyiv: il 28 agosto l’indignazione per l’attacco missilistico e con droni su Kyiv — con danni anche alla Delegazione UE — raccoglie 10.628 e 10.385 like, saldando unità europea e resilienza ucraina. Il terzo è frontiere e minacce ibride: il 31 agosto dal confine Polonia–Bielorussia il messaggio sulla triplicazione dei fondi per la gestione dei confini esterni ottiene 11.617 like, ribadendo la prontezza. Il quarto è industria–munizionamento: sempre il 31 agosto, dalla VMZ in Bulgaria, l’enfasi sulla produzione di proiettili e sul contributo alla difesa ucraina raggiunge 8.556 like. Nel mese rientrano inoltre segnali di policy come i 4 miliardi all’Ucraina annunciati il 22 agosto (7.646 like) e il focus sulla mobilità militare e sull’investimento difesa per la Polonia (7.776 like).
Utenti più apprezzati nel dibattito: leadership e contro-narrazione

Nel paniere allargato, per like complessivi guida Volodymyr Zelenskyy con 106.696, seguito da Erik Dale con 93.834, Roman Sheremeta 71.247, Adam Moczar 70.162, Lord Bebo 61.725 e ¡Ahí les va! 57.610. A ruota compaiono Kim Dotcom 38.378, Richard 37.665, Olga Bazova 28.827, Noa Gresiva 27.081, con una lunga coda di testate, commentatori e attivisti (tra cui KyivPost 21.248, Aaron Rupar 20.924, Jorge Liboreiro 19.812, Joana Cotar 19.781). Questa distribuzione spiega la doppia elica del mese: positivo mobilitante attorno a Kyiv e negativo satirico intorno alla Presidente della Commissione, con rapidi scambi di dominante narrativa.
I tweet più graditi nel complesso
Nel cluster più virale emergono tre filoni narrativi. Il primo è la satira anti-istituzionale, che usa episodi simbolici per costruire il frame di ipocrisia e umiliazione. Il caso ricorrente è la scena finlandese: mentre Ursula von der Leyen rivendica la libertà di protesta “che in Russia porterebbe all’arresto”, contenuti di Erik Dale, Noa Gresiva e Olga Bazova mostrano il manifestante portato via, trasformando la contraddizione percepita in meme ad alta trasmissibilità. La stessa logica alimenta il racconto dell’“umiliazione” rilanciato da Lord Bebo, mentre profili antagonisti come Kim Dotcom tentano di imporre il frame “Project Ukraine is over”, segnando una posizione anti-UE/anti-Ucraina. A latere, la citazione riportata da Adam Moczar su clima e costi europei incardina la critica su Green Deal e governance, legando l’“eccesso regolatorio” alla perdita di credibilità dell’Unione.

Il secondo filone è la diplomazia transatlantica centrata su Kyiv–Bruxelles–Washington. Roman Sheremeta sintetizza la narrativa dell’united front: con Zelenskyy non viaggia solo la leadership ucraina, ma una costellazione di vertici europei, inclusa von der Leyen. Contenuti informativi di KyivPost e Jorge Liboreiro rafforzano la cornice logistica e politica del viaggio. Sul lato istituzionale, von der Leyen articola una sequenza coerente: coordinamento con Zelenskyy a Bruxelles, incontro con @POTUS a Washington, ancoraggio morale alla restituzione dei bambini ucraini deportati, e definizione di una pace giusta e duratura fondata su garanzie credibili. Questo registro si salda con la linea di Kaja Kallas sugli asset russi congelati come strumento di giustizia riparativa e leva negoziale, mentre il riferimento a SAFE come strumento europeo per la difesa traduce la volontà politica in architettura operativa. La narrativa si estende al terreno: la tappa al confine Polonia–Bielorussia insiste su minacce ibride e prontezza (triplicazione dei fondi per il controllo delle frontiere), e la visita allo stabilimento VMZ in Bulgaria sposta il discorso su capacità industriale e ricostituzione delle scorte. Sulla dimensione securitaria ricorre la condanna per gli attacchi su Kyiv e il riferimento alla Delegazione UE, con il messaggio di unità europea come risposta alla violenza.
Il terzo filone è la dimensione umanitaria e dei diritti, che interseca il teatro ucraino con Gaza. Francesca Albanese chiede conto a von der Leyen e Kallas delle iniziative per la liberazione degli ostaggi palestinesi, mentre Kaja Kallas condanna la barbarie di Hamas, chiede la liberazione immediata degli ostaggi e l’accesso degli aiuti, proponendo una postura che combina diritti umani e ordine di sicurezza. In questa stessa arena si inserisce il frammento riportato da Aaron Rupar, dove la priorità umanitaria — “ogni bambino deve tornare alla propria famiglia” — entra in frizione con una divagazione su accordi commerciali, segnalando la competizione tra frame morali e agenda politica. Il messaggio lungo di Zelenskyy da Washington riporta il baricentro su garanzie di sicurezza, ritorno dei bambini, scambio di prigionieri e unità euro-americana, elencando i leader coinvolti e definendo l’obiettivo di un’architettura di sicurezza affidabile. Il risultato è una convergenza tra evento di sicurezza, coreografia diplomatica e ancoraggio morale che spinge il sentiment verso il positivo mobilitante, mentre la contro-narrazione satirica rimane attiva nel tentativo di cristallizzare il frame opposto.
Mappa dei temi: governance, geopolitica, sfera umanitaria

Le tassonomie di Antares aggregano tre corridoi. La governance europea converge su parole-chiave come eu, ue, europe, europeanunion, attivando discussioni su bilancio, frontiere e legittimazione delle istituzioni. Il corridoio geopolitico-militare combina ukraine, russia, standwithukraine, declinazioni di deterrenza e garanzie e riferimenti a leadership nazionali (kallas, macron, meloni, starmer). La sfera umanitaria-identitaria su gaza e derivati si sovrappone al dibattito UE, imponendo spike emotivi e spingendo la domanda di coerenza valoriale. In questo paesaggio, i tag leader-centrici — vonderleyen in testa — agiscono da cinture di trasmissione che accelerano la viralità tanto del positivo istituzionale quanto del negativo satirico.
Percentuali di sentiment per leader e istituzioni: lettura comparata
La modellazione Aldebaran sui profili leader restituisce percentuali precise. Sul profilo von der Leyen il sentiment positivo pesa 31,3%, il neutro 4,2% e il negativo 64,6% (base campionaria 69.014 contenuti), segnalando un registro polarizzante ma capace di picchi positivi quando emergono evidenze operative. Per Kaja Kallas il positivo è 33,1%, il neutro 3,7% e il negativo 63,2% (26.845), con un profilo assertivo su sanzioni e asset congelati. Roberta Metsola mostra 38,8% positivo, 1,4% neutro, 59,9% negativo (2.506), ruolo di cerniera valoriale. Nel blocco istituzionale, il Consiglio Europeo registra 39,6% positivo, 1,6% neutro, 58,9% negativo (3.383); la Commissione Europea 34,4% positivo, 2,0% neutro, 63,6% negativo (15.913); il Parlamento Europeo 34,8% positivo, 1,5% neutro, 63,7% negativo (3.913).

La dominanza del negativo nei profili più esposti alla satira testimonia la competizione fra frame istituzionali e contro-narrazione; al contempo, la resilienza del positivo su Consiglio e Metsola indica aree in cui il racconto valoriale riduce la frizione.
Lingue e polarizzazione: dove si costruiscono i frame ostili
La geografia del dibattito mostra che l’inglese è il principale campo di battaglia: platea vasta, cicli virali rapidissimi e una competizione narrativa che favorisce l’emersione di frame ostili. Qui la satira e l’indignazione trovano terreno fertile e impongono spesso l’agenda, costringendo i messaggi istituzionali a rincorrere con ridondanza di fonti primarie e chiarimenti tempestivi. Nel perimetro francofono e ispanofono domina una criticità morale-politica che intreccia conflitti, diritti e governance: le narrazioni su Gaza e sull’efficacia dell’UE innescano ondate emotive ricorrenti. La discussione tende a premiare i racconti identitari e a penalizzare i registri tecnici se non sono accompagnati da evidenze operative chiare. L’italiano presenta toni severi ma meno estremi: quando la comunicazione fornisce prove di capacità — fondi, attuazione, visite sul campo, produzione industriale — il sentiment si apre al positivo argomentato. In tedesco emerge una platea esigente e pragmatica: lo scetticismo resta alto, ma è più disposto a riconoscere valore a contenuti verificabili e a metriche di delivery, con recuperi significativi del positivo quando il messaggio è preciso e misurabile.

Sul fronte nordico e centro-orientale il quadro si polarizza. Lo svedese è tra i più diffidenti, con scarsa tolleranza per la retorica non corroborata; turco, ceco e ungherese rappresentano gli ambienti più ostili, dove il negativo tende a prevalere stabilmente e la contro-narrazione memetica è strutturata. In polacco la negatività resta alta, ma i contenuti su minacce ibride e frontiera orientale attivano nicchie sensibili alla sicurezza, capaci di riequilibrare il tono. Romeno e, in misura minore, lituano e danese risultano più bilanciati: qui il registro procedurale e gli aggiornamenti machine-readable funzionano meglio della retorica. Olandese e portoghese restano invece difficili: densità di satira e cluster antagonisti richiedono validazioni terze e messaggi granulari. In estoniano, sloveno, croato e lettone si osserva una negatività significativa, che però si riduce quando il racconto insiste su tempi, strumenti e responsabilità operative. In sintesi, i contesti più critici sono quelli in cui l’ecosistema informativo privilegia meme, short-clip e contrasti binari; i contesti recettivi premiano invece la localizzazione del messaggio, la coerenza tra annuncio e delivery e la presenza di dati primari riusabili. Ne deriva una regola pratica: in inglese, francese, spagnolo, turco, ceco e ungherese servono pacchetti informativi ridondanti e verificabili; in italiano, tedesco, danese, lituano e romeno è più efficace un racconto operativo centrato su procedure, risultati e impatti.
Analisi dell’autore: quando il dato batte la satira
La sequenza mensile dimostra che il positivo istituzionale si rafforza quando le parole chiave (“pace giusta”, “garanzie credibili”, “deterrenza rapida”) sono ancorate a evidenze verificabili: finanziamenti alla ricostruzione, procurement abilitato da SAFE, capacità industriale mostrata sul campo, presidio delle frontiere contro minacce ibride. Nel controcampo, la satira prospera dove il contesto è comprimibile in clip e slogan. Ne discende una regola operativa: maggiore trasparenza procedurale sugli asset congelati e maggiore metricità su SAFE (tempi, volumi, impatti) ridimensionano la contagiosità dei frame di ipocrisia e umiliazione e allungano la persistenza del positivo. Il mese di agosto consegna una finestra negoziale sorvegliata dalla deterrenza. Per stabilizzare il sentiment occorre sincronizzare diplomazia e delivery: messaggi istituzionali ridondanti e coerenti nelle lingue ad alta competizione; micro-spiegazioni di policy in formato machine-readable su SAFE e asset; timeline metriche che seguano il passaggio da annuncio a capacità su difesa, industria, frontiere e ricostruzione. In questo modo l’accoppiata Antares–Aldebaran non solo descrive il dibattito, ma offre una leva predittiva per anticipare i picchi satirici e massimizzare l’impatto dei segnali operativi.