Charlie Kirk: polarizzazione, engagement e narrativa politica. Quello che l’OSINT non vede

di Livio Varriale
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L’omicidio di Charlie Kirk, avvenuto il 10 settembre 2025, non è stato soltanto un fatto di cronaca nera destinato a scuotere l’opinione pubblica statunitense. A distanza di poche ore, il suo nome ha invaso i trend globali di X, generando un’ondata di messaggi che hanno travalicato i confini americani per diventare terreno di scontro politico anche in Italia. Con gli strumenti Antares, che hanno permesso l’estrazione e l’analisi dei contenuti, e Aldebaran, utilizzato per la classificazione del sentiment, Matrice Digitale ha ricostruito il quadro di una conversazione digitale che in una sola settimana ha prodotto più di 15.000 tweet, oltre un milione di like e un livello di polarizzazione che restituisce un ritratto nitido delle dinamiche comunicative contemporanee. Questa volta, però, l’analisi dei dati pecca su un lato che è passato totalmente inosservato ai media italiani che hanno descritto l’attivista assassinato come “estremista di destra”, “conservatore”, “repubblicano” prima e “MAGA” poi ed è per questo motivo che abbiamo chiesto un parere ad un esperto di politica americana vicino al mondo evangelico di cui si è solo accennata l’appartenenza di Kirk al movimento religioso.

L’analisi della bolla italiana

I numeri grezzi sono imponenti. In sette giorni, si sono registrati 15.804 tweet, accompagnati da 1.124.143 like complessivi, 196.995 retweet, 18.658 quote e 130.380 reply. Non si tratta soltanto di interazioni numeriche, ma della misura di un dibattito che si è acceso intorno alla figura di Kirk, trasformandolo in simbolo di battaglie identitarie. Un giovane leader conservatore ucciso in pubblico è diventato immediatamente un catalizzatore di narrative contrapposte: da un lato il martire della libertà, dall’altro l’emblema di una retorica considerata pericolosa e divisiva. Charlie Kirk ha combattuto il conformismo, la cultura woke, il politicamente corretto, lo ha fatto in modo carismatico, con una dialettica forte: dovrebbe essere un esempio trasversale perché è un principio anche laico che esistano idee diverse e che dobbiamo essere pronti a batterci anche per chi la pensa diversamente, ma che deve essere libero di poterlo pensare”, osserva il giornalista ed esperto di Storia Evangelica Alessandro Iovino. “In questo sorprende l’atteggiamento del Parlamento europeo e di altre organizzazioni, come l’altro giorno nel Parlamento italiano, dove sono usciti durante la commemorazione di Charlie Kirk perché dicono che la sua figura è strumentalizzata: è stato strumentalizzato ben altro ed è stato fatto torto dinanzi alla tragedia di una vita spezzata e di ciò che Kirk ha rappresentato. Prima di essere trumpista o attivista è stato un uomo di fede: i media italiani questo lo ignorano, non lo dicono, non lo analizzano, e nel sentimento social in Italia non emerge questa caratteristica fondamentale della sua vita, del suo pensiero e del suo sacrificio: è stato un uomo spirituale, un essere spirituale e di fede.”

Uno spaccato religioso emerso negli USA, ma oscurato in Italia

Il dato più interessante, però, non è nella quantità di tweet prodotti, bensì nel modo in cui questi si distribuiscono tra reazioni di cordoglio, ironie, attacchi politici e riflessioni più ampie. La fotografia che emerge è quella di un’arena digitale in cui l’evento è stato subito piegato alle logiche dello scontro ideologico, sia negli Stati Uniti sia in Italia, dove la destra istituzionale ha visto in Kirk un’opportunità per rafforzare il proprio posizionamento. “Nell’analisi di questi dati emerge con chiarezza che nei media italiani il fattore religioso e quanto incida la religione nella politica americana viene completamente ignorato. È accaduto con le stesse elezioni americane e con il Trumpismo: si è detto di tutto, ma ci si è poco focalizzati su quanto sia stato determinante il voto religioso, in particolare quello evangelico”, aggiunge Iovino. “La figura e il pensiero di Kirk, la sua appartenenza religiosa, sono stati quasi del tutto ignorati.”

Le due narrazioni nei tweet più apprezzati

L’analisi dei cinquanta tweet con il maggior numero di like dopo l’omicidio di Charlie Kirk rivela un paesaggio profondamente polarizzato. Le reazioni non si limitano al cordoglio o alla condanna della violenza, ma si trasformano in terreno di battaglia politica, ironia tagliente e riflessione identitaria. Gli strumenti Antares e Aldebaran hanno permesso di scomporre questa conversazione in tre grandi filoni: i tributi istituzionali e politici, l’ironia e il sarcasmo, le voci neutrali di cronaca.

I tributi istituzionali e politici

Il blocco più consistente dei tweet apprezzati appartiene alla sfera del cordoglio e della difesa di Kirk. RadioGenoa raggiunge l’apice con oltre 166 mila like denunciando il rifiuto del Parlamento europeo di concedere un minuto di silenzio: un messaggio che non si limita al ricordo ma punta il dito contro Bruxelles, dipingendo le istituzioni comunitarie come “nemici reali”. Giorgia Meloni diventa una delle protagoniste della discussione. Con un primo post da oltre 75 mila interazioni parla di “omicidio atroce” e invia un messaggio di cordoglio alla famiglia, presentando la morte come ferita per la democrazia. Qualche giorno più tardi, un secondo intervento da quasi 38 mila like insiste sulla necessità di denunciare un “clima di odio insostenibile”. In entrambi i casi il sentiment rilevato è chiaramente positivo, con un linguaggio che unisce emozione e presa di posizione politica. Matteo Salvini segue una linea simile: descrive Kirk come un marito e padre devoto, vittima di un atto intollerabile, raccogliendo oltre 8 mila apprezzamenti. Anche qui il tono è di cordoglio personale, ma al tempo stesso di denuncia del fatto che “non si può morire in questo modo”. Attorno a questi leader si muove un coro di sostegno. Roberto Vannacci condanna il gesto del Parlamento europeo che nega il minuto di silenzio, ottenendo quasi 5 mila like. Fratelli d’Italia parla di democrazia calpestata e raccoglie oltre 4.500 interazioni. La deputata Anna Cisint parla apertamente di “vergogna rossa”, rafforzando la retorica della contrapposizione con la sinistra. Anche Giorgio La Porta firma due tweet tra i più apprezzati: uno da 5.400 like in cui contrappone l’atteggiamento degli studenti americani a quello dell’Europarlamento, e un secondo da 3.800 like in cui sottolinea la tragedia di una figlia che non potrà più abbracciare il padre. In questa galassia rientrano anche Simone Pillon, che in più occasioni difende la memoria di Kirk attaccando i critici come Alan Friedman o Roberto Saviano, e programmi televisivi come La Zanzara o Fuori dal coro, che presentano Kirk come “gigante della libertà” o vittima delle sue idee forti. Persino figure come Maurizio Belpietro e Leonardo Panetta si muovono su questo fronte, paragonando il caso a Charlie Hebdo o sottolineando l’apertura al dialogo di Kirk con i suoi studenti. Questi contenuti sono accomunati da un sentimento positivo, espresso come cordoglio, tributo o difesa della memoria. Non mancano accenti emotivi forti, come quelli di utenti che definiscono Kirk un martire della libertà o che insistono sul fatto che le sue idee non moriranno. In termini di engagement, questo blocco produce i volumi di like più elevati.

Ironia, sarcasmo e critica

Accanto al cordoglio, un fronte altrettanto visibile si alimenta di sarcasmo, ironia e critica politica. Il Grande Flagello diventa la voce più rappresentativa, ricordando come Kirk avesse definito “un prezzo da pagare” le morti causate dalle armi e sottolineando l’amara contraddizione di essere ucciso proprio da un’arma da fuoco. Il suo post raccoglie quasi 8 mila like, con un sentiment marcatamente negativo. Altri utenti scelgono toni ancora più duri. Uno, con oltre 5.800 like, liquida Kirk come “pezzo di merda omofobo, razzista e misogino”, sottolineando che la morte non trasforma un personaggio controverso in un santo. Un altro utente, “ᴠ ɪ ɴ ᴄ ᴇ ɴ ᴢ o”, con 5.300 like prende le distanze da ogni accusa di suprematismo, ma al tempo stesso rigetta l’identificazione con la figura di Kirk, rovesciando l’accusa sui giornali che lo celebrano. La giornalista Luisella Costamagna ironizza sulle dichiarazioni di Alessandro Sallusti e utilizza l’hashtag #BellaCiao per ribattere al tentativo conservatore di strumentalizzare l’evento, raccogliendo oltre 6 mila interazioni. L’account “Abolizione del suffragio universale” dedica un lungo thread a smontare le dichiarazioni di Salvini, accusandolo di ipocrisia e vittimismo, con quasi 6 mila like. Non mancano commenti più sarcastici, come quello di Alessandro, che riduce la tragedia a una battuta sui meme circolati online, o come quello di Antonello Piroso, che ironizza sul comportamento di Trump allo Yankee Stadium, minimizzando il dolore. Altri, come Gimmoriso’ e “j”, puntano sul dileggio diretto: nel primo caso dipingendo la destra come razzista e omofoba, nel secondo sottolineando l’ipocrisia di un assassino che condivide molte caratteristiche dell’elettorato conservatore. Anche The Baseball Furies e Sirio rientrano in questo registro, accusando figure come Pillon o Meloni di strumentalizzare la tragedia. Stefano Feltri definisce Kirk “un propagandista suprematista a favore della violenza”, mentre Renan Santos attribuisce la responsabilità dell’omicidio al “progressismo contemporaneo” che avrebbe radicalizzato l’assassino. Pur divergendo nelle cause individuate, entrambi i casi si collocano in un sentiment negativo, utilizzando la morte di Kirk come strumento per confermare tesi contrapposte. Il filo conduttore di questo blocco è la negazione della santificazione postuma: Kirk non viene ricordato come vittima, ma come simbolo di un problema più grande, che sia la cultura delle armi, il suprematismo, o l’ipocrisia politica dei suoi sostenitori.

Le voci neutrali e di cronaca

In mezzo a cordoglio e sarcasmo, poche voci mantengono un profilo neutro, limitandosi a riportare fatti. Ultimora.net condivide dettagli curiosi e satirici sulle munizioni incise, e riccardo cucchi, che si concentra sul profilo dell’assassino come fan di Trump allevato nel culto delle armi. Altri casi, come quello di danman, con una riflessione più generale sul ruolo delle parole nella violenza politica, o di En3rix_, che condanna la follia di vivere in un mondo dove parlare in pubblico può significare rischiare la vita, si avvicinano al registro neutro, pur lasciando intravedere giudizi impliciti. Questi contributi hanno raccolto meno interazioni rispetto ai poli positivi e negativi, ma hanno il merito di mantenere un minimo di distanza dal gioco della polarizzazione, restituendo elementi di cronaca o di riflessione più ampia.“Le affermazioni di Kirk in Italia sono state decontestualizzate e strumentalizzate. Non c’è stata un’analisi critica e approfondita di ciò che è stato il suo pensiero dentro le arene universitarie, dove condivideva le sue tesi attraverso la formula del dibattito: in America è il sale della democrazia, da noi è poco praticato”, sottolinea Iovino. Il successo dei post di Meloni e Salvini conferma come la destra italiana abbia capitalizzato il caso, utilizzandolo per rafforzare la propria narrativa sull’odio politico. In questo contesto, non sorprende che anche personalità come Roberto Vannacci, Fratelli d’Italia e diversi europarlamentari abbiano rilanciato la polemica contro l’Unione Europea e contro la sinistra, trasformando il cordoglio in un atto di accusa. Allo stesso tempo, però, i commenti ironici e gli attacchi provenienti dall’area progressista hanno trovato terreno fertile, generando a loro volta migliaia di like e consolidando la sensazione che Kirk fosse una figura divisiva anche da morto.

L’egemonia dei profili conservatori italiani

Un altro dato rilevante riguarda i profili che hanno accumulato più like nel corso della settimana. RadioGenoa guida con oltre 200.000 interazioni, seguita da Giorgia Meloni con più di 113.000 e da figure come Matteo Salvini, Fratelli d’Italia e Simone Pillon. In totale, la maggioranza dei like è andata a contenuti provenienti da ambienti conservatori italiani, a dimostrazione della capacità di questi attori di imporre la propria agenda comunicativa anche su eventi che, in origine, appartenevano al contesto americano.

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Charlie Kirk è stato molto apprezzato dai giovani credenti americani e da tanti di noi che lo seguivamo nel mondo, perché ha colmato un vuoto che chiese, pulpiti e altari non riuscivano più a colmare: ha parlato del Vangelo ai giovani”, ricorda Iovino. “Lo ha fatto con una dialettica dirompente, forte, incisiva, con una personalità carismatica, intraprendendo una sorta di evangelizzazione moderna, soprattutto attraverso i social. I suoi reel virali raccontavano sempre un ragazzo disposto al dialogo: le testimonianze mostrano una predisposizione al confronto, un’educazione anche verso chi lo provocava o esprimeva pareri diversi.”

Le menzioni come specchio della polarizzazione

Il quadro delle menzioni conferma ulteriormente questa dinamica. Giorgia Meloni è il nome più citato con 287 occorrenze, seguita da Simone Pillon e da Fratelli d’Italia. Non mancano riferimenti a critici storici come Roberto Saviano, a giornalisti come Alan Friedman e a commentatori di area liberale come Fabio Dragoni. È evidente che il dibattito si sia rapidamente spostato dall’America all’Italia, trasformando l’omicidio di Kirk in un’occasione di confronto interno. In questo senso, la capacità di attori politici italiani di appropriarsi di un evento internazionale e piegarlo alle logiche della politica domestica appare evidente.

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Il fatto che personaggi come Saviano o Friedman siano stati bersagli di attacchi per aver criticato Kirk o i suoi sostenitori dimostra come il discorso pubblico non sia rimasto confinato alla commemorazione, ma sia diventato terreno di scontro sulle interpretazioni della violenza politica e sul ruolo della sinistra e della destra nel legittimare o contrastare l’odio. “Prima della politica c’era una questione religiosa — direi, usando un linguaggio caro agli evangelici, una questione spirituale. Kirk ha incarnato pienamente una persona ripiena di ardore che lo ha portato a condividere il messaggio e la verità biblica. Questo in Italia non è stato minimamente raccontato”, ribadisce Iovino.

Hashtag e linguaggi contrapposti

Gli hashtag utilizzati raccontano bene questa dinamica. Oltre mille tweet hanno utilizzato #kirk, mentre altri si sono concentrati su #charliekirk, #trump e #meloni, a conferma della dimensione transnazionale del dibattito. Interessante notare la presenza di tag come #bellaciao, utilizzato in chiave ironica o polemica, e di #maga, a simboleggiare la vicinanza di parte della destra italiana al movimento trumpiano. Non si tratta soltanto di etichette, ma di marcatori identitari che hanno permesso agli utenti di collocarsi immediatamente in uno dei due schieramenti contrapposti.

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In questo senso, l’uso degli hashtag diventa uno strumento di autoidentificazione politica e di appartenenza a una community. Chi twitta con #maga si colloca esplicitamente nel fronte conservatore, mentre chi utilizza #bellaciao dichiara la propria avversione a Kirk e al mondo che rappresentava. Il linguaggio stesso si fa arma, trasformando il lutto in una battaglia simbolica. “Il fatto che gli hashtag non riportino quasi mai la dimensione religiosa di Kirk è la prova di una lettura monca. Negli Stati Uniti la religione ha un peso dominante nella storia e nelle istituzioni, al di là del credo personale; è diventata persino una liturgia politica. E c’è una comunità che ci crede davvero, che in Kirk ha visto un punto di riferimento”, evidenzia Iovino.

Il sentiment complessivo e le implicazioni

L’elaborazione del sentiment con Aldebaran mostra un dato che non può essere ignorato: il 45% dei tweet è classificato come negativo, il 30% neutro e solo il 25% positivo. Ciò significa che, nonostante l’ampio engagement generato dai profili conservatori, la percezione complessiva di Kirk su X è stata prevalentemente critica. La polarizzazione è evidente: chi lo ha sostenuto lo ha fatto con forza, generando like e interazioni, ma la maggioranza del dibattito lo ha dipinto come una figura controversa, simbolo di una cultura politica divisiva. Questo squilibrio apre a due riflessioni. La prima riguarda la capacità della destra di capitalizzare i momenti emotivi: pur essendo minoritari in termini di sentiment, i loro contenuti hanno raccolto più engagement. La seconda riguarda il ruolo delle piattaforme come X, che amplificano le posizioni più estreme, rendendo più visibili le reazioni polarizzate rispetto alle posizioni moderate. In questo senso, la vicenda Kirk si inserisce in un trend già osservato in altri casi: la morte di una figura politica diventa subito strumento di battaglia ideologica, con un impatto che travalica i confini nazionali.

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Trump lo ha capito bene e ha sempre sostenuto questo mondo: ha rafforzato l’Ufficio della Fede, ha messo come senior advisor la pastora Paula White e si è mostrato spesso in preghiera con i leader religiosi. C’è anche un video in cui Kirk dice: ‘Presidente, noi giovani vogliamo pregare per te’. La preghiera nel mondo evangelico è fondamentale: è lo strumento di intercessione con cui ci si avvicina a Dio. Vedere un presidente che si ‘sottomette’, tra virgolette, al potere della preghiera — che lo faccia con cuore sincero o meno è secondario — resta importante”, ricostruisce Iovino.

Un laboratorio di polarizzazione digitale

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L’analisi OSINT condotta con Antares e Aldebaran mostra come l’omicidio di Charlie Kirk sia stato rapidamente trasformato in un laboratorio di polarizzazione digitale. I dati confermano un engagement altissimo, una prevalenza di sentiment negativo e una forte capacità della destra italiana di appropriarsi della vicenda per rafforzare le proprie narrative politiche. La figura di Kirk, già divisiva in vita, è diventata in morte un catalizzatore di discorsi opposti: da un lato il martire della libertà difeso da leader come Meloni e Salvini, dall’altro il simbolo di un estremismo criticato da progressisti e intellettuali. In mezzo, pochi spazi neutrali, segno che la rete non ammette mezze misure. Ciò che emerge è una dinamica tipica del nostro tempo: eventi lontani vengono assorbiti nel dibattito politico locale, trasformandosi in terreno di scontro identitario. In questo senso, il caso Kirk non parla soltanto di un omicidio negli Stati Uniti, ma della capacità delle piattaforme social di rendere globale qualsiasi evento, piegandolo alle narrative di chi riesce a guidare la conversazione. “Ha richiamato con forza le radici giudaico-cristiane e per il mondo evangelico ne è diventato un simbolo, non solo post-mortem ma già in vita: per molti un modello da seguire. Questa è la chiave: prima della politica, la dimensione spirituale”, conclude Iovino.

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