Laser per pollame e microonde anti-sciami. I droni evolvono dall’agricoltura alla Difesa

di Redazione
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Droni innovativi, droni laser e sistemi a high-power microwave come quelli sviluppati da NTT ed Epirus stanno trasformando agricoltura e difesa, offrendo strumenti per proteggere allevamenti dall’aviaria e per neutralizzare sciami ostili di droni. L’articolo spiega funzionamento, efficacia sperimentale, limiti tecnici, impatti ambientali e normativi, confronta le applicazioni civili e militari, e propone linee guida pratiche per un’adozione responsabile. Vengono analizzate le metriche di performance, i rischi per la sicurezza e la privacy, nonché le implicazioni etiche e legali per operatori, governi e comunità rurali.

Droni laser per proteggere il pollame: come funzionano e cosa dimostrano i test

Il sistema BB102 di NTT utilizza droni laser per scoraggiare uccelli selvatici che diffondono virus aviari nelle aree di allevamento. Il principio operativo non è la distruzione ma la deterrenza: sensori ottici e algoritmi di visione artificiale identificano specie bersaglio, tracciano traiettorie e attivano segnali luminosi intermittenti (lunghezze d’onda visibili come rosso e verde) mirati a creare un’esperienza di pericolo per l’animale, inducendo la fuga. I test in fattorie giapponesi hanno mostrato riduzioni significative delle visite di volatili, con NTT che segnala valori sperimentali di calo oltre l’80% in siti pilota. Tecnicamente, il sistema combina telecamere ad alta velocità, moduli LIDAR per la distanza e vettori di navigazione GNSS-aided per mantenere posizionamenti stabili del drone deterrente anche in condizioni vento-elettrico variabili.

Dal punto di vista operativo, i droni BB102 eseguono missioni programmate o on-demand: sorveglianza passiva che attiva la modalità deterrente quando il sistema riconosce comportamenti o presenze sospette. L’intermittenza del fascio luminoso e la variabilità delle sequenze di emissione riducono il rischio di adattamento comportamentale da parte degli uccelli. L’approccio risulta meno invasivo rispetto a metodi acustici o chimici: non provoca mortalità diretta e non lascia residui ambientali. Per salvaguardare il benessere animale e la conformità normativa, la potenza dei laser resta entro limiti progettuali non lesivi per la vista e il tessuto, e i pattern sono tarati con il supporto di ornitologi per evitare lo stress cronico.

High-power microwave contro sciami di droni: capacità, limiti e rischi

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Laser per pollame e microonde anti-sciami. I droni evolvono dall'agricoltura alla Difesa 7

Il sistema Leonidas di Epirus impiega impulsi a high-power microwave (HPM) per destabilizzare elettronica, comunicazioni RF e sottosistemi dei droni avversari. Le demo pubbliche hanno mostrato la capacità di disabilitare decine di velivoli in scenari di sciame; in prove controllate Leonidas ha neutralizzato simultaneamente gruppi numerosi, grazie a impulsi ad alta intensità che generano effetti di malfunzionamento temporaneo o permanenti nei componenti sensibili (ad esempio modem RF, alimentazione e controllori di volo). Il vantaggio chiave è la capacità di ingaggiare target multipli a breve raggio senza munizionamento fisico, riducendo rischi collaterali dovuti a detriti proiettati.

Tuttavia, le tecnologie HPM presentano limiti tecnici e implicazioni di sicurezza rilevanti. Il raggio d’azione e l’efficacia dipendono dalla potenza irradiata, dal profilo di antenna, dall’orientamento del target e dalla protezione elettromagnetica dei droni avversari. L’uso di HPM può interferire con infrastrutture civili (telecomunicazioni, impianti elettronici vicini) e pone vincoli stringenti su aree di impiego e modalità operative. Le normative nazionali e le convenzioni internazionali richiedono valutazioni dell’impatto su salute umana e infrastrutture critiche: l’irraggiamento a potenze elevate deve essere gestito con zone di esclusione, autorizzazioni e procedure di mitigazione. Infine, la proliferazione di contromisure (hardening elettronico, schermature, sistemi ridondanti) potrà ridurre l’efficacia HPM nel medio termine, imponendo continui aggiornamenti tecnologici.

Confronto operativo: agricoltura civile e contesto militare

I casi di NTT ed Epirus evidenziano due traiettorie d’uso distinte ma complementari. In agricoltura, la priorità è la protezione di vite animali e raccolto, la minimizzazione dell’impatto ecologico e la facilità di integrazione in ambienti rurali. Qui soluzioni come i droni laser si adattano bene: bassa invasività, costi operativi ridotti, scalabilità per fattorie di diverse dimensioni e compatibilità con sussidi agricoli locali. Il ritorno economico deriva dalla riduzione del culling e delle perdite di produzione, fattore cruciale durante epidemie aviarie. I vincoli principali riguardano la formazione degli operatori, la manutenzione delle flotte e la gestione della sicurezza aerea nelle aree con traffico UAV ricreativo. Nel dominio della difesa, i sistemi HPM rispondono a minacce asimmetriche rappresentate da sciami droni in arena urbana o teatrale. Qui valgono requisiti stringenti di interoperabilità con i sistemi di Comando e Controllo (C2), certificazioni di sicurezza e capacità di discriminazione per evitare l’impiego contro asset amichevoli o civili. Le forze armate prioritizzano criteri di esposizione, regime di utilizzo e integrazione con sensori AI per identificazione e priorizzazione dei target. L’impiego militare pone anche la questione della proporzionalità dell’uso della forza non cinetica e della responsabilità per danni indiretti.

Sicurezza, etica e impatti ambientali delle tecnologie a energia diretta

L’adozione di droni laser e HPM richiede una valutazione etica rigorosa. Dal punto di vista animale, i laser calibrati per deterrenza limitano il danno fisico diretto, ma occorre monitorare effetti comportamentali a lungo termine e stress cronico per le popolazioni faunistiche locali. Le comunità locali devono essere informate e coinvolte nei piani di deploy per garantire accettazione sociale. Per i sistemi HPM, la valutazione degli effetti biologici e ambientali deve includere studi su esposizione umana involontaria, interferenze elettromagnetiche su attrezzature mediche e possibili impatti su fauna sensibile alle onde RF. La trasparenza tecnologica e la partecipazione di enti regolatori, università e ONG ambientali sono fondamentali per definire limiti d’uso, protocolli di test e sistemi di audit indipendenti. L’adozione di certificazioni ambientali e di sicurezza operativa mitiga resistenze pubbliche e agevola l’accesso a finanziamenti e partnership internazionali. Eticamente, la priorità rimane la riduzione del danno: soluzioni deterrenti per l’agricoltura e contromisure difensive proporzionate e tracciabili per contesti militari.

Normativa, autorizzazioni e responsabilità legale per impiego su larga scala

L’utilizzo di tecnologie a energia diretta è soggetto a normative nazionali e internazionali. Per i droni laser civili occorrono autorizzazioni aeronautiche, certificazioni sulla sicurezza laser (ad esempio classi IEC per la potenza ottica) e rispetto delle leggi sulla protezione della fauna. Per sistemi HPM entrano in gioco leggi sulle emissioni elettromagnetiche, regolamentazioni su frequenze e potenze e obblighi di cooperazione con operatori di telecomunicazioni per evitare interferenze con servizi pubblici. La responsabilità legale ricade sull’operatore e sul committente nel caso di danni a terzi: piani assicurativi e contratti con clausole di indennizzo sono pratiche essenziali.

Implementazione pratica: linee guida per agricoltori, operatori e forze di sicurezza

Per le fattorie che valutano droni deterrenti è consigliabile adottare un approccio phased: iniziare con un progetto pilota su area limitata, monitorare indicatori di benessere animale e resa produttiva, formare personale locale su protocollo di sicurezza e manutenzione, e predisporre un piano di escalation per eventi anomali. L’integrazione con sistemi IoT esistenti e la possibilità di ricarica solare o di docking automatizzato riducono costi operativi. Per enti di difesa, il deployment di HPM richiede robusti framework di test in range controllati, standard interoperativi, procedure di autorizzazione e coordinamento con autorità civili per l’attivazione in teatro operativo. Esercitazioni con alleati e scenari di interoperability testing sono cruciali per integrare Leonidas-style systems in architetture C2 senza generare rischi collaterali.

Prospettive tecnologiche: AI, hardening e contromisure

L’intelligenza artificiale migliorerà la discriminazione target e la resilienza dei sistemi: modelli di visione per distinguere specie animali o droni civili, algoritmi adattativi che modulano pattern laser per evitare assuefazione, e sistemi di beam-forming HPM con controllo di polarizzazione e temporizzazione per massimizzare effetto su elettronica nemica evitando danni estesi. Sul fronte opposto, prolifereranno contromisure: schermature, circuiti di protezione e ridondanze di navigazione che riducono l’impatto di HPM. Per questo l’evoluzione sarà un ciclo di innovazione continua che richiede investimenti in ricerca congiunta pubblico-privato. Le applicazioni di droni laser per deterrenza faunistica e di high-power microwave per counter-swarm segnano una significativa estensione delle capacità non cinetiche in ambito civile e militare. Tecnologicamente, la chiave del successo risiede nella integrazione fra sensori avanzati, algoritmi AI per discriminazione e piattaforme di propulsione efficiente, oltre a rigorosi protocolli di sicurezza operativa. La valutazione costo-beneficio deve includere non solo l’efficacia immediata (riduzione visite animali, percentuale di droni neutralizzati) ma anche costi indiretti: impatto ambientale, compliance normativa, formazione operatori e contromisure previste dagli avversari. L’adozione responsabile richiede test indipendenti, standard di interoperabilità e dialogo con stakeholder civili per limitare danni collaterali. In prospettiva, l’equilibrio fra deterrenza non letale in agricoltura e difesa elettronica selettiva potrà offrire soluzioni scalabili, efficaci e meno distruttive rispetto a metodi tradizionali, purché accompagnate da governance tecnica e normativo-etica robusta.