Il panorama tecnologico statunitense mostra una crescente interdipendenza tra politica, regolamentazione e innovazione. Lo shutdown governativo di fine settembre 2025 ha interrotto le operazioni federali, offrendo un vantaggio inatteso a Apple e Amazon nei loro casi antitrust, mentre Google e Meta restano sotto pressione giudiziaria. Contemporaneamente, il presidente Donald Trump ha chiesto pubblicamente il licenziamento di un dirigente Microsoft con legami alle precedenti amministrazioni, mentre Apple ha ceduto alle pressioni governative rimuovendo un’app controversa che tracciava agenti dell’ICE. Questi episodi rivelano le tensioni crescenti tra il governo e le Big Tech, con implicazioni su privacy, economia e politica industriale.
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Shutdown governativo: una pausa strategica per Apple e Amazon
Lo shutdown federale dovuto ai disaccordi sul budget ha sospeso i processi antitrust contro Apple e Amazon, offrendo alle due aziende tempo prezioso per riorganizzare le difese e influenzare il contesto politico. Il Dipartimento di Giustizia (DOJ) e la Federal Trade Commission (FTC) hanno ottenuto la sospensione dei procedimenti fino al ripristino dei fondi pubblici, mentre i casi contro Google e Meta procedono regolarmente. Il processo contro Amazon, incentrato sulle pratiche monopolistiche del marketplace, era programmato per febbraio 2027 e ora subisce un rinvio che può modificare l’equilibrio delle trattative. Analogo scenario per Apple, accusata di monopolio nel mercato smartphone: la pausa imposta dal giudice Leda Dunn Wettre nel New Jersey consente alla società di rafforzare la propria linea difensiva. Al contrario, i giudici che seguono i casi Google Search e Google Ads hanno scelto di procedere, evidenziando una gestione differenziata dei contenziosi durante l’emergenza amministrativa. Dal punto di vista economico, lo shutdown pesa miliardi sull’economia USA, ma rappresenta un sollievo tattico per Apple e Amazon, che possono sfruttare il tempo per lobbying o aggiornamenti strategici. Un prolungamento della crisi, tuttavia, potrebbe generare ritardi sistemici nelle politiche antitrust, favorendo ulteriormente le posizioni dominanti delle Big Tech.
Trump contro Microsoft: la richiesta di licenziare Lisa Monaco
Il presidente Donald Trump ha chiesto pubblicamente a Microsoft di licenziare Lisa Monaco, nuova capo degli affari globali, definendola “inaccettabile” per via del suo passato nelle amministrazioni Obama e Biden. In un post su Truth Social, Trump ha sostenuto che Monaco, avendo investigato sulle sue attività passate, non dovrebbe avere accesso a informazioni sensibili legate ai contratti federali di Microsoft.

Questa mossa politica, amplificata da commentatori come Laura Loomer, si inserisce in una campagna di pressione diretta del governo sulle aziende tecnologiche. È la seconda volta in pochi mesi che Trump interviene su scelte interne di una multinazionale: in agosto aveva attaccato il CEO di Intel per presunti legami con la Cina, salvo poi lodarlo dopo un accordo strategico con la Casa Bianca. La vicenda segnala un cambiamento strutturale nei rapporti tra potere politico e settore tech: Microsoft, storicamente neutrale, rischia di diventare pedina in una battaglia di lealtà istituzionali. Analisti avvertono che l’amministrazione potrebbe rivedere contratti pubblici con Microsoft a favore di Google, Oracle o AWS, trasformando il caso Monaco in una questione di politica industriale e sicurezza nazionale.
Apple rimuove ICEBlock dopo pressioni del governo USA
Apple ha eliminato dal proprio App Store l’app ICEBlock, che tracciava gli agenti dell’Immigration and Customs Enforcement (ICE), dopo pressioni dirette del Dipartimento di Giustizia e dell’Attorney General Pam Bondi. Le autorità hanno definito l’app “un rischio per la sicurezza degli agenti”, in seguito a un incidente armato in Texas in cui l’app sarebbe stata utilizzata dal sospetto aggressore. Apple ha confermato la rimozione, dichiarando di voler mantenere “l’App Store un luogo sicuro e affidabile”. La decisione, presa un mese dopo un incontro tra Tim Cook e il presidente Trump, suggerisce un legame diretto tra le pressioni politiche e le scelte operative di Apple. Durante quell’incontro, Cook aveva ringraziato la Casa Bianca per il sostegno a un piano di investimenti da 600 miliardi di dollari negli Stati Uniti.

Il caso ICEBlock apre un dibattito sul confine tra sicurezza nazionale e libertà di espressione digitale. Se da un lato Apple agisce per prevenire minacce reali, dall’altro rischia di cedere terreno sulla neutralità delle piattaforme, stabilendo un precedente su come il governo possa influenzare la moderazione dei contenuti tecnologici.
Conseguenze per l’industria tech e relazioni istituzionali
L’insieme di questi eventi evidenzia una fase critica nei rapporti tra la Casa Bianca e le Big Tech. Lo shutdown ha offerto ad Apple e Amazon un vantaggio temporaneo nei procedimenti antitrust; la richiesta di Trump a Microsoft ha mostrato una politicizzazione senza precedenti del settore privato; la rimozione di ICEBlock ha confermato la capacità del governo di influenzare direttamente le politiche delle piattaforme. Per gli esperti, queste dinamiche prefigurano un’era di governance ibrida, dove decisioni politiche, economiche e tecnologiche si intrecciano in modo sempre più stretto. Le Big Tech dovranno bilanciare compliance e autonomia, evitando di apparire subordinate a pressioni presidenziali ma anche di sfidare apertamente il potere politico. Nel medio termine, lo scenario potrebbe determinare nuovi modelli di cooperazione pubblico-privata: lo Stato come regolatore attivo e le aziende come attori geopolitici. Tuttavia, un’eccessiva ingerenza rischia di minare la credibilità del sistema antitrust e la percezione internazionale di indipendenza tecnologica degli Stati Uniti. In conclusione, lo shutdown ha offerto una tregua tattica ad Apple e Amazon, mentre Trump e le autorità federali esercitano un controllo crescente su Microsoft e sulle politiche di contenuto di Apple. Questi episodi indicano una ridefinizione dei rapporti di forza tra governo e Silicon Valley, con effetti duraturi su concorrenza, privacy e innovazione globale.