Escalation USA-Cina su chip, dazi e terre rare

di Redazione
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La tensione commerciale tra Stati Uniti e Cina raggiunge un nuovo livello con la decisione di Washington di imporre tariffe del 100% sui beni cinesi e la risposta di Pechino, che estende le restrizioni sulle terre rare strategiche per la produzione di semiconduttori a 14 nm e memorie a 256 layer. La crisi segna un’escalation della guerra economica e tecnologica iniziata mesi fa e ora alimentata da sanzioni incrociate, divieti di esportazione e misure di sicurezza industriale.

Tariffe e contromisure: Washington alza la pressione

Il presidente Donald Trump annuncia una serie di tariffe punitive che raddoppiano quelle introdotte in primavera, passando dal 54% al 100% su un ampio ventaglio di prodotti cinesi. La decisione, accompagnata dall’annullamento di un incontro bilaterale con Xi Jinping, viene giustificata come risposta al “monopolio cinese sulle terre rare”, definito una minaccia strategica per la catena di approvvigionamento americana. Le nuove tariffe entreranno in vigore il 1° novembre e colpiranno non solo i beni industriali, ma anche software e tool critici per la progettazione dei chip, inclusi framework di intelligenza artificiale come PyTorch. Contestualmente, Washington valuta un pacchetto da 1,8 miliardi di euro all’interno del CHIPS Act per lo sviluppo di miniere e filiere alternative alle terre rare cinesi, con i primi carichi di test provenienti dal Pakistan. Il governo di Pechino, dal canto suo, risponde con fermezza, accusando gli Stati Uniti di “violazione delle regole del commercio internazionale” e annunciando misure equivalenti. Il ministero del Commercio dichiara che la Cina “non cerca una guerra tariffaria, ma non la teme”, invitando Washington a tornare al tavolo dei negoziati.

Le restrizioni cinesi sulle terre rare

La contromossa di Pechino arriva con l’introduzione di licenze obbligatorie di esportazione per un gruppo ampliato di terre rare, comprendente elementi come holmio, erbio, tulio, europio, itterbio, samario e terbio. Le nuove regole impongono controlli su qualsiasi prodotto contenente oltre lo 0,1% di materiali rari, con l’obbligo di specificare l’uso finale (end-use test) e l’approvazione diretta del ministero per ogni spedizione. L’impatto maggiore riguarda il settore dei semiconduttori, dove questi materiali vengono impiegati in processi di deposizione di film sottili, lucidatura dei wafer e realizzazione di motori per dischi ad alte prestazioni. Le restrizioni colpiscono in particolare la produzione di chip logici a 14 nm o inferiore e di memorie NAND a 256 layer o più, aggravando la vulnerabilità delle catene globali di fornitura. Nonostante le preoccupazioni occidentali, Taiwan minimizza gli effetti sulle proprie fabbriche: il ministero dell’Economia afferma che TSMC non utilizza le terre rare sottoposte a licenza e che la produzione resta protetta grazie a fornitori alternativi in Europa, Giappone e Stati Uniti.

Il ban a TechInsights e i controlli su Nvidia

In parallelo, la Cina dichiara “entità inaffidabile” la società canadese TechInsights, colpevole di aver rivelato in un report tecnico l’uso di processori TSMC da parte di Huawei in violazione delle sanzioni statunitensi. Pechino vieta tutte le transazioni con l’azienda, segnalando la volontà di rafforzare il controllo sulle attività di reverse engineering e di proteggere la propria industria dei chip. Le autorità cinesi estendono inoltre i controlli ai porti e ai data center per individuare GPU avanzate di provenienza occidentale. I team dell’Amministrazione del Cyberspazio (CAC) ispezionano in particolare i modelli Nvidia H20 e RTX 6000D, ma i controlli vengono rapidamente ampliati a tutti i semiconduttori di fascia alta. Le aziende locali, tra cui ByteDance, sospendono gli ordini di GPU, mentre un intermediario con sede a Singapore viene accusato di aver facilitato l’acquisto di processori AI per un valore di oltre 1,8 miliardi di euro destinati a entità cinesi. Nvidia nega ogni coinvolgimento, ma gli Stati Uniti aprono un’indagine formale sulle triangolazioni asiatiche.

Intel, AMD e la corsa a 2 nm

Nel frattempo la competizione tecnologica tra colossi americani e asiatici entra in una nuova fase. Intel avvia la produzione del nodo 18A, anticipando TSMC N2 e segnando il ritorno della casa di Santa Clara nel segmento dei processi avanzati. La piattaforma Panther Lake, basata su transistor RibbonFET GAA e architettura PowerVia BSPDN, raggiunge una densità di 238 milioni di transistor per mm², con un miglioramento del 15% nelle prestazioni e una riduzione del 25% nei consumi rispetto a Intel 3. TSMC N2 rimane più denso (313 MTr/mm²) ma entrerà in produzione solo nel 2026, lasciando a Intel un temporaneo vantaggio strategico. Parallelamente AMD supera Nvidia nella corsa al 2 nm con la GPU Instinct MI450, basata su TSMC N2 e architettura CDNA 5, attesa per la seconda metà del 2026.

Legislazione USA sull’AI e priorità nazionali

A Washington, il Senato approva il bill GAIN AI, che obbliga i produttori di chip per l’intelligenza artificiale — tra cui Nvidia e AMD — a dare priorità alle forniture destinate agli Stati Uniti rispetto ai clienti stranieri. Il disegno di legge, inserito nel pacchetto NDAA, è sponsorizzato dai senatori Elizabeth Warren e Jim Banks e mira a garantire che l’industria nazionale non subisca rallentamenti a causa della domanda cinese. Il provvedimento riceve però critiche dai produttori, che lo giudicano “basato su uno scenario da fantascienza” e potenzialmente dannoso per la competitività globale. La Casa Bianca valuta modifiche prima dell’approvazione definitiva, mentre l’industria teme ripercussioni sui mercati internazionali già tesi.

Ban e crackdown nel settore tecnologico cinese

Pechino intensifica i divieti contro aziende occidentali coinvolte in forniture militari a Taiwan o in tecnologie dual-use. Tra le compagnie colpite figurano Dedrone ed Epirus, mentre TechInsights resta esclusa dal mercato cinese. Le autorità monitorano con attenzione le importazioni di semiconduttori avanzati e applicano controlli doganali stringenti per prevenire l’ingresso di hardware soggetto a restrizioni statunitensi.

La guerra tecnologica diventa sistemica

La doppia stretta su tariffe e terre rare segna un punto di non ritorno nella rivalità economica USA-Cina. Pechino sfrutta la leva delle materie prime strategiche, Washington risponde con la potenza normativa e industriale del CHIPS Act e della GAIN AI Law. Nel frattempo, la corsa a 2 nm e le vulnerabilità dei software critici ricordano quanto la sicurezza tecnologica sia ormai intrecciata con la geopolitica.