La Polizia di Stato ha eseguito sette arresti e numerose perquisizioni nell’ambito di due maxi-operazioni contro la diffusione di materiale di abuso sui minori CSAM, smantellando reti di scambio attive in diverse regioni italiane. Le indagini, coordinate dal Centro nazionale per il contrasto dei contenuti di abuso sui minori on line (Cncpo) e condotte dai Centri operativi per la sicurezza cibernetica (Cosc) di Torino e Milano, hanno portato al sequestro di ingenti quantità di materiale informatico, rivelando un sistema ramificato di detenzione e condivisione di contenuti di sfruttamento minorile.
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Operazione Dark seeder a Torino
L’operazione “Dark seeder”, guidata dal Cosc di Torino, ha rappresentato il fulcro dell’attività investigativa. Gli agenti hanno arrestato cinque persone in flagranza di reato e denunciato altre cinque per detenzione e diffusione di CSAM, operando sotto il coordinamento del Centro nazionale contro la pedopornografia online. Le indagini, condotte da agenti sotto copertura, hanno portato all’infiltrazione di forum e piattaforme di condivisione illegali, dove sono stati individuati profili attivi nello scambio di immagini e video di violenze sessuali su minori. Le perquisizioni si sono estese a Torino, Novara e province limitrofe, coinvolgendo anche le sezioni operative di Asti, Biella, Cuneo, Imperia, Savona e Vercelli. Tra i soggetti fermati, di età compresa tra 30 e 61 anni, spicca un individuo arrestato mentre condivideva file in tempo reale durante il blitz. I contenuti rinvenuti, definiti “particolarmente cruenti” dagli investigatori, riguardano violenze su bambini in tenera età. I computer, hard disk e smartphone sequestrati saranno analizzati dagli esperti della Polizia postale, che utilizzeranno strumenti di analisi forense e decodifica avanzata per risalire alla provenienza dei file e identificare eventuali reti di distribuzione più ampie.
Dettagli sugli indagati e sui sequestri
Gli indagati di “Dark seeder” presentano profili eterogenei, con differenti estrazioni sociali e professionali, a conferma della trasversalità del fenomeno. I contenuti scoperti mostrano una brutalità senza precedenti, con video e immagini di abusi sessuali su neonati e bambini piccoli. Uno degli arrestati è stato trovato mentre trasmetteva in diretta file illegali, aggravando la propria posizione con accuse di distribuzione attiva e continuata. Il materiale sequestrato ammonta a diversi terabyte di contenuti digitali, archiviati su dispositivi personali e cloud. Le indagini forensi, ancora in corso, puntano a individuare eventuali legami internazionali, data la presenza di server esteri e tracce di comunicazioni con utenti stranieri. Gli investigatori ipotizzano una rete di scambio decentralizzata che coinvolge gruppi anonimi e canali criptati.
Operazione Berus e collegamenti pregressi
Parallelamente, il Cosc di Milano ha condotto l’operazione “Berus”, che ha portato all’arresto di due uomini di 46 e 77 anni, residenti rispettivamente a Torino e Salerno. Le accuse riguardano la detenzione e divulgazione di contenuti CSAM, individuati durante un’indagine più ampia partita nel gennaio 2025 da un precedente caso che aveva coinvolto un ex docente arrestato a Sondrio. Le nuove perquisizioni, ordinate dalla Procura di Milano, hanno interessato sette città — tra cui Firenze, Napoli, Prato, Terni e Salerno — e hanno permesso di recuperare dispositivi elettronici contenenti foto e video di abusi su minori. In uno dei casi, il materiale risultava scaricato e organizzato in modo sistematico, segno di una attività continuativa e strutturata. Le analisi dei browser hanno evidenziato ricerche frequenti di contenuti pedopornografici, mentre l’esame dei metadati digitali consentirà di identificare potenziali vittime e reti di scambio. L’operazione Berus conferma il collegamento investigativo con la precedente indagine lombarda e amplia il raggio d’azione della Polizia postale a livello interregionale.
Tecniche investigative e strumenti digitali
Le due operazioni hanno impiegato metodi investigativi di nuova generazione, che combinano intelligence umana e analisi algoritmica. Gli agenti sotto copertura si sono infiltrati in forum del dark web e chat criptate, tracciando in modo anonimo i flussi di condivisione di file illegali. Nell’operazione “Dark seeder”, gli investigatori hanno utilizzato strumenti come PowerShell e piattaforme di data mining per identificare in tempo reale le connessioni sospette. In “Berus”, invece, sono stati adottati sistemi di intelligenza artificiale per individuare comportamenti digitali compatibili con la ricerca o lo scambio di CSAM, riducendo i tempi di identificazione dei sospetti. Il Cncpo ha centralizzato la gestione dei dati investigativi, garantendo il coordinamento tra i Cosc regionali e le Procure di Torino e Milano, che hanno emesso mandati di perquisizione immediati. Le collaborazioni interforze hanno incluso anche unità della Polizia postale di Lombardia, Campania, Toscana, Piemonte e Umbria.
Impatto nazionale e prevenzione
Le operazioni “Dark seeder” e “Berus” segnano un punto di svolta nella lotta italiana contro la pedopornografia online. Oltre agli arresti e ai sequestri, le indagini hanno consentito di smantellare nodi di distribuzione attivi in rete, interrompendo lo scambio di terabyte di contenuti criminali e salvando centinaia di vittime potenziali da ulteriori abusi. L’azione della Polizia postale sottolinea l’importanza della vigilanza digitale e della cooperazione internazionale, in un contesto in cui i canali di condivisione illegale si spostano costantemente tra dark web, piattaforme cloud e servizi di messaggistica cifrata. Le operazioni hanno anche un forte valore deterrente: l’impatto mediatico e giudiziario riduce la percezione di impunità e rafforza la consapevolezza pubblica. Le autorità, intanto, promuovono campagne educative rivolte ai cittadini per riconoscere e segnalare attività sospette online. Le indagini “Dark seeder” e “Berus” confermano l’impegno costante della Polizia di Stato e della Polizia postale nel contrastare le reti CSAM in Italia. L’approccio multidisciplinare — che unisce tecnologia, intelligence e cooperazione tra centri regionali — dimostra come la lotta allo sfruttamento minorile digitale richieda strumenti sofisticati e una vigilanza continua. L’operazione, conclusa con sette arresti e oltre dieci indagati, segna un risultato concreto nella protezione dei minori e nella difesa della sicurezza cibernetica nazionale.