Apple vive uno dei periodi più complessi sul fronte legale, con indagini europee sulla privacy, una sconfitta nel Regno Unito per pratiche anticoncorrenziali e un nuovo capitolo nella disputa con Epic Games, mentre parallelamente persegue un leaker di iOS 26 per violazione di segreti industriali. La combinazione di questi casi mette alla prova il modello economico e la politica di controllo dell’azienda su App Store e sui dati degli utenti, pilastri centrali dell’ecosistema iOS.
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Indagini europee su App Tracking Transparency
La Commissione europea e le autorità antitrust di Germania, Italia e Francia indagano sulla funzione App Tracking Transparency (ATT), introdotta da Apple nel 2020 con iOS 14 per consentire agli utenti di bloccare il tracciamento pubblicitario tra app diverse. Sebbene la funzione sia considerata un esempio di tutela della privacy, i regolatori la sospettano di rappresentare un abuso di posizione dominante, accusando Apple di favorire le proprie attività pubblicitarie rispetto a quelle dei concorrenti. L’Ufficio Federale dei Cartelli tedesco, che ha aperto l’inchiesta nel 2022, ha pubblicato nel febbraio 2025 un giudizio preliminare in cui accusa l’azienda di aver limitato l’accesso ai dati pubblicitari per gli sviluppatori terzi, mantenendo invece margini di raccolta per i propri servizi. La Francia ha già inflitto ad Apple una multa da 150 milioni di euro nel marzo 2025, sostenendo che il processo di opt-out fosse «artificiosamente complesso» e penalizzasse gli sviluppatori indipendenti.

L’Italia prosegue la propria indagine, con una decisione attesa entro fine anno. Apple, nel frattempo, propone soluzioni correttive parziali, ma secondo i regolatori esse «indebolirebbero le garanzie per gli utenti», compromettendo la trasparenza del consenso. L’azienda difende la funzione come fondamentale per la protezione dei consumatori, avvertendo che la sua disattivazione forzata «ridurrebbe drasticamente la tutela della privacy in Europa».

Il dibattito mette in contrapposizione due visioni: da un lato la sovranità dei dati e la scelta informata dell’utente, dall’altro il timore che Apple utilizzi la privacy come leva competitiva. In questo contesto, la funzione ATT resta un simbolo della tensione tra etica digitale e mercato pubblicitario, mentre il futuro della regolamentazione europea potrebbe ridefinire i limiti tra innovazione e concorrenza leale.
Sconfitta nel Regno Unito sulle commissioni App Store
In parallelo, Apple incassa una sconfitta storica nel Regno Unito. Il Tribunale d’Appello della Concorrenza ha stabilito che l’azienda ha applicato commissioni eccessive e ingiustificate fino al 30% agli sviluppatori che distribuivano app su App Store tra il 2015 e il 2020. La causa, promossa nel 2021 dalla docente universitaria Rachael Kent a nome dei consumatori britannici, ha portato il tribunale a riconoscere un abuso di posizione dominante e a fissare un risarcimento potenziale fino a 1,785 miliardi di euro. Secondo la sentenza, l’obbligo per gli sviluppatori di utilizzare esclusivamente il sistema di pagamento Apple «ha gonfiato i prezzi per i consumatori e soffocato l’innovazione». Gli argomenti di Apple, basati sulla sicurezza e sulla comparazione con Android, sono stati respinti. Il tribunale ha evidenziato che le regole dell’App Store non erano necessarie per garantire la sicurezza e che Android non rappresentava «una reale alternativa competitiva» a causa dei costi di transizione elevati per gli utenti. L’azienda ha annunciato ricorso in appello, sostenendo che le commissioni «riflettono il valore dei servizi e delle infrastrutture fornite agli sviluppatori». Tuttavia, la decisione britannica potrebbe costituire un precedente per future azioni legali in altri Paesi, aumentando la pressione per una revisione globale del modello App Store, già messo in discussione dal Digital Markets Act europeo.
Ritorno in tribunale con Epic Games
La battaglia tra Apple ed Epic Games — iniziata nel 2020 con la rimozione di Fortnite da App Store per violazione delle regole sui pagamenti — continua negli Stati Uniti con una nuova disputa sull’interpretazione dell’ordine giudiziario del 2021. Epic sostiene che Apple, imponendo una commissione del 27% sulle transazioni esterne, abbia aggirato la sentenza originale, che consentiva agli sviluppatori di indirizzare gli utenti a metodi di pagamento alternativi. Il giudice ha dato ragione a Epic, dichiarando Apple colpevole di disprezzo della corte per aver mantenuto un controllo economico sulle transazioni esterne, definendo la misura «punitiva e contraria allo spirito dell’ordine».
Apple ribatte che l’ordine era ambiguo e che la commissione serve a coprire i costi della piattaforma, ma Epic replica che si tratta di una violazione consapevole del mandato giudiziario. La nuova udienza determinerà se la compagnia di Cupertino dovrà modificare nuovamente il proprio modello di business o pagare sanzioni per mancata conformità. Questo scontro ha implicazioni più ampie: la decisione potrebbe aprire la strada a un App Store più aperto e decentralizzato, riducendo la capacità di Apple di controllare il flusso economico degli sviluppatori. Tuttavia, l’azienda insiste nel difendere la sicurezza dell’ecosistema iOS, affermando che un’apertura totale aumenterebbe il rischio di frodi e malware.
Causa contro i leaker di iOS 26
A completare il quadro legale, Apple ha intentato causa contro i noti leaker Jon Prosser e Michael Ramacciotti per la diffusione non autorizzata di informazioni riservate su iOS 26. Secondo la denuncia, Ramacciotti — descritto come un «fan appassionato ma imprudente» — avrebbe fornito dettagli tecnici a Prosser, che li ha poi pubblicati sul suo canale YouTube Front Page Tech.
Il tribunale ha già emesso un giudizio predefinito contro Prosser, che non ha risposto entro i termini legali, mentre Ramacciotti ha presentato difese entro il 29 ottobre. Apple accusa il secondo di aver cancellato centinaia di migliaia di messaggi dopo la notifica di conservazione delle prove, un’azione che potrebbe configurare ostruzione di giustizia.
La causa, avviata nel luglio 2025, ha anche un valore simbolico: Apple intende rafforzare la deterrenza contro la fuga di informazioni sui prodotti in sviluppo. Gli avvocati della società sottolineano che la tutela della proprietà intellettuale è «fondamentale per la concorrenza leale e la sicurezza industriale».
Prospettive e impatti
Le controversie in corso delineano un clima di pressione globale su Apple, che deve bilanciare la propria identità di marchio attento alla privacy con accuse di pratiche monopolistiche e abuso di potere. Sul piano europeo, il futuro di App Tracking Transparency determinerà il confine tra privacy e concorrenza, mentre nel Regno Unito e negli Stati Uniti le dispute su commissioni e pagamenti alternativi potrebbero ridefinire la struttura stessa di App Store. Allo stesso tempo, la causa contro i leaker ribadisce la volontà dell’azienda di mantenere un controllo assoluto sull’immagine e sui segreti dei propri prodotti. In un contesto in cui le normative globali spingono verso apertura, trasparenza e interoperabilità, Apple si trova di fronte a un bivio strategico: adattare il proprio modello a una nuova era di regolamentazione digitale, oppure rischiare di veder incrinato il suo dominio costruito su chiusura e controllo.