OLAF e Procura europea indagano sui fondi per “Italia a 1 Giga”

di Redazione
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L’Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF) e la Procura europea (EPPO) sono stati chiamati a verificare presunte irregolarità nell’utilizzo dei fondi europei destinati ai piani italiani “Italia a 1 Giga” e “Banda Ultra Larga (BUL)”, due programmi strategici finanziati con risorse comunitarie e realizzati in gran parte da Open Fiber, società partecipata da Cassa Depositi e Prestiti e dal fondo australiano Macquarie. La segnalazione, presentata dall’onorevole Antonino Iaria (M5S), accusa Open Fiber di un possibile uso improprio delle risorse europee e del mancato rispetto delle condizioni fissate dalle autorizzazioni comunitarie. Secondo la denuncia, la società avrebbe alterato i dati di copertura, utilizzato tecnologie non conformi e continuato a ricevere fondi anche dopo la scadenza del via libera europeo. “Siamo di fronte a un possibile caso di rendicontazioni non veritiere e manipolazione dei dati finalizzata a ottenere pagamenti non dovuti”, si legge nel testo trasmesso alle autorità europee.

Presunte irregolarità nei piani “Italia a 1 Giga” e BUL

Nel piano “Italia a 1 Giga”, Open Fiber avrebbe ridotto il numero di indirizzi civici da connettere rispetto a quanto previsto dai bandi originari, senza preventiva autorizzazione. L’azienda avrebbe inoltre fatto ampio ricorso alla tecnologia FWA (Fixed Wireless Access), che non garantisce le prestazioni della fibra ottica pura, violando così l’obbligo di realizzare connessioni FTTH (Fiber to the Home) imposto dal PNRR.
La denuncia parla di indirizzi civici dichiarati come “coperti” ma inesistenti o non realmente serviti, e di modifiche ai progetti senza la necessaria comunicazione alla Commissione Europea. Le presunte irregolarità si estenderebbero anche al precedente programma “Banda Ultra Larga (BUL)”, finanziato con fondi strutturali e regionali per la copertura delle “aree bianche” – le zone meno profittevoli per gli operatori privati. Nonostante la decisione della Commissione Europea che autorizzava gli aiuti di Stato sia scaduta il 31 dicembre 2022, i fondi continuerebbero a essere erogati. “Ogni euro speso dopo quella data potrebbe costituire un aiuto di Stato illegale e un uso improprio delle risorse comunitarie”, si legge nella denuncia.

Lettera alla Commissione Europea e possibili azioni giudiziarie

L’on. Iaria ha inviato una lettera alla Task Force RECOVER della Commissione Europea, chiedendo di sospendere temporaneamente i pagamenti all’Italia fino al completamento delle verifiche dell’OLAF. La richiesta si basa sull’Articolo 24 del Regolamento RRF, che consente alla Commissione di bloccare i trasferimenti in presenza di “prove credibili di frode o irregolarità gravi”. Parallelamente, la Procura europea (EPPO) dovrà valutare se aprire un’indagine penale per frode ai danni del bilancio dell’Unione Europea, ipotizzando la violazione delle norme europee sulla corretta gestione dei fondi pubblici.

Carente vigilanza delle autorità italiane

Il dossier segnala infine presunte carenze di vigilanza da parte delle autorità italiane competenti, accusate di non aver attuato controlli efficaci nonostante le segnalazioni. “Le autorità di vigilanza, pur consapevoli delle irregolarità, non avrebbero esercitato un’azione di controllo effettiva”, si legge nel documento inviato a Bruxelles. L’iniziativa dell’eurodeputato Iaria riaccende il dibattito sulla trasparenza nell’attuazione dei piani digitali italiani, in un momento in cui l’Unione Europea rafforza la sorveglianza sull’uso dei fondi del PNRR e sui progetti strategici legati alla transizione digitale.