La Polizia di Stato ha smantellato un articolato sistema di spaccio di cocaina gestito via social network nel cuore di Roma, arrestando due fratelli ecuadoregni che operavano come veri e propri “riders della droga”. L’indagine, condotta dagli agenti del commissariato Trevi Campo Marzio, ha rivelato un meccanismo familiare ben strutturato, basato su ordini digitali, auto a noleggio e schede telefoniche fittizie. Il sistema di delivery, attivo soprattutto nelle ore serali e notturne, riforniva le zone della movida capitolina, sfruttando chat cifrate per organizzare le consegne.
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Sistema di spaccio via social
L’operazione prende avvio quando gli investigatori, dopo settimane di sorveglianza discreta, notano movimenti sospetti di un giovane in prossimità dei locali di via Veneto. Gli agenti intervengono durante una consegna e bloccano il ventisettenne subito dopo lo scambio di droga e denaro. Addosso al giovane vengono trovate diverse dosi di cocaina, circa 700 euro in contanti e due cellulari, uno dei quali dedicato esclusivamente alla gestione degli ordini via app di messaggistica. Le analisi dei dispositivi permettono di risalire a una rete di clienti fidelizzati e a un flusso costante di richieste digitali. I fratelli ricevevano gli ordini in tempo reale, pianificavano le consegne da una base domestica e utilizzavano auto a noleggio per muoversi rapidamente senza lasciare tracce. Le consegne, coordinate da una sorta di “sala operativa familiare”, avvenivano con puntualità e discrezione, imitando il modello dei servizi di consegna tradizionali. Gli investigatori scoprono che i due utilizzavano schede SIM intestate a nomi inventati, elemento che complicava l’attività di tracciamento. La messaggistica istantanea consentiva loro di ricevere ordini codificati e conferme in tempo reale, mentre i pagamenti venivano affidati a terzi per ridurre il rischio in caso di controllo. Questo sistema, apparentemente sofisticato, si rivela però vulnerabile all’intelligence digitale impiegata dagli agenti.
Dettagli degli arresti
Durante la perquisizione domiciliare, la Polizia trova il fratello maggiore di trent’anni, identificato come il coordinatore logistico dell’attività. All’interno dell’abitazione vengono sequestrati altra cocaina, materiale per il confezionamento e un bilancino elettronico con residui di polvere bianca. Le prove raccolte documentano un flusso costante di attività: i fratelli si dividevano i compiti con precisione — il più giovane si occupava delle consegne, il maggiore della gestione ordini e delle comunicazioni con i clienti. Le indagini confermano che il denaro raccolto veniva riciclato attraverso soggetti di fiducia, incaricati di custodire gli incassi giornalieri per evitare che i corrieri venissero trovati con grosse somme addosso. Questa tecnica, mutuata dalle dinamiche dei network criminali internazionali, mirava a minimizzare le perdite in caso di arresto. Gli investigatori del commissariato Trevi Campo Marzio documentano passo dopo passo il funzionamento della rete, tracciando percorsi di auto noleggiate, turni di consegna e messaggi di coordinamento inviati tramite piattaforme criptate. Il lavoro meticoloso porta all’arresto in flagranza dei due fratelli con l’accusa di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti.
Tattiche per eludere i controlli
Il sistema di delivery si fondava su strategie evasive digitali che, pur complesse, non hanno retto di fronte alle tecniche di cyber-investigazione della Polizia. I fratelli intestavano SIM a identità false per evitare intercettazioni, cambiavano frequentemente i numeri di telefono e utilizzavano app di messaggistica con eliminazione automatica delle chat. Le consegne avvenivano con auto diverse ogni settimana, prese a noleggio per brevi periodi. La Polizia ha tracciato gli spostamenti incrociando dati di traffico telefonico, noleggi e pagamenti digitali, fino a identificare le fasce orarie di attività, concentrate tra le 20 e le 2 del mattino. Le zone più colpite erano Trastevere, Testaccio e Campo de’ Fiori, dove la domanda di cocaina cresce durante i fine settimana.

Ogni ordine veniva gestito con efficienza quasi aziendale: ricevuto il messaggio, il fratello maggiore smistava l’incarico, e il corriere usciva con dosi già confezionate. Dopo la consegna, i soldi venivano consegnati a un intermediario. Questo sistema riduceva il rischio di rintracciamento diretto ma lasciava comunque tracce digitali e log di messaggistica, che la Polizia ha analizzato fino a ricostruire l’intero schema.
Indagini e ricostruzione dell’organizzazione
Le indagini, coordinate dalla Procura di Roma, hanno permesso di ricostruire l’intera catena di comando, dal punto di ricezione ordini fino alle consegne su strada. Gli agenti hanno utilizzato strumenti di sorveglianza tecnologica e analisi forense dei dispositivi mobili, scoprendo che la rete utilizzava codici predefiniti per indicare quantità e luoghi di consegna. La “centrale operativa” era collocata in un appartamento della zona San Giovanni, da cui partivano le istruzioni per i corrieri. I due fratelli gestivano un flusso medio di oltre venti consegne al giorno, operando con ritmi simili a un servizio di logistica. L’efficienza della rete era tale da far ipotizzare collegamenti con fornitori esterni e canali di approvvigionamento consolidati. L’operazione rappresenta un successo significativo nella lotta allo spaccio digitale: l’uso coordinato di strumenti d’intelligence, analisi social e monitoraggio delle piattaforme ha permesso di anticipare le mosse dei sospetti e bloccare un sistema criminale di nuova generazione, che imitava la logica dei servizi di delivery.
Implicazioni e sicurezza nella capitale
Gli arresti dei due fratelli ecuadoregni segnano un duro colpo allo spaccio organizzato nella movida romana. L’indagine evidenzia come la criminalità stia evolvendo verso modelli ibridi, digitali e decentralizzati, ma anche come la Polizia di Stato stia adattando i propri protocolli, integrando competenze cyber e territoriali. La capitale intensifica ora il monitoraggio delle reti digitali, con focus su chat anonime e servizi di messaggistica criptata, considerati nuove frontiere del traffico di droga. L’obiettivo è prevenire la replicazione del modello “delivery” che, pur efficiente, lascia tracce digitali sfruttabili dalle autorità. Grazie a una combinazione di analisi investigativa tradizionale e sorveglianza digitale, gli agenti hanno chiuso un canale che collegava la rete sociale alla distribuzione fisica di cocaina, restituendo sicurezza alle zone più frequentate dai giovani romani.