Sommario
Apple si trova al centro di un turbine di controversie strategiche, legali e geopolitiche che mettono in discussione alcuni dei pilastri su cui ha costruito il proprio successo: il controllo totale dell’App Store, la dipendenza produttiva dalla Cina e la relazione difficile con gli sviluppatori, in particolare Epic Games. Nell’arco di pochi giorni, si sono succeduti eventi che spaziano dalla modifica della tassazione sugli store digitali, all’esclusione reiterata di Fortnite, fino alla minaccia di un collasso istantaneo in caso di interruzione delle relazioni industriali con Pechino. A ciò si aggiunge l’interesse del governo statunitense per i rapporti tra Cupertino e Alibaba, mentre l’azienda si trova a gestire anche una sconfitta legale sulla proprietà del marchio iPhone in Brasile.
Questa congiuntura rende evidente come Apple stia attraversando una fase di vulnerabilità, in cui le pressioni esterne rischiano di minare un ecosistema tradizionalmente chiuso, ma sempre più contestato.
Apple cambia le regole dell’App Store: nuove politiche su prezzi e tassazione in oltre 70 territori
Apple ha annunciato importanti cambiamenti nella gestione della sua piattaforma di distribuzione digitale, con impatto diretto sui prezzi delle app e sulla tassazione applicata agli acquisti. Le modifiche interessano oltre 70 paesi, con effetti su IVA, imposte locali, e soglie di prezzo minime e massime. L’azienda ha aggiornato le condizioni per rispecchiare la nuova legislazione locale, ma anche per garantire maggiore flessibilità agli sviluppatori.
Le nuove soglie influenzano sia le app a pagamento che gli acquisti in-app, e sono pensate per migliorare la trasparenza sui costi finali per gli utenti, ma anche per consentire agli sviluppatori di mantenere margini più stabili in aree geografiche soggette a inflazione o cambi normativi.
Questa mossa viene interpretata come un tentativo di prevenire ulteriori indagini antitrust in Europa e negli Stati Uniti, dove le autorità stanno esaminando la posizione dominante dell’App Store, soprattutto dopo la sentenza della Corte Suprema che ha dato ragione ad Apple nell’ultima fase del contenzioso con Epic, ma ha lasciato aperte molte criticità sulla concorrenza effettiva nello store digitale.
Fortnite ancora escluso: Apple ignora le richieste della corte e blocca il ritorno sull’App Store USA
La saga tra Apple ed Epic Games continua, con nuovi sviluppi che evidenziano la rigidità con cui Apple difende il proprio modello di business. Dopo la decisione della corte di imporre a Cupertino la riammissione di Fortnite sull’App Store statunitense, Apple ha risposto con una non azione deliberata: ha scelto di non intervenire, lasciando il gioco ancora escluso dalla piattaforma.
Epic ha chiesto formalmente al tribunale di obbligare Apple a rispettare l’ingiunzione, sostenendo che l’azienda stia deliberatamente aggirando la sentenza, impedendo agli utenti l’accesso a un prodotto legittimo. La posizione di Apple è che non esiste obbligo esplicito a reintegrare immediatamente l’app, e che la valutazione deve seguire le consuete procedure di revisione.
Nel frattempo, Epic ha cercato di ripubblicare il gioco tramite canali secondari, ma Apple ha bloccato ogni tentativo, ribadendo che solo le app conformi agli standard attuali e alle policy di pagamento alternative potranno tornare disponibili.
Questo braccio di ferro, al centro delle tensioni tra Cupertino e la comunità degli sviluppatori, riflette la volontà di Apple di mantenere il controllo totale sulla distribuzione e sulle commissioni, anche a costo di sfidare apertamente decisioni giudiziarie.
Il governo USA indaga sull’accordo con Alibaba: preoccupazioni per dati, sicurezza e influenza cinese
Il Dipartimento della Giustizia statunitense ha avviato un’indagine preliminare sull’accordo commerciale tra Apple e Alibaba Cloud, partner cinese utilizzato per gestire parte dei servizi cloud dell’App Store in Asia. L’interesse dell’amministrazione riguarda possibili implicazioni sulla sicurezza nazionale, sulla gestione dei dati sensibili e sull’influenza strategica cinese all’interno dell’ecosistema Apple.
Sebbene Apple abbia sempre dichiarato di non condividere dati personali con partner terzi, l’accordo con Alibaba include comunque infrastrutture condivise, accesso a strumenti di analisi, e possibilità di cooperazione logistica nei marketplace digitali.
Il governo teme che questa relazione possa offrire a Pechino canali indiretti per accedere a informazioni sui cittadini americani o sulle operazioni economiche di aziende statunitensi. Anche se al momento non esistono prove concrete di violazioni, l’indagine segnala un crescente clima di diffidenza istituzionale verso la dipendenza tecnologica da infrastrutture asiatiche.
Apple, la Cina e l’ombra di una dipendenza strategica: il rischio del “collasso istantaneo” secondo un nuovo libro
Un recente libro intitolato Apple in China ha acceso il dibattito su quanto sia profonda la dipendenza dell’azienda da Pechino, suggerendo che una sola decisione del governo cinese potrebbe fermare la produzione globale degli iPhone da un giorno all’altro. L’autore sostiene, attraverso una raccolta dettagliata di testimonianze e documenti interni, che Apple abbia legato il proprio destino a una rete industriale quasi insostituibile, composta da fornitori, assemblatori, centri di ricerca e infrastrutture logistiche.

L’azienda, sebbene consapevole dei rischi, ha storicamente privilegiato l’efficienza della catena produttiva cinese. Anche i recenti sforzi per diversificare verso India, Vietnam e Malesia non sono sufficienti a garantire la sopravvivenza del business nel caso di un blocco improvviso. Secondo il libro, la minaccia non è solo economica, ma anche geopolitica: la leva di controllo esercitabile su Apple da parte di Pechino rappresenta un rischio sistemico per la sovranità tecnologica statunitense.
Apple perde il marchio iPhone in Brasile: una sconfitta simbolica ma dal forte impatto commerciale
La giustizia brasiliana ha sancito che Apple non detiene il diritto esclusivo sul marchio “iPhone” nel Paese sudamericano, respingendo l’appello dell’azienda in un caso che risale al 2000, quando la società Gradiente Electronics aveva registrato per prima il nome.
Anche se Apple può continuare a vendere i propri prodotti con tale denominazione, la decisione apre la porta a potenziali operazioni di marketing concorrenti, confusioni sul mercato e conflitti legali futuri, in un’area strategica come il Brasile, che rappresenta uno dei mercati emergenti più rilevanti per la tecnologia mobile.
Il caso evidenzia anche le difficoltà di Apple nel proteggere globalmente il proprio brand, soprattutto nei paesi dove le leggi sui marchi seguono criteri temporali piuttosto che di notorietà.
Apple accelera sullo sviluppo dei chip interni per difendere la sicurezza dei dispositivi
In risposta a questo scenario, Apple ha rafforzato il proprio impegno verso la sovranità tecnologica. L’articolo pubblicato da 9to5Mac sottolinea come l’autosufficienza nella produzione di chip interni – già iniziata con la serie M e proseguita con i chip A e S – rappresenti un baluardo strategico anche in termini di sicurezza. Ridurre la dipendenza da fornitori esterni, in particolare per componenti chiave come modem, SoC e chip per AI, permette all’azienda di controllare completamente la catena del firmware, le patch critiche e i livelli di crittografia.
Questo approccio rafforza anche la posizione di Apple nella narrazione pubblica sulla protezione dei dati personali, uno dei punti centrali della sua identità aziendale. Se i chip sono prodotti internamente, è più facile garantire che non esistano backdoor o vulnerabilità nascoste, condizione essenziale in un’epoca in cui le minacce informatiche e i tentativi di sorveglianza statale sono in aumento.
L’autonomia tecnica, tuttavia, ha un costo elevato: Apple investe miliardi ogni anno in ricerca, design e produzione chip, ma considera questa spesa come assicurazione contro crisi future e come garanzia di qualità, efficienza e coerenza dell’intero ecosistema.
Tra rischi geopolitici, tensioni legali e sfide industriali, Apple è costretta a reinventare la propria resilienza
L’insieme degli eventi degli ultimi giorni – dalla nuova tassazione dell’App Store, alla controversia con Epic, fino alle indagini su Alibaba e alla minaccia di un iPhone senza fabbrica – mostra un’azienda sottoposta a un livello di pressione senza precedenti, sia da attori esterni che interni.
Apple si trova oggi a dover rinegoziare il proprio ruolo globale, bilanciando efficienza operativa, conformità legale e sicurezza strategica. Il futuro della multinazionale di Cupertino dipenderà dalla sua capacità di mantenere il controllo del proprio ecosistema, diversificando le fonti produttive, dialogando con le istituzioni e accettando una maggiore apertura dell’App Store come condizione per sopravvivere a una nuova fase della tecnologia globale.