Cyberattacco a Radix e scandalo corruzione in Spagna

di Redazione
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Nel giugno 2025, la Svizzera e la Spagna sono state entrambe scosse da eventi che mettono a rischio la sicurezza e la stabilità delle rispettive amministrazioni pubbliche: da un lato il ransomware contro la fondazione Radix, che ha portato al leak di dati sensibili dell’Amministrazione federale svizzera, dall’altro un nuovo scandalo politico in Spagna che coinvolge la maggioranza di governo e alimenta una crisi di fiducia nei confronti delle istituzioni.

Ransomware Radix: dati dell’Amministrazione federale svizzera pubblicati nel dark web

Il 30 giugno 2025 la fondazione Radix, che offre servizi IT a numerosi uffici federali, è stata colpita da un attacco ransomware. I dati rubati sono stati cifrati e poi pubblicati sul dark web, esponendo potenzialmente informazioni sensibili dell’Amministrazione federale svizzera. Le autorità stanno ora valutando l’impatto effettivo della violazione e la tipologia dei dati coinvolti. L’incidente sottolinea la vulnerabilità delle infrastrutture digitali pubbliche europee, già più volte prese di mira da gruppi criminali internazionali negli ultimi mesi. La strategia di risposta prevede analisi forense dei dati sottratti, misure di rafforzamento della sicurezza e notifiche a tutte le strutture potenzialmente coinvolte. L’episodio rappresenta un nuovo segnale della centralità del rischio ransomware per enti pubblici e aziende strategiche.

Scandalo corruzione in Spagna: nuove intercettazioni, dimissioni e deficit di trasparenza

La Spagna è stata investita da un nuovo scandalo di corruzione che coinvolge membri di spicco del PSOE, il partito del premier Pedro Sánchez. La vicenda nasce dalla pubblicazione di intercettazioni e audio compromettenti che rivelano presunte pratiche di corruzione legate all’assegnazione di appalti pubblici, con accuse di tangenti e kickback a politici e funzionari governativi. Gli audio trapelati evidenziano anche un clima interno segnato da sessismo e scambi di favori tra imprenditori e politica.

Sánchez, che nel 2018 aveva costruito la sua ascesa proprio sulla lotta alla corruzione, si è affrettato a prendere le distanze dai protagonisti dello scandalo, avviando un audit interno e ribadendo l’assenza di coinvolgimento personale. Sono stati rimossi due dei principali indagati – José Luis Ábalos e Santos Cerdán – ma il danno di immagine per il governo è già rilevante. Oltre agli episodi di corruzione, il premier deve fronteggiare anche indagini minori che coinvolgono la sua famiglia, in un contesto dove la fiducia nell’élite politica è in costante calo.

La situazione è aggravata dalla debolezza dei meccanismi di controllo e trasparenza: le istituzioni di vigilanza sono giudicate deboli o politicizzate, i codici etici risultano inefficaci e le sanzioni verso i corruttori vengono ritenute insufficienti. Secondo i report internazionali (GRECO, Reuters Institute), il deficit di trasparenza e la mancanza di riforme strutturali alimentano un senso diffuso di impunità e sfiducia nella popolazione. Le inchieste, inoltre, coinvolgono anche il principale partito d’opposizione (PP), già segnato da precedenti casi come la rete Gürtel.

Crisi di fiducia e necessità di riforme strutturali

L’accumularsi di scandali e la ripetuta assenza di riforme efficaci hanno portato la fiducia nelle istituzioni spagnole ai minimi storici: il 57% dei cittadini individua nei politici la principale fonte di disinformazione. Gli osservatori sottolineano come la soluzione non sia un semplice ricambio di persone, ma l’introduzione di strumenti di controllo indipendenti, regole più severe su lobbying e finanziamento dei partiti, tutele per i whistleblower e un rafforzamento delle autorità di vigilanza. Senza una riforma profonda, la serie di scandali – in Spagna come altrove in Europa – è destinata a ripetersi, alimentando populismi e sfiducia sociale.

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