Falla Microsoft e propaganda cyber: continua in Italia il racconto distorto del conflitto digitale

Disinformazione e manipolazione nell’ecosistema informativo italiano. Falla Microsoft e propaganda: come media e istituzioni distorcono il racconto cyber.

di Livio Varriale
0 commenti 4 minuti di lettura

Il racconto mediatico attorno alla recente falla di sicurezza Microsoft si è trasformato in un caso esemplare di disinformazione strutturata, segnalato più volte da Matrice Digitale come simbolo di un sistema informativo italiano spesso approssimativo, quando non deliberatamente fuorviante. Non si tratta solo di superficialità, ma di un preciso meccanismo che unisce clamore mediatico, interessi geopolitici e propaganda di stato, con il risultato di confondere l’opinione pubblica su chi siano davvero gli attori in gioco nel cyberspazio.

Il caso Noname e la narrazione deviata

Al centro della vicenda vi è l’operazione condotta da Europol contro la rete Noname057(16), gruppo pro-Russia noto per le sue campagne DDoS. Secondo la narrazione dominante, si sarebbe trattato di un colpo decisivo alle strutture offensive russe. In realtà, come ha sottolineato Matrice Digitale, nessuno dei vertici del gruppo è stato arrestato: le perquisizioni in Italia hanno colpito individui che avevano semplicemente partecipato a campagne DDoS tramite la piattaforma Ddosia, ricevendo microcompensi per gli attacchi. Il meccanismo Ddos funzionava come un ambiente gamificato, dove chi eseguiva attacchi poteva ottenere ricompense digitali. Questa struttura ha permesso a Noname di coinvolgere centinaia di utenti in un modello distribuito, senza lasciare tracce dirette di comando. È in questo contesto che le affermazioni che legano direttamente la falla Microsoft a una ritorsione russa per l’operazione contro Noname risultano totalmente infondate, come avrebbe rilevato un lettore assiduo di Matrice digitale in poco tempo.

Falla Microsoft e dietrologie senza fondamento

La vulnerabilità di Microsoft, di per sé grave e rilevante, è stata strumentalizzata per costruire una narrativa geopolitica che ha poco di tecnico. Secondo alcune ricostruzioni circolate nei media italiani, la falla sarebbe una “risposta” russa all’abbattimento della rete Noname. Una versione priva di riscontri, e che dimostra come l’informazione cyber sia oggi sempre più contaminata da logiche militari, di intelligence e anche motivate economicamente. Matrice Digitale ha smentito con forza queste interpretazioni, sottolineando l’incoerenza tecnica delle affermazioni e segnalando come l’origine della vulnerabilità sia legata prima a carenze strutturali nei processi di aggiornamento che sono state utilizzate per un attacco mirato orchestrato da uno stato estero. Non la Russia, ovviamente.

Il vero pericolo: gli attacchi cinesi

Nel frattempo, mentre l’attenzione mediatica è concentrata su Mosca, la minaccia cyber più persistente e meno discussa arriva dalla Cina. A differenza dei russi, gli attori cinesi operano con l’obiettivo sistemico di infiltrare infrastrutture critiche, monitorare flussi informativi e sottrarre segreti industriali. L’obiettivo non è la distruzione, bensì l’acquisizione strategica di informazioni riservate, da riutilizzare nei processi produttivi nazionali per incrementare il vantaggio competitivo. Le aziende italiane — spesso impreparate — vengono colpite senza accorgersene, e i danni si misurano non in interruzioni di servizio, ma in copie perfette di prodotti o tecnologie, sviluppate successivamente a basso costo e messe sul mercato globale. Un danno silenzioso, ma molto più grave, che i media mainstream evitano sistematicamente di trattare per pura ignoranza o perché in questo momento sono impegnate ideologicamente nel conflitto russo ucraino.

L’ecosistema informativo sotto controllo

Alla base di questa distorsione sistematica, denuncia Matrice Digitale, vi è un intreccio sempre più stretto tra media, agenzie di comunicazione e apparati statali. I commentatori più presenti sugli organi di stampa vengono selezionati con cura, non per la competenza tecnica, ma per l’affidabilità politica o contrattuale. In molti casi, i loro contributi vengono pagati come “native advertising”, travestiti da opinioni o analisi indipendenti. Questo meccanismo trasforma la stampa in uno strumento di propaganda strategica, dove il nemico russo diventa la figura perfetta per alimentare la narrativa atlantista, nascondendo allo stesso tempo i rapporti economici con la Cina o gli errori delle istituzioni occidentali.

Propaganda militare e incentivi pubblici

Nel panorama italiano, la disinformazione nel campo della sicurezza informatica ha due funzioni chiave: la prima è legittimare una crescente militarizzazione del cyberspazio, facendo apparire ogni attacco come un atto di guerra che giustifica misure eccezionali. La seconda è orientare la spesa pubblica verso determinati soggetti o comparti, legati all’industria della difesa e ai fornitori istituzionali. Matrice Digitale ha documentato questo meccanismo già ai tempi dell’istituzione dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, quando le prime campagne DDoS in Italia furono strumentalizzate per giustificare nomine e stanziamenti pubblici, come quella del professor Roberto Baldoni, a capo dell’ACN e destituito dagli scandali Ddos degli hacktivisti russi.

Una stampa sempre meno libera

Anche in quel caso, tutti i giornali principali si allinearono a difesa della nuova agenzia, senza porre domande scomode o verificare la reale pericolosità degli attacchi. Oggi come allora, la stampa rinuncia al suo ruolo di controllo, aderendo a una filosofia di sicurezza che ricalca i dogmi della NATO, più orientata alla propaganda che alla verità.

La necessità di un’informazione indipendente

Per questo motivo, ribadisce Matrice Digitale, è sempre più importante leggere testate specializzate e libere da condizionamenti, capaci di distinguere tra analisi tecnica e retorica militare, tra indagine giornalistica e comunicazione istituzionale. Solo così è possibile ricostruire un dibattito pubblico autentico sulla cyber sicurezza, fuori dalle logiche emergenziali e propagandistiche. Sarebbe ovviamente tutto più facile se i lettori vivessero in un contesto democratico dove non esistessero algoritmi pronti a promuovere non più solo testate selezionate, ma narrazioni ben precise.

Articoli correlati

MatriceDigitale.it – Copyright © 2024, Livio Varriale – Registrazione Tribunale di Napoli n° 60 del 18/11/2021. – P.IVA IT10498911212 Privacy Policy e Cookies