Sommario
La trasformazione dello spazio digitale da arena connessa a territorio diviso è oggi quantificabile con una precisione allarmante. Uno studio pubblicato il 12 agosto 2025 su PNAS Nexus da un team di ricercatori italiani composto da Edoardo Di Martino , Alessandro Galeazzi , Michele Starnini , Walter Quattrociocchi e Matteo Cinelli – tra cui studiosi della Sapienza di Roma e dell’Università di Padova – ha analizzato oltre 117 milioni di URL scambiati su nove piattaforme durante le elezioni presidenziali USA del 2020. L’obiettivo? Mappare le dinamiche di frammentazione ideologica e comprendere come i social media abbiano smesso di essere semplici echo chambers per diventare vere e proprie echo platforms, sistemi digitali chiusi dove non solo gli utenti si rifugiano in comunità affini, ma le piattaforme stesse assumono un’identità ideologica strutturata e coerente. I risultati aprono uno squarcio sulle forze che plasmano l’opinione pubblica online, rivelando un web dove le linee ideologiche non solo dividono gli utenti, ma segregano anche le piattaforme secondo centralità, affidabilità dei contenuti e composizione demografica. Lo studio mostra come i grandi network (Facebook, Twitter/X, Reddit, YouTube) restino relativamente connessi tra loro ma tendenzialmente inclinati a sinistra, mentre le piattaforme “alt-tech” (BitChute, Gab, Parler, Voat, Scored) si configurino come enclave ideologiche di destra, chiuse, autoreferenziali e dominate da fonti notoriamente questionabili. Eppure, su un campione limitato di 2 milioni circa di Tweet, Matrice Digitale fece una rilevazione in tempo reale a suo tempo che ad oggi trova diversi riscontri nella ricerca scientifica pubblicata.
La nuova geografia del web: dalla centralità alla periferia digitale
I ricercatori hanno modellato l’ecosistema dei social come un grafo diretto ponderato, in cui i nodi rappresentano le piattaforme e gli archi i link condivisi tra di esse. Hanno poi calcolato la centralità di ciascuna piattaforma usando il PageRank, applicato non ai semplici volumi di traffico, ma al numero di link ricevuti da altre piattaforme rispetto a quanto atteso in un modello neutrale. Il risultato è una vera topologia ideologica del web sociale.

Twitter (oggi X) emerge come il fulcro centrale del sistema: riceve link da tutte le altre piattaforme a un livello superiore al previsto, indicando un ruolo aggregante. Facebook, al contrario, risulta sorprendentemente marginale nei collegamenti ricevuti, mentre Reddit appare centrale ma con peculiarità che lo avvicinano ad alcune dinamiche dell’alt-tech. BitChute e Gab, pur essendo piattaforme minori, mostrano alta connettività tra loro, costruendo un sottosistema di iperlinking reciproco e isolamento dai media mainstream. Scored, addirittura, non riceve alcun link da sei delle nove piattaforme analizzate: un segno tangibile di autoesclusione algoritmica. Questo schema riflette un pattern preciso: le piattaforme alt-tech non solo attraggono utenti ideologicamente omogenei, ma diventano esse stesse organismi chiusi, incapaci (o non interessate) a connettersi con il resto dell’ecosistema informativo. Non si tratta più di echo chambers interne a una rete, ma di veri microcosmi autonomi, ovvero echo platforms.
Informazione o disinformazione? La qualità delle fonti nei due ecosistemi
La seconda dimensione analizzata riguarda la qualità e l’orientamento politico delle fonti. Incrociando i domini condivisi su ciascuna piattaforma con il database Media Bias/Fact Check (MBFC), i ricercatori hanno misurato due indicatori chiave: il bias ideologico e la affidabilità delle fonti.

Il quadro che emerge è netto. Le piattaforme mainstream come Facebook, Twitter e Reddit condividono in maggioranza fonti classificate come affidabili e di orientamento sinistra-centro (es. CNN, New York Times, Washington Post). Le alt-tech, invece, risultano dominate da fonti di destra estrema e spesso classificate come “questionabili”, come Breitbart, The Gateway Pundit, Patriots.Win e altre. I numeri parlano chiaro: più del 60% dei link condivisi su Gab, Parler e Scored provengono da domini classificati come poco attendibili o notoriamente politicizzati. Reddit si distingue nel panorama mainstream per un orientamento fortemente a sinistra ma con alta affidabilità, mentre YouTube e BitChute appaiono ambigue, con un’alta quota di fonti non classificate (unreported), suggerendo una maggiore diversità ma anche un certo grado di opacità. Questo sistema informativo polarizzato non solo alimenta la disinformazione, ma crea diete informative diseguali: gli utenti mainstream sono esposti a una pluralità di fonti (sebbene orientate), mentre quelli alt-tech consumano quasi esclusivamente contenuti omogenei e spesso poco attendibili. La frammentazione non è solo ideologica: è epistemica.
Chi popola queste piattaforme? L’omogeneità degli utenti come fattore critico
La terza dimensione indagata dallo studio riguarda la composizione ideologica degli utenti attivi, ricavata tramite inferenza dal tipo di link condivisi. Gli utenti sono stati considerati “ideologicamente profilati” se avevano condiviso almeno 10 URL da fonti classificate da MBFC. A ciascuna fonte è stato assegnato un punteggio da -1 (estrema sinistra) a +1 (estrema destra), e per ogni utente è stata calcolata la media dei punteggi dei domini linkati.

Anche qui il pattern è evidente: gli utenti delle piattaforme alt-tech risultano omogenei e orientati fortemente a destra, con distribuzioni unimodali e varianza bassissima. Al contrario, le piattaforme mainstream mostrano distribuzioni bimodali (Facebook e Twitter) o sinistra-dominanti (Reddit), con maggiore eterogeneità interna. BitChute e Voat appaiono più eterogenei, ma solo per la presenza di utenti che condividono fonti di sinistra a scopo derisorio, come avviene con r/The_Donald su Reddit e Gateway Pundit su Voat. In sintesi, le alt-tech non solo attraggono utenti ideologicamente orientati, ma li selezionano e li trattengono, creando un ambiente dove il dissenso è minimo e l’allineamento massimo. Questo fenomeno accentua la trasformazione da echo chamber a echo platform: l’intera piattaforma diventa ideologicamente monolitica, non solo le comunità interne.
Implicazioni per la società digitale: oltre la polarizzazione
Lo studio introduce e definisce il concetto di echo platform come un’estensione sistemica delle echo chambers. In un’echo chamber, l’utente si circonda di contenuti affini; in un’echo platform, è l’intera piattaforma a funzionare come un ambiente cognitivo chiuso, selettivo e ideologicamente allineato. I meccanismi alla base di questa trasformazione sono molteplici: moderazione (e deplatforming) nei mainstream, selezione preferenziale nei percorsi migratori, e modelli di business che premiano l’engagement e quindi l’estremismo. La frammentazione ideologica diventa così una frammentazione strutturale del web: le piattaforme non sono più canali neutri di comunicazione, ma entità politicizzate, con codici comportamentali, regole e narrazioni condivise e spesso autoreferenziali. Le implicazioni sono profonde. Dal punto di vista democratico, l’esistenza di echo platforms riduce l’esposizione al dissenso, frammenta la sfera pubblica e ostacola il dialogo trasversale. Dal punto di vista epistemologico, produce bolle informative in cui il vero e il falso si confondono, amplificando la disinformazione. Per policy maker, piattaforme e studiosi, lo studio offre una base quantitativa solida da cui partire per comprendere e — possibilmente — intervenire. Ma la direzione è chiara: senza correttivi strutturali, il rischio non è più solo quello della polarizzazione, ma di una balcanizzazione cognitiva del web.
Una bussola per il futuro digitale
Lo studio, per quanto limitato al periodo elettorale USA 2020, è uno spartiacque che conferma le rilevazioni fatte in tempo reale da Matrice Digitale a suo tempo che hanno predetto l’esito elettorale attraverso l’attività di analisi OSINT che utilizza un sistema simile a quello dei ricercatori accademici da più di 5 anni e le cui ricerche sono disponibili qui. Mostra con rigore statistico e modelli robusti come le piattaforme social siano diventate attori ideologici e non più semplici contenitori. Mostra come la disinformazione non sia solo contenuto, ma architettura. E come le scelte algoritmiche, di moderazione e di business modellino ambienti informativi chiusi, polarizzati e resistenti alla contaminazione. I ricercatori propongono di ampliare lo studio a dati più recenti, contesti non statunitensi e analisi cross-platform che tengano conto dell’identità utente. Ma il dato di partenza è già chiaro: le echo platforms sono reali, misurabili, pervasive. E stanno ridefinendo i confini cognitivi della società connessa.