Le aziende tech affrontano una fase complessa, caratterizzata da accordi miliardari, contenziosi legali e tensioni con i regolatori. Gli eventi recenti includono l’ordine esecutivo di Trump per la vendita delle operazioni USA di TikTok, il settlement di Amazon da 2,3 miliardi di euro con la FTC per pratiche ingannevoli legate a Prime, la sfida legale di Apple e Google contro il DMA europeo e i colloqui tra Intel e Apple su possibili investimenti. Questi sviluppi mostrano come il settore tech si muova in equilibrio tra innovazione, sicurezza nazionale, regolazioni stringenti e strategie di diversificazione industriale.
Cosa leggere
Accordo TikTok per operazioni USA
Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo che approva la vendita delle operazioni USA di TikTok a una joint venture composta da Oracle, Silver Lake e MGX, valutata 12,8 miliardi di euro. L’intesa assegna a ByteDance meno del 20 percento delle quote, con Oracle incaricata di gestire la sicurezza e i servizi cloud. I dati degli utenti americani saranno ospitati su server statunitensi, con monitoraggio continuo da parte di Oracle. L’accordo, che dovrebbe chiudersi entro gennaio 2026, mira a risolvere le preoccupazioni di sicurezza nazionale, separando le operazioni USA dal controllo cinese. Resta tuttavia la necessità di approvazione da parte di Pechino, che non ha ancora modificato la propria posizione ufficiale. TikTok continuerà a essere disponibile negli Stati Uniti, con oltre 170 milioni di utenti che transiteranno a un’infrastruttura gestita localmente.
Amazon paga 2,5 miliardi per abbonamenti Prime
La Federal Trade Commission ha ottenuto un accordo record con Amazon, che pagherà 2,3 miliardi di euro per risolvere la causa sulle pratiche ingannevoli relative agli abbonamenti Prime. L’intesa prevede 0,92 miliardi in multe civili e 1,38 miliardi in rimborsi a 35 milioni di consumatori. L’accusa principale riguarda l’uso di dark patterns per rendere complessa la cancellazione del servizio e per spingere gli utenti a iscrizioni non volute, un processo definito internamente “Iliad” per la sua complessità. Amazon ha accettato il pagamento senza ammettere colpe, impegnandosi a modificare le procedure di iscrizione e cancellazione per garantire maggiore trasparenza. Il settlement rappresenta un precedente importante nel contrasto alle pratiche manipolative online e rafforza il controllo regolatorio sulle grandi piattaforme di e-commerce.
Sfida di Google e Apple al DMA e risposta della Commissione
Apple ha presentato ricorso contro il Digital Markets Act (DMA), sostenendo che la legge europea riduca la sicurezza degli utenti e provochi ritardi nelle feature di iOS, come Live Translation, iPhone Mirroring e Visited Places di Maps. L’azienda ha proposto la creazione di un’agenzia indipendente per valutare l’impatto delle norme sui consumatori, ma la Commissione Europea ha respinto la richiesta, ribadendo che non vi è alcuna intenzione di revocare la normativa. Apple è già stata multata per circa 500 milioni di euro per restrizioni legate all’App Store e rischia ulteriori penalità fino al 10 percento dei ricavi globali in caso di non-compliance. La disputa evidenzia la tensione crescente tra le big tech e Bruxelles, che intende garantire mercati digitali più aperti e competitivi. Google, attraverso il suo blog ufficiale, ha sottolineato che il Digital Markets Act (DMA), pur con obiettivi legittimi di garantire maggiore competizione e scelta agli utenti europei, necessita di un “reset” per evitare effetti indesiderati. L’azienda evidenzia che le regole così come sono strutturate rischiano di frammentare l’esperienza digitale, limitare l’innovazione e indebolire la sicurezza dei consumatori. Secondo Google, l’attuale applicazione del DMA crea incoerenze che ostacolano la piena interoperabilità e la protezione dei dati personali, aprendo la strada a rischi di abusi da parte di attori malevoli. La compagnia invita le istituzioni europee a riconsiderare l’impianto della normativa, per bilanciare in modo più efficace apertura dei mercati e tutela degli utenti, garantendo che la regolamentazione non diventi un ostacolo alla competitività tecnologica del continente
Discussioni di investimento Intel con Apple
In un contesto di difficoltà operative e tagli del personale, Intel ha avviato colloqui preliminari con Apple per potenziali investimenti. La società americana, che ha ridotto del 15 percento la forza lavoro e rallentato la costruzione di nuove fabbriche, ha già ottenuto capitali da Nvidia (4,59 miliardi di euro) e SoftBank (1,83 miliardi di euro), oltre a un investimento del governo USA. Apple, che dal 2020 utilizza chip progettati internamente su architettura ARM e prodotti da TSMC, valuta Intel come possibile alternativa per diversificare la supply chain. Sebbene non ci sia ancora alcun accordo concreto, l’ipotesi di una partnership industriale rappresenta un cambio di prospettiva per due aziende storicamente rivali. Intel, in cerca di rilancio, vede in Apple un partner strategico per rafforzare la propria posizione nel mercato delle foundry.