I fondi UE destinati all’innovazione e allo sviluppo tecnologico finiscono nelle casse di industrie spyware, alimentando polemiche e richieste di trasparenza da parte di numerosi deputati europei. Un gruppo di parlamentari denuncia come aziende già al centro di scandali legati alla sorveglianza illegale abbiano ricevuto milioni di euro da programmi comunitari e nazionali, sollevando dubbi sulla compatibilità di tali finanziamenti con i valori e i diritti fondamentali dell’Unione. Tra i beneficiari emergono nomi come Intellexa, Cy4Gate, Verint, Cognyte, Mollitiam Industries e Dataflow Security, tutte realtà connesse a tecnologie dual-use o a strumenti già associati a violazioni dei diritti umani in Europa e in paesi terzi.
Cosa leggere
Preoccupazioni dei parlamentari europei
Trentanove parlamentari hanno firmato una lettera indirizzata ai commissari Henna Virkkunen, Michael McGrath e Piotr Serafin chiedendo chiarimenti immediati e una revisione dei sussidi concessi a partire dal 2015. I deputati domandano non solo un elenco dettagliato delle somme erogate, ma anche l’impegno a escludere in futuro i vendor spyware dai finanziamenti pubblici. La denuncia punta il dito contro una mancanza di governance trasparente e contro l’assenza di azioni concrete dopo le raccomandazioni dell’inchiesta PEGA, che già nel 2023 aveva definito lo scandalo spyware come il “Watergate europeo”. L’uso di questi strumenti, ricordano i parlamentari, ha colpito giornalisti, attivisti e oppositori politici, minando la fiducia nelle istituzioni democratiche.
Esempi specifici di finanziamenti
Le segnalazioni includono casi documentati in più Stati membri. In Spagna, il Centro per lo Sviluppo della Tecnologia Industriale ha erogato 1,3 milioni di euro a Mollitiam Industries, società nota per sviluppare software di sorveglianza. In Italia, Mediocredito Centrale ha garantito un prestito da 2,5 milioni di euro a Dataflow Security, anch’essa legata a tecnologie di monitoraggio. Altri esempi riguardano fondi a Intellexa, al centro di inchieste giornalistiche su spyware usati in Grecia e Ungheria, e a Cy4Gate, società italiana specializzata in intelligence e cybersicurezza. Pur non essendo provato che questi sussidi siano stati destinati direttamente allo sviluppo di spyware, i legami delle aziende con attività di sorveglianza illegale destano forte allarme.
Inchiesta PEGA e raccomandazioni
L’inchiesta PEGA, lanciata dal Parlamento europeo nel 2022, aveva già messo in luce l’uso distorto degli spyware commerciali in vari Stati membri. I rapporti denunciavano non solo violazioni dei valori fondanti dell’UE, ma anche pratiche di spionaggio politico e manovre per coprire casi di corruzione. Le raccomandazioni indicavano chiaramente la necessità di vietare l’uso di spyware commerciali, salvo eccezioni strettamente controllate per le forze dell’ordine. Tuttavia, a distanza di anni, i deputati sottolineano la mancanza di follow-up, chiedendo ora una revisione pubblica e completa dei finanziamenti concessi a imprese legate a queste tecnologie.
Impatto su diritti umani e sorveglianza
Il nodo centrale della protesta riguarda il rischio che denaro pubblico europeo sostenga industrie che minano la democrazia. Le società coinvolte, denunciano i parlamentari, hanno facilitato pratiche di sorveglianza contro giornalisti, avvocati, attivisti e oppositori politici sia dentro che fuori l’Unione. Casi come Pegasus hanno già dimostrato l’impatto devastante di questi strumenti sulla libertà di espressione e sulla privacy. Le preoccupazioni riguardano anche l’uso dei fondi per tecnologie dual-use, che possono essere impiegate sia in contesti di sicurezza legittima sia per attività di sorveglianza abusiva. Organizzazioni come Amnesty Tech ed EDRi sostengono la posizione dei deputati, ribadendo che la trasparenza sui fondi pubblici è essenziale per garantire l’allineamento con i valori democratici europei.