Il Digeat Festival si presenta come uno dei progetti più ambiziosi mai costruiti in Italia sul rapporto tra protezione dei dati, archivi digitali, intelligenza artificiale e regole del futuro, trasformando Lecce in un laboratorio culturale e istituzionale dove la tecnologia si intreccia con la dimensione umana. Nel cuore del centro storico barocco, il festival diffuso unisce la partecipazione di oltre 150 esperti nazionali e internazionali, panel scientifici, attività formative e performance artistiche, creando un ecosistema in cui la riflessione sul digitale riacquisisce profondità, senso critico e consapevolezza. L’evento è promosso da Digitalaw e rappresenta la materializzazione fisica della visione editoriale Digeat, nata nel 2024 e fondata sull’idea che “digitale” significhi cultura, responsabilità e trasformazione. Le giornate dal 27 al 29 novembre 2025 costruiscono un percorso che attraversa la normativa, i modelli di governance, l’etica dell’IA, la digitalizzazione documentale, la cybersecurity e il ruolo delle istituzioni nella protezione dei dati. In questo contesto, Lecce diventa uno spazio vivo di dialogo tra musei, chiostri e palazzi storici, dove professionisti, studenti, imprese e pubbliche amministrazioni si confrontano sui cambiamenti in corso, mentre performance come “Anabasi” e l’incontro-spettacolo “L’Angolo di J-Lo” aggiungono al digitale una dimensione poetica e critica. Il Festival propone quindi un’esperienza che recupera il significato del digitale, ponendo attenzione al rischio di automatismi, bulimia informativa e scelte affrettate. Il tema guida, “A momentary lapse of reason”, invita a un rallentamento consapevole, volto a comprendere ciò che l’innovazione produce nella società.

Il cuore concettuale del festival poggia su un assunto essenziale: il digitale non è più una disciplina tecnica, ma un terreno multidisciplinare che richiede convergenza tra diritto, etica, tecnologia, antropologia, sanità, PA e mondo dell’impresa. Il Digeat Festival costruisce questo dialogo attraverso cinque macroaree tematiche che attraversano l’intero ecosistema contemporaneo: data protection, identità e firme elettroniche, intelligenza artificiale, cybersecurity e cultura digitale. Ogni area diventa un punto di vista specifico su come cittadini, istituzioni e aziende vivono la trasformazione tecnologica. La presenza di esperti, docenti universitari, magistrati, dirigenti della Pubblica Amministrazione, responsabili della transizione digitale, avvocati, ingegneri e innovatori consente un confronto a più livelli che vuole restituire una fotografia complessiva dello stato del digitale in Italia e nel Mediterraneo. In questo scenario, l’evento funge da ponte tra normative come GDPR, eIDAS, NIS2 e AI Act e l’impatto concreto che esse determinano nella vita professionale e istituzionale di chi disegna, gestisce o controlla i sistemi digitali. L’obiettivo è ridare significato alla parola “digitale”, sottraendola all’automatismo e reinserendola nel contesto umano, culturale e civico.

Il carattere diffuso del Digeat Festival rappresenta uno degli elementi più distintivi dell’iniziativa. Lecce viene trasformata in un campus urbano, dove antichi edifici diventano spazi per il dibattito, la formazione e la sperimentazione. L’ex Convitto Palmieri, il Museo Storico della Città di Lecce (MUST), Palazzo Turrisi Palumbo, il Museo Sigismondo Castromediano, l’ex Conservatorio Sant’Anna e il Castello Carlo V diventano le sei sedi principali dell’evento. L’uso di questi luoghi restituisce un contrasto suggestivo tra la monumentalità del barocco e le questioni tecnologiche del presente, invitando i partecipanti a una riflessione più ampia sulle radici culturali e sulle trasformazioni digitali. Il festival non si limita a ospitare contenuti, ma crea un itinerario tematico nella città, dove la cultura del dato, dell’archivio e dell’algoritmo si intreccia con la storia, l’arte e il patrimonio architettonico.

Il programma dei 25 panel del 28 novembre costituisce la parte più ampia e trasversale dell’intero evento. Nel filone dedicato a data protection, docenti, DPO e giuristi affrontano le nuove sfide per la trasparenza, l’accesso ai dati pubblici, la sua riutilizzabilità e la tutela nei contesti sanitari e amministrativi. I panel dedicati a identità digitale, documenti e firme elettroniche approfondiscono il rinnovato quadro normativo eIDAS, con focus su firme elettroniche, sistemi di identificazione e ruoli strategici come il Responsabile della Conservazione nel nuovo ecosistema digitale. L’ampio spazio dedicato alla intelligenza artificiale esplora implicazioni normative, sanitarie, etiche e culturali, affrontando uno dei punti più delicati del dibattito contemporaneo: la relazione tra creatività umana e sistemi generativi. Le sessioni dedicate alla cybersecurity enfatizzano i rischi nell’era dell’IA, descrivendo come sanità, PA e imprese debbano affrontare vulnerabilità, gestione degli incidenti e tutela della sicurezza. Infine, l’area cultura digitale esamina fenomeni sociali come fake news, odio online, cyberbullismo, influencer economy e responsabilità digitale, ampliando lo sguardo verso la dimensione civica del digitale.

La vocazione formativa è evidente fin dal primo giorno con i tre laboratori professionalizzanti del 27 novembre, che rappresentano uno dei pilastri del festival e rispondono a esigenze crescenti nel mondo del lavoro digitale. Il percorso dedicato a DPO e CISO, sviluppato con docenti come Stefano Marzocchi e altri esperti provenienti da ACN e dal mondo legale, propone simulazioni di data breach, valutazioni DPIA e analisi di rischio in linea con GDPR e NIS2. Il laboratorio su digitalizzazione e archivi, rivolto ai Responsabili della Conservazione e ai professionisti del settore documentale, analizza fatturazione elettronica, conservazione digitale, servizi fiduciari e procedure di eArchiving alla luce delle nuove regole eIDAS. Il terzo laboratorio, dedicato alla nuova figura dell’AIDEC Manager, esplora privacy, bias algoritmici, governance dei dati e responsabilità definita dall’AI Act, fornendo strumenti concreti per valutare la AI readiness delle organizzazioni. La dimensione laboratoriale permette di trasformare teoria e normativa in consapevolezza operativa, consolidando un approccio pratico e strategico.

La componente culturale del festival emerge con forza attraverso “Anabasi”, un progetto artistico ed editoriale che fonde fotografia, corpo poetico e riflessione metagiuridica. La mostra, ospitata nella Biblioteca Bernardini, presenta 13 sequenze fotografiche che indagano la relazione tra visione umana e calcolo algoritmico, tra corpo e codice, tra interiorità e rappresentazione. L’opera diventa un ponte tra arte e diritto, suggerendo che il digitale non sia solo tecnica, ma anche linguaggio simbolico, spazio interpretativo e forma narrativa. In questo scenario si inserisce anche “L’Angolo di J-Lo” di Emilio Gatto, performance che conferisce all’intelligenza artificiale un’identità vocale, estetica e comportamentale specifica. J-Lo, versione personalizzata e performativa di un modello linguistico, dialoga con il pubblico sollevando domande sul rapporto tra algoritmi e capacità umane, sui limiti della simulazione e sulle nuove forme di espressione ibride.

Il festival si chiude il 29 novembre con un grande convegno al Castello Carlo V, moderato da Barbara Carfagna, dedicato alla trasformazione digitale nel sistema Paese e nel Mediterraneo. Qui emergono analisi sul ruolo di enti pubblici, associazioni, strutture di governance e istituzioni che devono confrontarsi con infrastrutture critiche, interoperabilità, gestione dei dati e traiettorie normative. L’obiettivo è restituire una visione ampia e strategica sul futuro digitale, facendo dialogare il livello locale con quello nazionale ed europeo. Il Digeat Festival esprime infine un’idea di esperienza collettiva attraverso la food experience, che invita i partecipanti a riflettere sul concetto di “mangiare digitale”. Il cibo diventa metafora della fruizione quotidiana di contenuti, immagini e dati, mentre il momento conviviale restituisce un tempo lento, autentico e analogico, in contrapposizione alla frenesia del consumo digitale. L’edizione 2025 si configura quindi come un punto d’incontro unico in Italia, capace di coniugare formazione, cultura, diritto, tecnologia, performance e partecipazione. Il festival non celebra il digitale, ma lo interroga, lo decostruisce e lo restituisce come spazio critico, umano e sostenibile. Lecce diventa così la capitale temporanea del diritto digitale, un laboratorio in cui la società può osservare la trasformazione in corso con lucidità, rigore e sensibilità.