Trump lancia Genesis per dominare Cina e Taiwan nella competizione globale sull’AI

di Redazione
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L’amministrazione Trump inaugura una nuova fase della competizione tecnologica mondiale con la missione Genesis, un’iniziativa che la Casa Bianca paragona esplicitamente al Progetto Manhattan per ambizione, scala industriale e impatto strategico. Nel primo periodo emergono tre elementi centrali: il tentativo degli Stati Uniti di consolidare una leadership assoluta nell’AI, gli investimenti straordinari di Taiwan, che punta a trasformarsi in una vera “AI island”, e gli avanzamenti della Cina, che nonostante le restrizioni statunitensi continua a sviluppare capacità autonome nei semiconduttori e nelle infrastrutture critiche. Questi tre poli definiscono una competizione triangolare che ridisegna la geopolitica tecnologica e l’economia dei prossimi anni. Mentre Washington sfrutta un ordine esecutivo per accelerare applicazioni AI su larga scala, Taipei alloca miliardi per costruire cluster computazionali e fotonica avanzata, e Pechino dimostra progressi nonostante il blocco delle attrezzature sub-18 nm. Il risultato è una corsa che coinvolge infrastrutture energetiche, supply chain globali, satelliti, reti quantistiche e chip di nuova generazione, creando un contesto di rivalità permanente.

Il disegno strategico americano e la missione Genesis

La missione Genesis nasce come risposta diretta al timore che la Cina possa superare gli Stati Uniti nella capacità di produrre, distribuire e controllare sistemi di intelligenza artificiale avanzata. La Casa Bianca, guidata dal presidente Trump, descrive il programma come una mobilitazione nazionale finalizzata a “vincere la gara AI”, valutando le tecnologie emergenti come perno della competitività economica e militare. L’ordine esecutivo firmato alla fine del 2025 non crea un nuovo framework regolatorio, ma rafforza il piano d’azione AI esistente, concentrandosi su integrazione industriale, accelerazione applicativa e cooperazione pubblico-privato. Le risorse federali vengono ridistribuite verso ricerca applicata, infrastrutture cloud ad alta sicurezza, modelli di fondazione compilati per usi governativi e scenari di difesa, e sistemi autonomi certificati per logistica avanzata. Gli Stati Uniti prevedono un ruolo centrale del settore privato, con aziende AI, cloud provider, società di semiconduttori e centri di sicurezza integrati nella missione. Parallelamente, un report congressuale avverte di un’escalation della strategia cinese sulle infrastrutture fisiche: la Commissione USA-Cina su Economia e Sicurezza segnala la capacità di Pechino di tagliare cavi sottomarini tramite navi e dispositivi specializzati. Il documento cita un incidente del novembre 2024, quando una nave cinese trascinò un’ancora per oltre 160 chilometri, recidendo due cavi che collegavano Svezia-Lituania e Germania-Finlandia. Ricercatori cinesi affiliati al PLA hanno anche sviluppato strumenti elettrici in grado di recidere cavi corazzati a profondità superiori a 3960 metri, ottenendo brevetti specifici. Questo rientra in strategie di pressione “zona grigia” progettate per isolare Taiwan durante un conflitto o per violare infrastrutture critiche occidentali. La missione Genesis viene così interpretata non solo come programma tecnologico interno, ma come risposta diretta a una competizione geopolitica in rapido deterioramento.

L’ambizione taiwanese di diventare una “AI Island”

Taiwan investe oltre 2,93 miliardi di euro in un piano pluriennale per diventare uno dei principali hub globali per computazione AI, fotonica e robotica entro il 2040. Il progetto prevede la costruzione di cluster su larga scala, piattaforme per comunicazione chip-to-chip basate su fotonica al silicio, sistemi quantistici integrati e un’espansione dell’industria robotica con intelligenza artificiale embedded. Il governo taiwanese prevede dieci iniziative flagship, coordinate con aziende come TSMC, Nvidia, Foxconn, GMI Cloud, AMD e Microsoft, con l’obiettivo di raggiungere un output economico AI di circa 452 miliardi di euro entro la fine del prossimo decennio. Taiwan mira a entrare tra i primi cinque paesi per potenza computazionale globale, ma la sfida più critica riguarda il settore energetico. Oltre l’80 per cento dell’elettricità del paese proviene ancora da combustibili fossili, mentre nessun reattore nucleare è operativo dal maggio 2025. La dipendenza da importazioni energetiche, unita alla pressione geopolitica, rischia di generare colli di bottiglia nella capacità di alimentare cluster AI di dimensioni sempre maggiori. Nel contesto di crisi energetica e tensioni asiatiche, Foxconn avvia una strategia di diversificazione, espandendo le proprie operazioni negli Stati Uniti tramite un investimento da 503 milioni di euro in Wisconsin per produrre server AI destinati ai datacenter nordamericani. La decisione, approvata dalla Wisconsin Economic Development Corporation, genera 1374 nuovi posti di lavoro e porta un quarto dell’intera forza lavoro statunitense di Foxconn nello stato. Questo movimento segnala una riorganizzazione della supply chain AI, mentre produttori di memorie come Micron e Samsung frenano l’espansione per timore di una possibile bolla AI.

I progressi cinesi su chip e guerra elettronica nonostante le sanzioni

La Cina non resta ferma e continua a progredire nonostante le restrizioni statunitensi sulle attrezzature litografiche avanzate. Un gruppo di ricercatori dell’Università Zhejiang e dell’Istituto di Tecnologia di Pechino simula un blocco Starlink su Taiwan usando 1000-2000 droni di guerra elettronica. L’obiettivo è creare uno scudo elettromagnetico capace di interrompere le connessioni satellitari a banda larga, una componente critica della resilienza taiwanese in scenari di conflitto. Le stesse dinamiche hanno accelerato investimenti di Taipei in droni anti-drone e sistemi di guerra elettronica, beneficiando aziende come TSMC, Asus e MediaTek. Sul fronte semiconduttori, il produttore cinese CXMT presenta moduli DDR5-8000 e LPDDR5X-10667, con capacità di 16 Gb e 24 Gb, nonostante i blocchi sulle attrezzature per nodi sotto 18 nm. Anche se CXMT non dichiara il processo usato, le capacità offerte indicano progressi notevoli e continuità nel percorso verso l’autosufficienza. Questi sviluppi dimostrano che, pur con limitazioni, la Cina resta competitiva in segmenti strategici del chipmaking e mantiene una traiettoria di crescita autonoma.

Nuove frontiere: satelliti Amazon, reti quantistiche, sicurezza globale

Nel frattempo, Amazon presenta Leo Ultra, un terminale satellitare rivale di Starlink capace di raggiungere 1 Gbps in download e 400 Mbps in upload. Il dispositivo usa silicio proprietario, antenna phased-array e un sistema full-duplex avanzato. Misura circa 50 x 76 cm ed è progettato per installazioni fisse corporate. Nella stessa linea compaiono anche Leo Pro e Leo Nano, destinati a uso portatile. L’integrazione diretta con AWS permette connessioni cloud senza passare da internet pubblico, rafforzando i servizi enterprise.

In parallelo, IBM e Cisco annunciano un progetto per costruire una rete quantistica distribuita capace di collegare sistemi fault-tolerant a lunga distanza. L’obiettivo è dimostrare entanglement tra due macchine entro il 2030. La visione a lungo termine parla di un vero Internet quantistico, con applicazioni nei settori crittografici, finanziari e chimici. IBM fornisce qubit superconduttori e roadmap per i processori quantistici, mentre Cisco contribuisce con infrastrutture fotoniche, trasduttori microonde-ottici e protocolli di routing innovativi.