Hacking e spionaggio in Polonia: arrestati tre ucraini con kit hi-tech e Flipper Zero

di Redazione
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La polizia polacca arresta tre cittadini ucraini trovati in possesso di attrezzature avanzate per operazioni di hacking e spionaggio elettronico, sollevando timori di attività di cyberintelligence lungo rotte europee strategiche. Nel bagagliaio del veicolo fermato a Varsavia gli agenti scoprono strumenti come Flipper Zero, antenne per interferenze radio, hard disk cifrati e un rilevatore di microspie K19 RF/GS, materiale potenzialmente idoneo a operazioni contro infrastrutture governative o militari. Il caso viene trasferito al CBZC, che indaga su possibili connessioni con reti di cyber-mercenari attive nell’Europa orientale.

Il fermo a Varsavia e il sequestro del materiale elettronico

Il controllo avviene in pieno centro a Varsavia, in via Senatorska, dove la polizia ferma una Toyota con targa straniera. I tre uomini, tra i 39 e i 43 anni, appaiono visibilmente nervosi e dichiarano di essere informatici diretti in Lituania. L’ispezione rivela un arsenale elettronico composto da computer portatili, schede SIM internazionali, telecamere, router modificati e dispositivi di comunicazione crittografata.

Tra gli oggetti sequestrati spicca il Flipper Zero, dispositivo multifunzione capace di emulare protocolli RFID, NFC, Bluetooth e perfino di simulare periferiche USB. Sebbene concepito per la ricerca in sicurezza informatica, è stato più volte associato a furti digitali e clonazione di badge, tanto da essere vietato in Canada e Brasile e rimosso da Amazon. La presenza del K19 RF/GS Detector, usato per identificare microspie e trasmettitori nascosti, lascia supporre la possibile preparazione di attività di spionaggio elettronico.

L’analisi del CBZC e l’apertura dell’indagine formale

Il materiale viene trasferito al Central Bureau for Combating Cybercrime (CBZC) per la decodifica dei dispositivi e l’analisi dei contenuti cifrati. Gli specialisti riescono a estrarre porzioni significative di dati, sebbene parte dei file risulti protetta da crittografia avanzata. La procura distrettuale Śródmieście – Północ accusa formalmente i tre uomini di frode informatica, possesso di software destinato ad attività criminali e tentativo di accesso a dati sensibili rilevanti per la difesa nazionale.

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Il tribunale dispone la custodia cautelare di tre mesi, mentre l’indagine prosegue con il coinvolgimento degli esperti digitali del CBZC e dei servizi di intelligence polacchi.

Ipotesi operative: cyber-mercenari e ricognizione strategica

La polizia polacca valuta ora l’ipotesi che il trio operasse per conto di una rete criminale internazionale o di operatori di cyber-mercenariato impegnati in campagne di ricognizione informatica tra Europa orientale e centrale. Il presunto viaggio verso la Lituania solleva interrogativi sulle possibili rotte operative, includendo infrastrutture critiche e nodi strategici.

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Il contesto geopolitico, segnato dal conflitto cibernetico parallelo alla guerra russo-ucraina, aumenta la complessità investigativa: le operazioni di spionaggio digitale possono sovrapporre attivismo, criminalità e intelligence statale, rendendo difficile distinguere le finalità reali.

La democratizzazione degli strumenti di attacco

L’arresto evidenzia un tema ricorrente nelle indagini cibernetiche: la crescente accessibilità di strumenti avanzati di penetration testing, sempre più economici e potenti. Dispositivi come il Flipper Zero, pur legittimi nel contesto di ricerca, possono essere impiegati in attacchi contro reti Wi-Fi, sistemi RFID aziendali, badge di accesso e dispositivi Bluetooth.

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Esperti polacchi avvertono che la combinazione tra strumenti di hacking, SIM multi-nazione e tecniche di comunicazione crittografata apre nuove superfici d’attacco in Europa, rendendo necessarie forme di cooperazione giudiziaria transfrontaliera, controlli doganali più approfonditi e monitoraggio sistematico dei dispositivi a radiofrequenza.

Reazioni istituzionali e prospettive dell’indagine

Le autorità polacche ribadiscono che la sicurezza digitale è parte integrante della difesa nazionale. L’inchiesta rimane aperta e potrebbe estendersi a ulteriori soggetti coinvolti nella rete operativa. Il CBZC continua l’analisi forense del materiale sequestrato, mentre proseguono i contatti con agenzie europee per verificare eventuali correlazioni con casi simili.