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Il BAZAN Group, con sede nella Baia di Haifa e precedentemente noto come Oil Refineries Ltd., è stato colpito da un attacco DDoS che ha reso il suo sito web inaccessibile dalla maggior parte delle parti del mondo. Il gruppo genera oltre $13,5 miliardi di entrate annuali e ha una capacità di raffinazione di circa 9,8 milioni di tonnellate di petrolio grezzo all’anno.
Il sito web del BAZAN tagliato fuori da Internet
Durante il fine settimana, il traffico in entrata ai siti web del BAZAN Group è stato interrotto o rifiutato dai server dell’azienda. BleepingComputer ha confermato che il sito web è stato reso inaccessibile per la maggior parte dei visitatori in tutto il mondo, ma era accessibile dall’Israele, probabilmente a seguito di un blocco geografico imposto dal BAZAN per contrastare l’attacco in corso.
“Cyber Avengers” rivendica la responsabilità
Il gruppo di hacktivist iraniano “Cyber Avengers” ha affermato di aver violato la rete del BAZAN durante il fine settimana. Sabato sera, il gruppo ha diffuso ciò che sembravano essere screenshot dei sistemi SCADA del BAZAN, utilizzati per monitorare e gestire i sistemi di controllo industriali. Un portavoce del BAZAN ha respinto i materiali trapelati come “completamente falsificati”.
Nessun danno osservato ai server o agli asset aziendali
Nonostante l’attacco DDoS, il portavoce del BAZAN ha dichiarato che non sono stati osservati danni ai server o agli asset dell’azienda. “Questo sembra essere un atto di propaganda volto a diffondere disinformazione e causare un effetto di coscienza”, ha affermato il portavoce, sottolineando che le misure di sicurezza informatica dell’azienda sono vigili.
Dichiarazioni di Check Point e precedenti rivendicazioni
Il gruppo di hacktivist ha anche implicato di aver violato il gigante petrolchimico attraverso un exploit mirato a un firewall Check Point dell’azienda. Un portavoce di Check Point ha sottolineato che “nessuna di queste affermazioni è vera”. Inoltre, CyberAvengers si vanta di essere responsabile degli incendi del 2021 presso gli impianti petrolchimici della Baia di Haifa e degli attacchi del 2020 a 28 stazioni ferroviarie israeliane.